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Politica contro giustizia?

Non amo molto leggere di politica, non credendo a chi la “applica” ed alla sua formula attuale, ma occorre mantenersi informati e quindi sono iscritto a parecchie newsletter e leggo quello che mi colpisce. In questo periodo mi è capitato spesso di incontrare interesse (da parte dei giornalisti e dei lettori) nello scontro “politica vs giustizia”; me ne vengono alcune considerazioni, che comunque sadicamente al termine ucciderò.

Credo sia chiaro a tutti che questa interminabile partita tra politici e magistrati ha prodotto (e sta producendo) un danno difficilmente risanabile alle immagini di entrambe le categorie.

Le campagne denigratorie dei politici nei confronti della magistratura hanno minato sicuramente la credibilità di questa categoria, che svolge un ruolo delicato e difficile da interpretare, a se in alcuni tratti assume veramente i tratti somatici di una casta. Dalle varie Corti, ai Tribunali, ai Pm definiti, a seconda delle occasioni "toghe rosse" o "toghe nere", ogni organismo della magistratura ha subito un tentativo delegittimazione. In non pochi tra noi, ormai, sono persuasi (non sempre a torto) che il magistrato sia uno schierato, che difenda gli interessi di questo o quello. Tra le parentesi c’è quel “non sempre a torto” poiché, sicuramente, alcuni, tra pm e magistrati hanno contribuito a creare questa distorsione nell’opinione pubblica a danno di un potere democraticamente critico e cruciale per la democrazia.

Sono venti anni, più o meno dai tempi di Tangentopoli, che i rapporti fra la magistratura e la politica non riescono a funzionare, che una fazione delegittima e cerca di mutare e condizionare l’assetto dell’altra.

In questo scontro, i politici sono invisi ai magistrati (e ai cittadini) perché riescono a sottrarsi all’infinito dall’azione della giustizia; è successo spesso e volentieri che il grosso quantitativo di politici che hanno avuto problemi con la giustizia siano riusciti a "smazzarsela" non per risultati processuali, ma grazie ad immunità, prescrizioni, leggi ad hoc, ricandidature.

Sull’altro fronte i magistrati sono visti come la peste grazie al, continuo, punzecchiare che essi applicano al corso politico; senza soluzione di continuità, negli anni, nei mesi, nelle settimane, politici e amministratori, nazionali o di minuscole dimensioni, incappano in indagini giudiziarie, indagini che, scaltramente, le forze politiche usano per delegittimare gli avversari, tanto a destra, quanto a sinistra.

A fronte di questa situazione, i due lati della "casta politica", chiedono chi il sacrosanto diritto di fare politica liberi dalla magistratura, chi (usando la magistratura come arma) le dimissioni degli indagati ogni volta che a cascare nella rete è uno degli avversari.

Sul fronte della "casta" opposta, invece, oltre a cercare di mutare il corso degli eventi politici, molti approfittano della ribalta ottenuta per affacciarsi in politica, magari anche con discreti risultati, anche se poi vediamo, ad esempio, che Di Pietro, che era, e pretende di esserlo, intransigente, ha cessato di essere tale quando gli è convenuto (vedi il caso De Luca, rinviato a giudizio).

Sulla base di un ragionamento superficiale, verrebbe spontaneo pensare che qualcosa non va, sarebbe da considerare legittimata la reazione della parte politica, quando vede invasa la propria azione da parte degli atti giudiziari, ma d’altro canto sarebbe altrettanto condivisibile il pensiero che chiede alla politica di fare un passo avanti, di fare pulizia spontaneamente in casa propria.

Se non ritenessi superficiale tutto questo ragionamento, sosterrei la seconda soluzione, ma non credendo a chi regge le sorti della nostra nazione, come scritto all’inizio, suicido ogni considerazione fatta sinora su questo argomento; lo faccio perchè, sostanzialmente, sono convinto che le due parti siano complementari l’una all’altra nella recita in quello che definisco il "teatrino della politica", uno spettacolo che, volendo, si potrebbe anche considerare divertente, non fosse che gli impresari obblighino ad assistere allo spettacolo e che chiedano un biglietto d’ingresso molto caro a noi spettatori.

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