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Piano Nomadi illegale: giustizia è fatta per rom e sinti

Nel maggio 2008 il Governo Berlusconi dichiarò lo Stato d'Emergenza per le popolazioni nomadi presenti in Italia: un provvedimento regolato dal diritto internazionale al quale si può fare ricorso solo in caso di grave pericolo per la nazione (catastrofi naturali o guerre). Per la prima volta viene applicato a una minoranza etnica, autorizzando il successivo Piano Nomadi: sgomberi forzati, campi sorvegliati da vigilianza armata, condizioni di vita di grave degrado: un concentrato di razzismo. Pochi giorni fa, tuttavia, una sentenza del Consiglio di Stato ha sentenziato l'illegittimità dello Stato d'Emergenza. "Giustizia è fatta", gridano i rom.

E' il 21 maggio 2008. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, pochi mesi dopo la vittoria delle elezioni politiche e forte di una robusta maggioranza, emette un decreto che passa nel silenzio della maggior parte dei media nazionali e delle opposizioni.

Si dichiara, infatti, lo “stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi”, nominando di conseguenza i prefetti di Roma, Milano, Napoli, Torino e Venezia “commissari delegati per la realizzazione di tutti gli interventi necessari al superamento dello stato di emergenza”.

E' la prima volta che in un Paese civile si dichiara lo stato d'emergenza nei confronti di una minoranza etnica: una condizione in grado di limitare sensibilmente alcune libertà, come quella di stampa o di movimento. L'articolo 4 della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici dell'Onu prevede infatti che venga attuato solo in caso di pericolo pubblico eccezionale che minacci l'esistenza della nazione (disastri naturali, disordini civili o guerre).
Di fatto il decreto descrive i cittadini rom e sinti come pericoli paragonabili a terremoti o alluvioni, se non addirittura a un evento bellico, ovvero gli unici eventi per i quali il governo aveva dichiarato lo Stato d'Emergenza fino ad allora (e anche successivamente, si veda il terremoto de L'Aquila).

A seguito della dichiarazione dello Stato d'Emergenza il Comune di Roma, guidato da Gianni Alemanno, presentò il Piano Nomadi: un progetto che prevedeva il trasferimento dei rom residenti nei campi abusivi della Capitale in altre strutture autorizzate dal Municipio. L'operazione sarebbe costata 34milioni di euro (fonte: prefetto di Roma) e avrebbe coinvolto oltre 6mila persone. Si cominciò il 19 gennaio del 2009 con il Casilino 900, il più grande campo rom d'Europa. I suoi oltre 700 abitanti vennero trasferiti in gran parte nel Campo Attrezzato di Via di Salone: un luogo lontano chilometri dal primo centro abitato, dove i cittadini rom vennero introdotti facendo leva sulle loro speranze: sindaco e prefetto, infatti, promisero a tutti una sistemazione dignitosa, addirittura la possibilità di accedere alle graduatorie per l'assegnazione di case popolari se avessero accettato, per pochi mesi, il disagio di vivere nel campo attrezzato.

Si trattò di un inganno: un rapporto dell'associazione per i diritti dei minori 21 luglio (www.21luglio.com) rivelò le drammatiche condizioni di vita dei rom (che perdurano tuttora). Container fatiscenti, ammassati gli uni agli altri, dove in 16 metri quadri erano costrette a vivere anche famiglie di 10 persone. Le condizioni di vita dei minori erano (anzi, sono) le più preoccupanti. Un operatore sanitario dichiarò: “Esistono nel campo disturbi gravi e invalidanti per i bambini, che impediscono un pieno inserimento nella realtà sociale e creano difficoltà gravi nella sfera relazionale. Inoltre sono predittivi di disturbi più gravi nell’età adolescenziale e adulta. Un ambiente degradato e deprivato non consente la crescita piena, libera e consapevole della persona perché quello di via di Salone è un ambiente dove il tempo è fermo, dove tutto è sempre uguale a se stesso e dove non si può coltivare nessuna ambizione e nessuna speranza”. Come se non bastasse a ciò si aggiunse il crollo di frequenza scolastica (prima del Piano Nomadi, invece, assai abbondante).

Ma non è tutto. Tra i luoghi dove vennero trasferiti gli abitanti dei campi rom c'è anche l'ex cartiera di Roma (sita in via salaria 971). Anch'esso venne adibito a centro di accoglienza, solo che il comune di Roma anche qui si “dimenticò” il rispetto dei più banali ed essenziali dei diritti umani. Un video testimonia le condizioni di vita di quasi 400 cittadini (100 dei quali minori) in questo luogo predisposto all'accoglienza dalle stesse istituzioni.

Si noti, infine, che il Piano Nomadi prevede il divieto assoluto di ingresso nei campi autorizzati ai visitatori esterni sprovvisti di regolare autorizzazione (da richiedere agli uffici comunali). Pochi giornalisti sono stati in grado di varcare i cancelli degli insediamenti. Chi ci è riuscito ha potuto farlo solo di nascosto dagli agenti delle società di vigilanza privata che controllano costantemente il perimetro dei campi (con l'ausilio di videocamere di sorveglianza).

Ma c'è una buona notizia: con una sentenza resa pubblica il 18 novembre, il Consiglio di Stato ha confermato l’illegittimità dello stato di emergenza dichiarato per far fronte alla presenza di insediamenti di comunità rom e sinte sul territorio italiano. Due giorni prima l'organo ha statuito “l'illegittimità del decreto del presidente del Consiglio dei Ministri del 21 maggio 2008” in quanto, si legge nelle motivazioni: “Non si evincono precisi dati fattuali che autorizzino ad affermare l'esistenza di un nesso tra la presenza sul territorio di insediamenti rom e una straordinaria ed eccezionale turbativa dell'ordine e della sicurezza pubblica nelle aree interessate; il riferimento a «gravi episodi che mettono in pericolo l'ordine e la sicurezza pubblica» non risulta supportato da una seria e puntuale analisi dell'incidenza sui territori del fenomeno considerato; è riscontrato un difetto nell'istruttoria e nella motivazione retrostanti alla dichiarazione dello stato di emergenza”.

La sentenza del consiglio di stato lascia ben sperare per il futuro, delegittimando un Piano Nomadi che Amnesty International, Associazione 21 luglio e osservatori della commissione europea non avevano esitato a giudicare disumano.

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