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Pressione fiscale: il 54% incide sul bilancio d’imprese e famiglie

Non confortano i nuovi dati sull’economia, ogni italiano nel 2013, verserà mediamente all’erario circa 12.000 euro.

Fisco da record e potere d'acquisto sempre più debole, è questa la fotografia reale dell'Italia, che per l'anno in corso non vedrà nessun mutamento oggettivo di elevato impatto sulla crisi, ma che al contrario mostra un difetto abituale ormai consolidato, lontano dal risolvere i problemi strutturali del paese.

I dati in circolazione di queste ultime settimane, oltre a evidenziare lo stato in cui versano numerose famiglie, pongono l'accento sul collasso del sistema della piccola e media impresa, cioè di chi da lavoro a centinaia di persone.

Costrette a chiudere perché ridotte a uno stato quasi "vegetativo" le aziende italiane, si trovano a dover pagare un prezzo molto alto, che si riflette direttamente sull'intero ciclo economico del ceto medio, trasformando una società di benessere in un vero e proprio stato di sopravvivenza.

L'Ingente tassazione legata a filo diretto dall'infausto connubio di chiusura del credito bancario e dall'inesigibilità dei pagamenti verso la clientela, ha decretato il fallimento di migliaia di Imprese, col risultato crescente del tasso di disoccupazione, una serie di elementi e statistiche bloccate saldamente al 1980, anno in cui la pressione fiscale e il tasso di disoccupazione segnavano un minimo storico, seguito da un potere d'acquisto che non superava il tasso d'inflazione.

Analizzando i numeri, l'ultimo trentennio, ha decretato un blocco sostanziale della crescita, inevitabilmente riflesso ai nostri giorni, lasciando spazio a un sistema economico legato alla speculazione creditizia dei grandi colossi, senza nessun seguito positivo sul sistema paese, producendo un effetto irrazionalmente negativo sull'intera produttività di casa nostra.

I risultati di politiche dedicate allo spreco e allo sperpero di denaro pubblico, che si sono susseguiti nel corso degli anni, non hanno mai segnato battute d'arresto.

Politiche economiche dedicate basate sui tagli e finalizzate allo sviluppo del Paese, seguite da un fisco più equo e da un'incentivazione all'assunzione di manodopera, avrebbero permesso oltre a una stabilità strutturale, rivolta a una perequazione di risorse mettendo i conti a posto, un incremento degli introiti statali destinati al completamento di opere incompiute destinate non solo all'ammodernamento del Paese, ma soprattutto a dare una dignità a chi oggi non ha più un lavoro.

In sostanza le manovre assistenzialistiche seguite dal presunto risanamento messo in atto con l'austerity, ha prodotto il collasso del sistema economico.

 

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