• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cultura > Premio Nobel della Letteratura e "Il Continente Invisibile"

Premio Nobel della Letteratura e "Il Continente Invisibile"

“Il Continente Invisibile” (Instar Libri, 2008) è un libro dello scrittore Jean-Marie-Gustave Le Clézio, che, tra le altre cose, è riuscito a vincere l’edizione 2008 del Premio Nobel per la Letteratura (il suo nome era circolato più volte negli anni precedenti ). Quest’opera molto particolare, narra la storia e la vita degli abitanti delle isole dell’Oceania, e descrive i difficili rapporti con la civiltà occidentale, e quindi le varie contaminazioni culturali di quelle popolazioni, che purtroppo sono state decimate dalle malattie europee.

 

I miei giudizi su questo libro saranno sicuramente di parte, dato che parla del mio continente preferito, e non so se il mio amore per quelle zone e quelle genti è legato ad un vecchio romanticismo occidentale, ma sono sicuro che i paesaggi naturali e incontaminati (o quasi) e la semplicità delle persone che ci vivono mi riportino “emotivamente alla mente” il famoso desiderio del paradiso perduto.

Anche se in realtà in quelle zone la natura è molto più crudele di quello che si può pensare, a causa dei vari terremoti, tsunami, malattie e insetti e animali malefici, noi ci concentriamo solo sulla loro gioia di vivere. O, in effetti, il contatto diretto con la “Natura Viva”, rende quelle popolazioni vaccinate contro la tristezza e l’infelicità come le conosciamo noi. Ed è anche il mio amore per lo studio dell’uomo, che in quel continente è rimasto molto vicino alle sue prime origini culturali, a farmi apprezzare negli abitanti di quelle terre, l’aspetto più infantile e magico che condiziona ancora oggi la mente degli uomini occidentali più tecnologici e scolarizzati (pensiamo all’enorme successo dei film di animazione e di fantasia tra le persone adulte).

Ma non sentiamoci troppo in colpa noi cittadini occidentali, perché le popolazioni locali non erano molto migliori di noi anche a quei tempi, poiché, essendo anche loro discendenti di una scimmia sanguinaria che non andava troppo per il sottile, conoscevano benissimo le guerre, i rapimenti di donne, la schiavitù, il cannibalismo, le torture, ecc. E sarò crudo, cinico e semplicista, ma probabilmente si è trattato di una scontro tra culture dove quella occidentale è rimasta apparentemente la più forte, poiché tra quelle popolazioni c’è una prevalenza del “Meticciato” legato al predominio del potere simbolico “bianco” su qualsiasi altra forma di espressione e linguaggio.

E poi non dimentichiamo che queste società sono rimaste tra le più maschiliste e violente sul pianeta, anche se è vero che del resto pure noi, fino a pochi anni fa, eravamo “incivili” come loro. Comunque come insegnamento dalle loro vicissitudini dobbiamo tenere presente che anche nelle terre dove approdavano i “melanesiani” più amabili, prima o poi il sovrappopolamento causava i molti mali dell’esistenza umana: la povertà, la carestia, le malattie e le guerre (oggi ci sono ancora guerre localizzate, piccole forme di schiavismo, il cannibalismo episodico e le torture).

Sicuramente l’autore è molto bravo a cogliere degli ottimi spunti di riflessione dai piccoli e grandi segni lasciati dal tempo. Leggiamo questi passaggi: “Il convento di Melsissi… è la prova della potenza della Chiesa Cattolica, della parte avuta dai missionari in questo arcipelago remoto. E’ anche simbolo di una trasformazione che attraversa la comunità cattolica nel mondo. Non un declino, bensì un cambiamento fondamentale che dovrà sfociare in una nuova istituzione”. E qualche villaggio “si è convertito alla nuova religione che forse nel XXI secolo dominerà il mondo intero, e che non deve nulla né al cattolicesimo né al protestantesimo, ma attinge direttamente alla fonte di Cristo”.

A mio parere, la parte più bella del libro è quella che descrive il processo di colonizzazione di nuove “terre”, da parte di una famiglia che fugge dalla guerra e dalla miseria di un’isola che aveva rotto il suo equilibrio ecologico. Erano uomini e donne con un desiderio che li “spinse verso l’orizzonte contro venti e correnti, dalla parte dove sorge il sole. Forse in cerca della terra dei loro avi, là dove dimorano i morti… O forse per semplice testimonianza della curiosità insita nella natura umana, per cui, quand’anche avessero creduto che mare e terra si inabissino in un baratro senza fondo, sarebbero andati a vedere”.

C’è anche una parte molto interessante dove parla della schiavitù a contratto dei “bei tempi andati”, dove i vecchi “imprenditori” dell’epoca e della zona, i “Blackbirders”, rapivano uomini e donne per costringerli a lavorare nelle piantagioni, obbligandoli a firmare dei falsi contratti in cui si diceva che venivano pagati (oppure qualche soldo veniva corrisposto solamente per la fornitura del cibo necessario alla loro sopravvivenza). Sono quindi più fortunati e contenti gli imprenditori di oggi, perché la gente, siccome non può più procacciarsi il cibo in mezzo alla natura, si consegna di persona nelle loro mani e non serve nemmeno più la “fatica di rapire” i lavoratori. Infatti ad alcuni “imprenditori” basta “rapinare” le persone pagandole molto meno di quello che serve per farle sopravvivere dignitosamente.

Naturalmente la serenità esistenziale delle popolazioni delle innumerevoli isole dell’Oceania è stata inquinata anche dalla cultura cattolica sessuofobica inventata non so da chi, dato che Gesù frequentava una prostituta (Maria Maddalena) e non mi risulta avesse indicato alcun genere di proibizione sessuale, ma aveva semplicemente affermato che le donne dovevano avere il pieno diritto di parola e di scelta nel matrimonio e nelle relazioni sentimentali (e pure Maometto e i vari profeti ebrei si davano molto da fare dal punto di vista sessuale). Nel vangelo che ci è stato trasmesso nel corso dei secoli dai poteri spesso corrotti e di parte dei vecchi capi della Chiesa, è molto probabile che siano stati censurati, modificati o bruciati molti scritti a loro non graditi, perché il loro interesse era molto concentrato sulla conservazione del potere e non sul piacere sessuale (anche quegli isolani dei siciliani dicono che comandare è meglio di fottere). Anche la “Teologia della sofferenza” è una deriva del cristianesimo che serve a mantenere gli equilibri sociali e politici spingendo le persone più ignoranti, povere e deboli alla rassegnazione e allo status quo.

Comunque, nel corso della lettura, scoprirete che anche in quel “Continente Invisibile” non si può evitare il dolore “dell’Amore Impossibile”.

 

P.S. Riflessione interculturale tratta da Montaigne: Che verità è mai quella che vale in Europa e viene considerata inganno e fantasia in Oceania? E viceversa… Ma Nietzsche, che di certo non era un ottimista, ebbe una premonizione e parlò di “un’ Era del Confronto”, nella quale le diverse culture umane, le differenti popolazioni e le molte religioni sarebbero entrate in relazione tra di loro e sarebbero riuscite a coesistere.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares