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Processo per l’omicidio di Stato di Giulio: il cortocircuito della giustizia che ancora non c’è

Quattro imputati, non sono neanche tutti tra i soggetti coinvolti nell'omicidio di Giulio. Ottenuti, i nomi, con le dodici fatiche di Ercole, perché l'assenza di qualsiasi accordo di cooperazione giudiziaria tra Italia ed Egitto ha certamente ostacolato il cammino vero la giustizia per l'omicidio di Stato di Giulio. 

Per la dittatura egiziana il caso è chiuso, i colpevoli sono quel manipoli di fantomatici rapinatori, massacrati dai proiettili della polizia egiziana. Altre cinque vittime innocenti, che si sommano alle ritorsioni, alle minacce, ai depistaggi, a quanto successo a Giulio. C'è ancora oggi chi osa dire che i rapporti tra Italia ed Egitto non sono al massimo delle loro potenzialità. Fantozzi, risponderebbe, una cagata pazzesca. L'Italia appoggia l'Egitto nella disputa della diga del Rinascimento, che rischia di scatenare una guerra contro l'Etiopia. Diga costruita, manco a dirlo, da italiani. L'Italia ha venduto navi da guerra e armamenti all'Egitto, ha addestrato il suo personale, ha realizzato e promosso accordi bilaterali e partnership su tutto ciò su cui voleva farlo. Una cosa doveva fare, e non è stata fatta. Perché non lo voleva. Perché farla avrebbe comportato che quattro persone imputate nel processo dell'omicidio di Giulio sarebbero state poi attivamente processate dalla magistratura italiana. I loro nomi li conosce tutto il mondo, da tempo. Non è stato possibile notificare gli atti perché semplicemente la dittatura egiziana non l'ha permesso. Il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, avranno festeggiato, insieme ad Al Sisi, quando avranno appreso che il 14 ottobre il processo in cui erano implicati è stato sospeso. La macchina della giustizia è andata in blackout, letteralmente. Non si poteva fare altrimenti, siamo uno Stato diritto che ha scelto di essere rigorosamente Stato di diritto, contro uno Stato canaglia che ha conquistato, intanto, altro tempo prezioso. Il tempo passa. Se ne parlerà nel 2022. Quando saranno sei anni senza più Giulio. Senza la pressione della politica, non se ne uscirà da questa situazione. Il governo si è costituito parte civile. Per rendere credibile questa volontà ora dovrà mettere in campo tutta la sua artiglieria diplomatica per porre l'Egitto con le spalle al muro e costringerlo a collaborare. Ci sarà un nuovo corso diplomatico. L'ambasciatore che ha contribuito alla normalizzazione dei rapporti tra Italia ed Egitto e che certamente non hanno portato alcun beneficio alla verità e giustizia per Giulio ha finito il suo mandato. Mai come ora diplomazia e giustizia devono stringersi la mano per collaborare. Se così non sarà, si perderà definitivamente la faccia e la credibilità a livello internazionale, perché dimostreremo al mondo intero che non siamo stati in grado di avviare neanche un processo per l'omicidio di Giulio, di un cittadino italiano massacrato da una feroce dittatura, perchè dimostreremo di essere un Paese profondamente debole, che consente di essere calpestato nella propria dignità e libertà. Quattro nomi, che il mondo già conosce. Siam ridotti a doverli urlare, nuovamente. Nell'Italia dove c'è chi è stato condannato perché non poteva non sapere, non si può avviare invece un processo perché chi non poteva non sapere, deve dimostrare di sapere, e per sapere deve ricevere la notifica di un pezzo di carta che si rifiuta deliberamene di ricevere.
mb

fonte foto social 

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