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Protesta per il volume eccessivo della moschea: condannata a 18 mesi in Indonesia

Per chi risiede nei pressi dei luoghi di preghiera, soprattutto nei giorni di festa, il fastidio può essere notevole e non mancano le proteste.

Io vivo vicino a una chiesa che, di domenica e nelle altre festività non lesina lunghi concerti di campane.

Potrei chiedere al parroco di ridurre il volume, cosa non impossibile trattandosi di suoni registrati diffusi da altoparlanti, ma immagino che la risposta sarebbe negativa.

Di sicuro, tuttavia, non finirei in carcere.

A Medan, capoluogo della provincia indonesiana di Sumatra Nord, è successo il contrario.

Una donna 44enne di etnia cinese e religione buddista è stata condannata a un anno e mezzo di carcere per aver chiesto alla locale moschea di Usman Hamid di abbassare il volume della chiamata alla preghiera. Le dava fastidio alle orecchie.

La donna è stata giudicata colpevole di offesa all’Islam, ai sensi della controversa legislazione contro la blasfemia.

Amnesty International ha chiesto l’annullamento della sentenza, contro la quale verrà presentato appello.

(Nella foto: una delle moschee di Medan)

Questo articolo è stato pubblicato qui

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