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Populismo terminale. La dispersione della sinistra e della destra

Un noto filosofo francese sembra avere le idee molto chiare sulla scarsa chiarezza degli attuali partiti europei. Potete trovare le sue riflessioni in questo saggio: “Populismo. La fine della destra e della sinistra” (Arianna Editrice, Bologna, 296 pagine, euro 14,50).

Nell’affrontare qualsiasi discorso politico legato all’attualità bisogna analizzare il rapporto tra l’Unione europea e la fine della sovranità degli Stati che la compongono. Bisogna poi considerare che “L’aumento vertiginoso del debito pubblico, causato inizialmente dalla volontà di salvare le banche minacciate dalla crisi finanziaria del 2008, ha posto gli Stati in una posizione di dipendenza dai mercati finanziari nel momento stesso in cui la creazione dell’euro li privava della possibilità di decidere sovranamente sulla propria politica monetaria” (p. 14). La sovranità monetaria e la sovranità del popolo sono state cancellate in modo graduale e quasi invisibile.

A quanto pare non ci sono dubbi nell’affermare la graduale decadenza politica, e che “Le oligarchie sono affette da un interessato autismo cognitivo. Rassicurate dai meccanismi di cooptazione del consenso come seduzione pubblicitaria nelle forme di puro intrattenimento della società dello spettacolo, a scapito della partecipazione… è la tipica sindrome da autoreferenzialità del Potere, che perde il contatto con la realtà conducendo a rotture traumatiche dell’ordine sociale e politico” (Eduardo Zarelli, prefazione; la vera realtà europea del MES descritta dal grande Giulietto Chiesa: https://www.youtube.com/watch?v=aHaTFVkhqCY; Giulietto Chiesa è morto il 26 aprile 2020).

La globalizzazione “attraverso il gioco delle localizzazioni e della messa in concorrenza, in condizioni di dumping, con il monte salari sottopagato del Terzo Mondo, ha distrutto il potere ci contrattazione collettiva dei lavoratori e contemporaneamente ha attentato alla sovranità degli Stati, cui si è ingiunto di non fare più uso della loro volontà politica. È stato così costruito un mondo senza esterno, senza alternativa, ordinato alla sola legge del profitto” (p. 15).

In effetti “la globalizzazione è difesa a sinistra per il suo cosmopolitismo morale e il suo umanesimo astratto, essendo tutti d’accordo, tanto a destra come a sinistra, nel legittimare le migrazioni internazionali di massa, l’universalizzazione delle norme, la pressione al ribasso sui salari e le minacce all’occupazione. La globalizzazione produce molti “vincitori” tra le élite, ma milioni di perdenti nel popolo” (p.15). E la globalizzazione culturale annienta la vita mentale.

La maggior parte della “gente ha la sensazione che i partiti di destra facciano una politica di sinistra e i partiti di sinistra facciano una politica di destra o, più in generale, che portino avanti politiche convergenti (e intercambiabili) quando arrivano al potere” (p. 18). Appare oramai chiaro “che il sistema politico sia codificato in anticipo, affinché possano trionfarvi solo coloro di cui si è certi che non apporteranno modifiche sostanziali al sistema”.Tutto chiaro anche nella finta lotta…

Quindi “la classe politica si ritrova così delegittimata perché non risolve più alcun problema e non offre alcun mezzo per superare la crisi generalizzata del sistema; al contrario sembra contribuirvi” (p. 19). Quasi tutti i politici sono diventati dei veri politicanti. La vita dei cittadini è diventata solo della merce di scambio. A quanto pare “la sinistra si è progressivamente separata dal popolo”.

In ogni caso, come affermò Carl Schmitt, “La nozione essenziale della democrazia è il popolo, e non l’umanità. Se la democrazia deve restare una forma politica, ci sono solo democrazie del popolo e non una democrazia dell’umanità” (citato da Eduardo Zarelli nella prefazione). E, come disse lo scrittore multiforme Jean Cocteau, “La verità non va confusa con l’opinione della maggioranza”.

Alain De Benoist è un filosofo, un pensatore europeo e un conferenziere molto attivo. Tra i suoi libri mi sembra utile segnalare questo: “Comunismo e nazismo. 25 riflessioni sul totalitarismo del XX secolo”.

Nota storica – Per rispolverare la storia d’Italia e non solo, segnalo un paio di siti molto interessanti: https://scriptamanentitalia.it (Roberto Trizio e la grande storia di Roma, soprattutto su YouTube); https://italiastoria.com (il sito premiato di Marco Cappelli che raccoglie online la lunga storia italiana; https://www.youtube.com/watch?v=YvGTrgjCJSo, Cappelli e Trizio insieme). E chiudo con un messaggio indiano molto prezioso anche oggi: “Sono malati di avidità. Hanno fatto molte leggi, e queste leggi i ricchi possono infrangerle, ma i poveri no. Nella loro religione i poveri pregano, i ricchi no. Tolgono denaro ai poveri e ai deboli per sostenere i ricchi e i potenti” (Toro Seduto, cioè Tatanka Yotanka, uno dei capi della tribù dei Sioux; 1831-1890).

Nota per gli specialisti – Il famoso Carl Schmitt scrisse questa cosa incredibile: “L’asimmetria del conflitto avrebbe esasperato e diffuso le ostilità: il più forte avrebbe trattato il nemico come un criminale, mentre chi si fosse trovato in condizioni di irrimediabile inferiorità sarebbe stato di fatto costretto ad usare i mezzi della guerra civile, al di fuori di ogni limitazione e di ogni regola, in una situazione di generale anarchia. E l’anarchia della “guerra civile mondiale”, se confrontata con il nichilismo di un potere imperiale centralizzato… avrebbe potuto alla fine apparire all’umanità disperata non solo come il male minore, ma anzi come il solo rimedio efficace” (Maurizio Blondet).

Nota italiana – Per capire meglio quello che i soliti media non vogliono farci capire (per capire ora o mai più): https://blog.ilgiornale.it/locati/2022/08/27/quante-acrobazie-per-negare-i-danni-da-vaccino; https://blog.ilgiornale.it/locati/2021/04/26/vaccini-la-sperimentazione-e-in-corso-senza-assicurazione. Del resto, una volta, “i medici senza pazienti si chiamavano scienziati” (Pitagora). E, “In pratica, il rapporto tra potere e diritto è ben più ambiguo e complesso. Esso da un lato offre un paravento alla violenza del potere, perché legittima il “monopolio della forza” in capo allo stato. Lo stato di diritto ha così rapporti teoricamente antitetici, ma molto spesso consonanti, con lo stato di polizia, cosa che vediamo ancor oggi e certo non solo nelle dittature militari” (Ugo Mattei, 2022, citazione presa da p. 21).

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