Politiche "antielusione fiscale"
Soltanto una politica di trasparenza può aprire il mercato e risolvere la crisi finanziaria Italiana. Una lista di proposte anticorporative.
E' desolante pensare che con una potenzialità di 120 miliardi di euro di evasione fiscale, in grado da soli di azzerare in 20 anni il nostro debito pubblico, nessuno ad oggi sia capace di recuperare perlomeno l'80% di questo vero tesoretto. La sensazione che si ha attraversando l'Italia è che l'evasione sia diffusa, capillare, parte di un sistema di economie parallele.
Pare che lo sport principale dell'italiano, sia l'evasione o perlomeno l'elusione fiscale e non il calcio. Come se il mondo attorno non gli interessasse, come se la collettività di cui fa parte non fosse la sua. Gran parte di questa economia dell'elusione/evasione, sembra il prodotto di una serie di azioni di sistemi di corporazioni (ordini professionali, federazioni di commercianti, artigiani, agricoltori, sindacati di imprenditori, la Chiesa, sindacati dei dipendenti), che con i loro veti contrapposti impediscono sviluppo, innovazione e creazione di valore aggiunto.
Allora mi son detto, forse è da lì che bisogna iniziare. E bisogna iniziare facendo una serie di iniziative a costo zero che un qualsiasi governo degli onesti potrebbe e dovrebbe prendere. Oggi il metodo Saviano di fare le liste della spesa mi sembra il più opportuno. E mi piacerebbe che questa lista si allungasse di iniziative di trasparenza.
a) Obbligo per tutti gli ordini professionali, senza eccezioni, di pubblicazione su internet e presso le proprie sedi, dei curricula aggiornati annualmente e le tariffe applicate da ogni iscritto. Multe agli ordini se non eseguono, dell’ordine di 500E per iscritto. La tariffa poi sarà confrontata con le dichiarazioni fiscali.
b) Obbligo per tutte le strutture private e pubbliche che offrono servizi, di pubblicare su internet le loro tariffe, includendo la vendita di tutti beni mobili ed immobili.
c) Obbligo per il giudice di verificare le tariffe dell’avvocato. Nel mandato la tariffa deve essere chiaramente inserita. Invio dei dati tariffari all’amministrazione finanziaria.
d) Organizzazione di un sistema di “certificazione fiscale” che le aziende ed i consulenti (inclusi coloro che fanno professione pubblica e privata, vedi medici ad esempio) che vogliono offrire i propri beni e servizi allo Stato devono provvedere a richiedere a pagamento. L’azienda potrebbe chiedere, pagando, alla Guardia di Finanza una verifica annuale/biennale.
La GdF rilascerebbe un Nulla Osta fiscale che servirebbe per le gare e la lista delle aziende certificate sarebbe automaticamente a disposizione degli enti pubblici. Il ranking di aziende e consulenti dovrebbe essere funzione anche del grado di fedeltà fiscale delle aziende. Lo Stato deve dare l’esempio.
e) Obbligo per tutti gli eletti, pena l'esenzione dalla carica, di pubblicare la loro dichiarazione dei redditi, e chiedere la “certificazione fiscale”; il politico deve dare l'esempio
f) Riduzione a partire da 100 E delle somme da pagarsi via assegni o carte di credito o qualunque altro metodo di dematerializzazione del danaro (mica poche 200.000 lire, quando c’erano spesso venivano usati assegni); 500 euro a mio parere non avrebbe l’effetto voluto. Conseguente obbligo per le banche di ridurre i costi di gestione delle transazioni.
g) Obbligo del cittadino di inserire nella dichiarazione dei redditi se vive in affitto oppure in una casa di proprietà.
Le iniziative di trasparenza e la certificazione fiscale, oltre ad aver un effetto antievasione, da sole dovrebbero essere in grado di aprire il mercato sulla base delle competenze e dei costi.
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