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Perù: a Choropampa il mercurio uccide ancora

A distanza di 22 anni, quando il 2 giugno 2000 151 kg di mercurio fuoriuscirono da un camion dell’impresa Ransa Comercial S.A., di proprietà di Yanacocha, meglio conosciuta come Newmont Mining Corporation. Da allora Choropampa è un paese fantasma e condannato all’oblio

A 22 anni dal giorno in cui 151 chilogrammi di mercurio furono sparsi lungo la città peruviana di Choropampa (distretto di San Juan), nulla è cambiato. Otto choropampinos su dieci sono poveri, mentre sei su dieci vivono sotto la soglia di povertà.

Il mercurio estratto e caricato su un camion dell’impresa Ransa Comercial S.A. proveniva dalla contestata miniera di Yanacocha: agli abitanti fu promessa una ricompensa che somigliava più ad una trappola: ai volontari che si fossero prestati nel recupero del mercurio venne prospettato un sostegno economico (tra i 100 e i 300 soles), senza precisare che si trattava di un materiale altamente tossico.

Da allora su Choropampa, città a 61 km da Cajamarca, è calato l’oblio e, da essere luogo di sosta, si è trasformata in un poblado olvidado. Nessuno si ferma più a Choropampa perché, ancora oggi, teme di rimanere intossicato.

Allora, una settimana dopo quel maledetto 2 giugno 2000, centinaia di persone iniziarono ad avere, contemporaneamente, gli stessi sintomi, nausea, vomito e diarrea, frutto della raccolta a mani nude del mercurio, a cui avevano partecipato anche i bambini. Furono 1.600 gli abitanti di Choropampa che si adoperarono per la raccolta del mercurio, in gran parte operai della stessa miniera Yanacocha: 49 kg di mercurio furono recuperati, 17,5 kg andarono dispersi nel suolo, oltre 63 non kg non furono recuperati e circa 21 furono quelli che evaporarono.

A seguito dell’accaduto, una parte di choropampinos ricevette un risarcimento tra i 7.000 e gli 80.000 dollari a persona, ma non tutti potevano permettersi di recarsi negli Stati uniti, a Denver, dove Yanacocha, meglio conosciuta come Newmont Mining Corporation, ha sede. Gli indennizzi concessi dall’impresa mineraria Yanacocha furono molto più bassi, intorno ai 4.500 soles, tutti spesi nelle cure per le persone rimaste contaminate, ma soprattutto legati alla firma di una clausola in cui si dichiarava di ritenere la stessa Yanacocha non responsabile dell’accaduto. Infine, una parte di abitanti di Choropampa non ha ricevuto alcun indennizzo.

Non solo. Alle persone a cui erano state trovate alte percentuali di mercurio nel sangue vennero fatte sparire le cartelle cliniche. Lo Stato peruviano, nella vicenda di Choropampa è rimasto silente, vendendo a Yanacocha la salute, i diritti dei suoi abitanti e guardandosi bene dal denunciare l’impresa per aver commesso un delitto ecologico. “El Estado ha sido un actor por decir lo menos «mudo», al no haber participado activamente en la protección de los derechos de los afectados. Fue casi un aliado de la empresa” è una delle frasi più ricorrenti per le strade di Choropampa, che, dal 2 giugno 2000, non è riuscita ancora ad ottenere un centro medico in grado di assistere nel migliore dei modi i suoi abitanti.

Il mercurio ha ridotto Choropampa a un pueblo fantasma, è entrato nel suolo, nell’acqua, nell’aria, nelle piante e nelle persone. I prodotti agricoli restano contaminati e gli abitanti della città, loro malgrado, inalano il mercurio. La lista dei problemi di salute è cresciuta nel tempo, dai dolori alle ossa alla pelle che lentamente si squama, dai neonati che vengono alla luce con malformazioni al sangue nelle urine, fino alla progressiva perdita della vista, anche in bambini piccolissimi.

A lottare rimane il Frente de Defensa de Choropampa, che ricorda la triste premonizione dei medici provenienti da Stati uniti ed Europa: nei 15-20 anni successivi al disastro la situazione sarebbe andata peggiorando. Choropampa sta morendo e, mentre il cimitero continua a riempirsi, i governi hanno continuato a lucrare e speculare sulla salute dei cittadini.

Quanto a Yanacocha, ha continuato a negare gli effetti mortali o fortemente invalidanti del mercurio sulla salute delle persone, con l’appoggio della Banca mondiale, e le denunce di ambientalisti e organizzazioni popolari sono sempre state bollate come “terrorismo” e “procurato allarme”.

Leggi anche:

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