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Più EUROPA... ma come e con chi?

Storia e buon senso insegnano che un’Europa più forte non può essere fatta con chiunque e senza poteri federali.

Quando la Comunità Economica Europea (CEE) è nata, nel lontano 1958, il nostro sguardo era volto timorosamente a Est e la NATO, voluta e finanziata soprattutto da USA, ci pareva un ombrello irrinunciabile per la nostra sicurezza politica e territoriale.

Oggi la NATO sta diventando obsoleta e poco utile all’Europa, anche perché la nostra attenzione deve essere volta all’Africa dato che da lì, e non certo dalla Russia, verranno le nostre eventuali disgrazie (migrazioni incontrollate alimentate anche da conflitti locali) piuttosto che le nostre fortune (vaste riserve di risorse naturali e agricole da condividere equamente con gli africani e bacino di mano d’opera poco qualificata per fare a casa nostra i tanti lavori che noi europei ormai snobbiamo (manovale, bracciante, muratore, operatore ecologico, commesso o cameriera anche di sera o di domenica, ecc. ecc.) ma che i nostri nonni e bisnonni italiani affamati e poco istruiti facevano ben volentieri, e ben accetti, in Francia, Belgio, Svizzera ecc.

Oggi l’Africa è indiscutibilmente IL continente strategico per il futuro dell’Europa e ciò rende ancor più evidente il fatto che , in un’Europa inevitabilmente a due velocità, il gruppo di testa deve essere limitato a 10/12 Paesi dell’Eurogruppo accomunati da visioni e interessi strategici “quasi coincidenti”, anche con riferimento all’Africa.

Paesi abbastanza lungimiranti da accettare alcune rinunce di sovranità a beneficio di una Federazione con poteri concentrati su :

  • politica estera e accordi commerciali internazionali
  • forza d’intervento militare sostitutiva e migliorativa di quella NATO
  • polizia di frontiera e politiche d’immigrazione e accoglienza
  • politica, normative e risorse comuni per uno sviluppo ecosostenibile
  • ricerca scientifica avanzata e innovazioni tecnologiche di punta
  • politica fiscale e monetaria.

Va da sé che questi obiettivi strategici sono perseguibili solo da una Federazione dotata di un sostanzioso bilancio proprio e da poteri sovranazionali, in modo da poter decidere con lungimiranza (cioè in barba alle prossime elezioni nazionali o regionali !) e al meglio dell’interesse complessivo europeo (quindi in barba se del caso a Malta o Francia se non sono d’accordo su un singolo tema !)

A mio avviso a questa Europa Federata possono e debbono aderire le seguenti nazioni dell’Eurogruppo (tra parentesi i milioni di abitanti e miliardi di PIL) : GERMANIA (82 - 2423), FRANCIA (63 - 1892), ITALIA (60 - 1545), SPAGNA (44 - 1051), PORTOGALLO (11 - 163), GRECIA (11 - 228), MALTA (0,4 - 5), BELGIO (11 - 335), LUSSEMBURGO (0,5 – 36), AUSTRIA (8 - 271) e SVEZIA (9 – 331). Mi parrebbe inoltre tatticamente utile concludere l’accordo senza farsi condizionare dalle istanze Olandesi (troppo legati a UK e a condizioni di favore per le multinazionali) e Danesi (hanno rifiutato l’ Euro): pronostico infatti che dopo un paio d’annetti “sull’Aventino” chiederebbero di aderire senza pretendere modifiche a un trattato peraltro già attivo (quelle consentite a suo tempo all’UK si sono rivelate deleterie, sia subito che poi !).

Le dimensioni e risorse di questa Europa “ridotta” (300 milioni di abitanti e 8.280 miliardi di PIL) ne farebbero comunque un “pari grado” nei confronti di USA (329 milioni e 18.459 miliardi), Russia (146 e 1.418) e Cina (1.434 e 11.782) consentendole, come argomentato in un precedente articolo, d’interloquire e negoziare vantaggiosamente con queste grandi federazioni (piaccia o non piaccia ormai sono realmente influenti solo le federazioni e non più le singole nazioni !)

Se noi europei c’intestardiamo, ammaliati da tribuni sovranisti lombardi o ungheresi, a non sviluppare questa lungimirante strategia d’insieme l’Europa continuerà a declinare generando un contesto economico e sociale assai penoso e complicato per le nuove generazioni che lo erediteranno.

La lungimiranza non è un obbligo di legge così come non è reato penale dimostrare egoismo e “cortomiranza” lasciando ai posteri danni ambientali irreparabili e un immane nostro debito pubblico (2.350 miliardi pari a quasi 100.000 € pro-capite per i 25 milioni di contribuenti italiani). Allora però non accusiamo di essere “ingrati” quei nostri figli e nipoti che contestano e disprezzano il nostro egoismo generazionale!

Foto di David Mark da Pixabay 

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