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Presa diretta – Inflazione la tassa ingiusta

C’è il paese degli slogan, dell’Italia che è tornata paese autorevole, dell’invasione degli immigrati. E c’è anche l’Italia coi problemi di salari bassi, di bollette più care, dei cittadini che devono capire se pagare le bollette o mangiare.

I rincari sono cominciati prima di questo governo, è corretto dirlo: sono partiti con la fine del Covid e poi sono esplose con la guerra in Ucraina.
Ci sono pensionati che pure prendono 1600 euro al mese ma che non stanno pagando le bollette: si riscaldano con le stufette a metano, altri, quelli con pensioni più basse, nemmeno quello.
Michele, il pensionato di Torre Annunziata intervistato da Presa diretta, racconta che il suo inverno 2022 è stato il peggiore di tutti: è stata un’economia di guerra, se le bollette dovessero crescere ancora molte famiglie andrebbero in crisi in queste zone.
Con 564 euro di pensione, è più pericoloso il rincaro delle bollette che non tenere le bombole del gas in casa: in Campania nel 2021 sono 270mila le persone che non sono riuscite a pagare le bollette nell’energia e i provvedimenti dei governi Meloni e Draghi non sono stati sufficienti, perché l’innalzamento dei prezzi è stato troppo elevato.
Il comune di Napoli ha messo in campo un bonus per l’energia: è stato un contributo una tantum, non ha risolto il problema, al comune sanno che ora siamo punto e a capo, l’emergenza non è finita e il prossimo autunno, racconta l’assessore Trapanese, sarà pure peggio senza il reddito di cittadinanza.

Senza reddito di cittadinanza che alternative ci sono? Le persone si rivolgono alla Caritas a Napoli, come a Milano al Pane Quotidiano, per avere un aiuto.
Sta crescendo il dislivello tra persone ricche e povere – raccontano dalla Caritas – ognuno deve dare il suo contributo. Nel frattempo ogni giorno i disoccupati a Napoli sono scesi per strada a manifestare contro questa situazione: siamo anche noi ad un passo dalla rivolta come in Francia?

Come mai i prezzi sono cresciuti?

Sono giustificati i rincari oppure c’è qualcuno che ci sta marciando sugli utili e sugli extra profitti?
A fine estate 2021 il gas è cresciuto di 4 volte tanto, per capire come mai Presadiretta è andata alla piazza di Amsterdam dove si stabilisce il prezzo del gas: come ha spiegato Alessandro Volpi, professore a Pisa, i rincari sono legati alle speculazioni della finanza, che ha scommesso sui rincari futuri del gas, i contratti futures piazzati dalle banche, dalle assicurazioni e dai fondi di investimento.

Questa mole di contratti speculativi ha fatto crescere il prezzo del gas, anche in Italia dove Eni ed Edison hanno intascato enormi profitti, che il governo Monti ha cercato – male – di tassare.
Le compagnie energetiche hanno bloccato la legge, spiegando come fosse fatta male: le aziende hanno versato 2,7 miliardi anziché 11 miliardi preventivati.
Il governo Meloni ha rinunciato ad incassare 8 miliardi di tasse, archiviando la tassa di Draghi e creandone una nuova, tassa di solidarietà: ma la norma sugli extraprofitti fatta dal governo Meloni ha scadenza 30 novembre, al momento sono stati versati solo 82ml al posto dei 2 miliardi.
Eni, Edison, Snam hanno pagato i maggiori dividendi, sulle spalle degli italiani?

Ma è cresciuto il prezzo del pollo, della carne, delle uova, degli ortaggi, della frutta, della pasta: lo racconta Assoutenti, associazione no-profit a difesa dei consumatori. Si parla di 1000 euro a famiglia, secondo una stima dell’associazione.
Ci sono poi i maggiori costi di alberghi, voli: non è stata colpa degli alberghi, si difende l’associazione di categoria, colpa dei rincari energetici dice Francesco Bechi.

Come mai l’imprenditore non sceglie di abbassare i profitti, dunque? Il prezzo lo fa il mercato, conclude il presidente di Federalberghi.
I prezzi oggi crescono più lentamente, ma il prezzo potrebbe non sempre tornare ai valori pre inflazione: ma non è solo colpa di energia e della guerra, il direttivo della BCE ha raccontato di come i profitti delle aziende hanno inciso sull’aumento dei prezzi. Ovvero l’aumento dei prezzi di produzione è stato scaricato sui consumatori finali: stiamo assistendo ad una inflazione da profitti, gli utili netti delle aziende è cresciuto del 53% - racconta Matteo Gaddi a Presa diretta.
Quali settori hanno registrato maggiori profitti nel 2022? L’agroalimentante ha realizzato il 20% in più di utili, ad esempio.

Il comune di Terni ha lanciato una campagna di sensibilizzazione sul tema dell’inflazione: è bastato scriverlo nero su bianco che il prezzo del pane si alzava troppo, per farne diminuire il prezzo. È successa la stessa cosa a Verona. Alla fine basta che le istituzioni facciano le istituzioni, al servizio del cittadino e non di altri interessi particolari: basta informare le persone quali sono i prodotti stanno crescendo e quali meno, per dare tutte le informazioni su come comporre il carrello della spesa.

Il ministro Urso ha lanciato il patto anti inflazione: ma sono tante parole e pochi fatti, come riporta sempre il servizio di Presadiretta.
Il patto stipulato con diverse associazioni di categoria è considerato poca cosa dai sindacati: non basta chiedere alle imprese di mettersi la mano sulla coscienza.

Secondo il patto, alcuni prodotti saranno venduti ad un prezzo calmierato: i primi ad aderire al patto sono stati i distributori, ma questi chiedono che siano coinvolti anche i produttori.
Si stima un risparmio fino a 150 euro a tre mesi, ma rischiamo che tutto diventi una bella operazione di marketing per i supermercati, per soli tre mesi all’anno.

C’è poi il bonus benzina, ma solo per i più indigenti, le famiglie che hanno la carta “Dedicata a te” che ha sostituito il reddito di cittadinanza.
La norma sull’esposizione dei prezzi per i gestori è diventata solo l’ennesimo compito da svolgere, pena ammende: le persone nemmeno li vedono i cartelli.


A febbraio scorso il governo ha rinunciato a tagliare le accise, perché quei soldi servono per altre misure pianificate.

Anche sui voli aerei, per il tetto sul prezzo, il governo ha dovuto fare marcia indietro: quello su Ryan Air è stato considerato un decreto spazzatura, che alla fine ha tagliato dell’8% i voli verso la Sardegna.

Anche la Commissione Europea ha fatto le pulci al decreto sul caro voli: rischiavamo una procedura di infrazione in sede europea, così Urso rilancia con un nuovo decreto senza alcun tetto alle tariffe, ma con più potere all’antitrust.

L’economista Stagnaro, dell’istituto Bruno Leoni, usa la metafora del fumetto per raccontare questa situazione, occorre aumentare l’offerta per abbassare i prezzi delle tariffe, ma il governo sta andando in direzione contraria, pensando a quanto stato fatto con le concessioni balneari.

Il peso dei salari
La BCE ha contrastato l’inflazione aumentando il prezzo del denaro, ma questa politica monetaria non ha portato a benefici per il paese. Secondo Pasquale Tridico non basta aumentare il costo del denaro, questa politica incide negativamente sulle famiglie povere, c’è il rischio di una nuova recessione, cala la produzione industriale.

Si deve mettere in campo una politica dei redditi strutturale – continua Tridico: i salari non sono cresciuti in alcun settore, si deve puntare al salario minimo per contrastare il lavoro povero.

Lavoratori che prendono salari sotto la soglia di povertà: persone che lavorano nel settore della sicurezza come i vigilantes, che con 1100 euro al mese sono costretti ad “arrotondare” per far fronte al caro spese, sperando sempre di non ammalarsi.

C’è poi il settore dei servizi (fiduciari), persone che lavorano per 4 euro l’ora: così alcuni di loro hanno fatto causa al datore di lavoro, come Aurelio Bocchi, che a Presadiretta racconta che “è solo una bomba ad orologeria” ancora pochi anni e arriveremo ad una rivolta come in Francia.

Il governo dovrebbe supportare la contrattazione collettiva, ma lo Stato è il primo a non firmare i contratti pubblici: ci sono funzionari assunti per il PNRR che si ritrovano a lavorare per 1700 euro al mese, pur avendo una professionalità alta. Alcuni dei professionisti assunti per lavorare al ministero per il PNRR che hanno rinunciato, perché vivere a Roma con 1700 euro non è facile e questo mette a rischio anche lo stesso PNRR.

La rivolta in Francia

La riforma delle pensioni (con l’innalzamento dell’età pensionabile e la perdita di diritti sul lavoro) di Macron è stata solo la ciliegina: prima c’è stato il rincaro della benzina e il lavoro povero.
Contro la riforma si sono mobilitati studenti, operai e i sindacati: il progetto di riforma è stato giustificato col fatto che l’attuale sistema non era sostenibile, dunque il governo ha alzato l’età della pensione, fino a raggiungere i 64 anni nel 2030.

Le sinistre si sono opposte alla riforma: il sistema pensionistico non è in default, la riforma si basa su una previsione, su una stima, e il governo ha imposto la riforma senza discuterla.
Alla fine la legge è passata senza alcun passaggio in Parlamento, un processo ritenuto costituzionale, ma che dal punto di vista politico è considerato un errore.

Con questa riforma i ceti più alti, i laureati non pagheranno alcun dazio, vanno già in pensione a 64 anni, sono penalizzati i salari bassi e le persone che hanno iniziato presto a lavorare.

Sono persone che svolgono lavori pesanti, logoranti, in condizioni rischiose: la loro aspettativa di vita è inferiore a quella dei manager, ad esempio, col rischio di non vederla nemmeno la pensione.

Secondo uno studio dell’OFCE, l’inflazione in Francia è destinata a rimanere alta e questa colpirà di più le fasce medio basse, facendo aumentare le disuguaglianze.
In Francia l’1% della popolazione detiene il 25% della ricchezza: la crisi dovrebbero pagarla prima i ricchi, eppure Macron ha eliminato la tassa patrimoniale sui super ricchi.

Basterebbe abbassare i soldi di stato concessi come contributi alle aziende private, come la Total, bisognerebbe imporre alle donne lo stesso salario dato agli uomini: sono tante le proposte dei partiti di opposizione, ma il governo non le ha ascoltate.

Il governo ha cercato di impedire le manifestazioni spontanee dei cittadini fatte con le pentole, le casseruole, usando la leva della legge anti terrorismo.

Anche gli studenti si sono uniti alle manifestazioni, le università sono state occupate: la riforma di Macron sulle pensioni è solo la punta dell’iceberg, perché in questi mesi sono alzate le tasse per studiare, sono stati tolti buoni pasto, si è precarizzato il lavoro.

La protesta ha avuto il culmine il 1 maggio, per una manifestazione che è stata molto partecipata ma anche con molti episodi di violenza, cariche, scontri, incendi, feriti.

I sindacati, come la CGT, ha deciso di andare avanti con la lotta: i lavoratori della EDF hanno iniziato a bloccare i reattori della più grande centrale nucleare, causando un danno per l’azienda.

Sono apparsi novelli Robin Hood che hanno allacciato l’energia per le famiglie che non possono pagare le bollette e staccato quelli dei politici che hanno appoggiato la riforma.

Una lotta di classe, con risvolti anche penali che però al momento non ha bloccato la riforma ma che, come sostiene l’esponente di sinistra Melenchon, è servita a creare una mobilitazione popolare, di massa, contro il modello liberale.
Questa massa deve cercare il suo spazio a sinistra, ma nel frattempo a crescere nei sondaggi al momento è l’estrema destra di Le Pen.

Come in tutta Europa, la destra sta crescendo, sfruttando i suoi temi dalla sicurezza all’immigrazione, facendo la lotta all’Unione Europea da sostituire con una alleanza tra paesi europei.

Questa destra sta facendo una battaglia contro il Green New Deal, contro le leggi che limitano i pesticidi in Europa e in Italia: eppure l’uso dei pesticidi in Veneto, nelle terre del Prosecco ha causato danni all’ambiente e alle persone.

Il boom del Prosecco è stato facilitato da ingenti sussidi pubblici e oggi copre un giro d’affari da 3 miliardi di euro: ma la vite del Prosecco è poco resistente e ha bisogno di più trattamenti.

Le persone che vivono vicine alle viti sono preoccupate, chiedono di sapere quali sono i prodotti fitosanitari usati, perché temono per la loro salute.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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