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Perché l’indipendentismo veneto deve essere preso sul serio

L'indipendentismo veneto non è una novità degli ultimi giorni. Già da qualche anno era tornato alla ribalta, rilanciato dalla crisi economica, dalle piccole e medie imprese che chiudono ogni giorno, dai suicidi degli imprenditori e dal malessere crescente contro lo Stato centrale. Ad ogni modo, per capire quello che sta accadendo in Veneto è bene tenere distinta l'ideologia dalla propaganda.

Partiamo da questo secondo punto. Il referendum consultivo promosso dall'avvocato Alessio Morosin, fondatore e leader di "Indipendenza veneta", fa suo quel sogno secessionista che per vent'anni è stato la bandiera della Lega, senza aspettare la creazione della Padania per separarsi dall’Italia ma procedendo con il distacco da Roma del solo Veneto. Già, la Lega, che dopo un decennio di governo in tandem con Berlusconi, (in)degnamente concluso con lo scandalo di Belsito ha palesato la propria totale incapacità di influire sui cambiamenti in maniera incisiva, persino quando miete alti consensi elettorali.

La più ricca e dinamica delle regioni del Nordest non è dunque che l'epicentro della crisi del Carroccio: qui, alle politiche del 2013, si è verificato un massiccio travaso di voti in direzione Movimento Cinque Stelle e Scelta Civica. Le elezioni europee sono alle porte, lo sbarramento è al 4%, e i sondaggi dicono che la Lega non ce la farà. Il progetto macroregionalista, rilanciato da Maroni per salvare quel che restava del leghismo, non ha mai goduto di molta fortuna, forse per il timore di ritrovarsi ai margini fra le tre grandi Regioni del Nord guidate dalla Lega. L'idea macroregione scalda forse gli animi contro l'odiata Roma, ma non regge l'urto delle gelosie territoriali e dei i conflitti amministrativi fra le sue componenti.

Tenendo a mente l'incombere delle elezioni europee, la trovata di Morosin mira a favorire altri attori che soffierebbero alla Lega il ruolo di ago della bilancia regionale. Tanto che Beppe Grillo si è affrettato a dare la sua benedizione ai secessionisti del Leone di San Marco. L'iniziativa va pertanto inquadrata come il tentativo d'intercettare consensi in uscita dalla Lega, ora che il fu partito dell'indipendenza nordista procede nel suo declino tra discese nei sondaggi e rese di conti interne. Solo perché la Lega si è sbriciolata in tribù tra loro ostili, non significa che l'indipendentismo veneto sia morto. Anzi.

Molto più seria, invece, la discussione in merito al punto primo. Sui giornali notizie e commenti sul referendum sono presto passati in secondo piano, scalzati da ben altro, le polemiche, gli arresti, le armi e i presunti progetti terroristici in contrasto con l'indipendentismo pacifico che in tanti sostengono al fianco di Morosin e compagnia. 

Non si può ridere quando un gruppo di persone prepara "azioni eclatanti" con tanto di armi al seguito, anche se quel gruppo progetta la rivoluzione con un trattore travestito da carro armato. Come nota Luca Telese su Linkiesta, che cita l'episodio del golpe Borghese:

"Se si dovesse giudicare dal loro equipaggiamento da guerra dei bottoni, dai loro proclami, dai due milioni e mezzo di voti che dicevano di aver raccolto su internet nel recente referendum per l’indipendenza (e che invece sono risultati prevalentemente taroccati), questi indipendentisti non sono un pericolo.

Tutto questo per dire che la farsa e il dramma, in Italia (come in Europa), confinano sempre, e consentono sconfinamenti. 

Non sappiamo cosa avessero in mente i nuovi serenissimi, e nemmeno che calcoli avessero fatto: a dire il vero importa relativamente. Le armi e le minacce separatiste non sono mai una farsa, finché i tentativi non falliscono: lo diventano solo dopo la sconfitta. Ecco perché del golpe in trattore si può ridere dopo gli arresti, non prima".

 Certo non si può nemmeno far finta che il problema non esista. Le idee di Morosin e di chi la pensa come lui meritano di essere contestate con argomenti forti e persuasivi, e non con un mero e inutile richiamo al sentimento di unità nazionale. Ma il governo centrale non sa al momento fornire risposte convincenti, e non solo ai veneti.

Allargando lo sguardo alla realtà internazionale, va detto che l’iniziativa referendaria del Veneto ha ricevuto molta attenzione da parte di alcuni media internazionali, soprattutto dalla Russia alla Spagna, passando per il Regno Unito. La lettura che offrono della consultazione veneta è ovviamente interessata, ora che la prima si è avvalsa proprio un referendum per giustificare l'annessione della Crimea mentre gli altri due sono alle prese con referendum secessionisti in alcune loro regioni.

Tuttavia secondo Fabio Turato su Limes i paragoni con Scozia e Catalogna che gli stessi indipendentisti veneti hanno portato a sostegno del loro progetto sono infondati poiché - oltre al tempo - mancano risposte a domande basilari: politiche pubbliche, debito e fiscalità, Europa ed euro. Questioni ancora completamente inevase dai secessionisti nostrani. Immaginare una regione italiana, sia pure ricca e solida, interagire da sola con le complesse dinamiche odierne è velleitario e pericoloso. E la litigiosità dimostrata dai movimenti leghisti non rappresenta certo un solido presupposto per la definizione di tali questioni. Poi c'è la tempistica. L’iniziativa veneta suona tardiva: Scozia e Catalogna insistono da anni per accreditarsi a livello comunitario e le loro spinte secessioniste trovano ormai piena rappresentanza nella sfera politica regionale, mentre nel caso del Veneto ciò è ancora tutto da costruire.

 

Foto: Daniel Gomez/Flickr e Wikipedia

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.78) 8 aprile 2014 13:19

    "Tuttavia secondo Fabio Turato su Limes i paragoni con Scozia e Catalogna che gli stessi indipendentisti veneti hanno portato a sostegno del loro progetto sono infondati poiché - oltre al tempo - mancano risposte a domande basilari: politiche pubbliche, debito e fiscalità, Europa ed euro. Questioni ancora completamente inevase dai secessionisti nostrani. Immaginare una regione italiana, sia pure ricca e solida, interagire da sola con le complesse dinamiche odierne è velleitario e pericoloso."

    Le risposte ci sono tutte per chi vuole leggersele: http://www.plebiscito.eu/doc/progra...

  • Di (---.---.---.165) 8 aprile 2014 13:21

    Bla, bla, bla, bla ....

    Perdona amico, ma di argomenti davvero gravi siamo pieni fino all’inverosimile e ogni giorno se ne aggiungono altri, e con tutta la buona volontà questo dei secessionisti veneti non si riesce proprio a prenderlo sul serio. Come a suo tempo quello dei secessionisti padani (?). 
    Senza rancore.
  • Di Il Gufo (---.---.---.115) 8 aprile 2014 13:26

    L’autodeterminazione dei popoli è una cosa seria.
    Ecco perchè non la lascerei nelle mani di un Morosin qualsiasi.
    Tuttavia non farei similitudini con la Scozia, da sempre nazione e patria per tutti gli scozzesi, con un inno e una bandiera.
    La padania non esiste, il Veneto sì ma ancora di più esistono i campanili: Verona non è Padova, Rovigo non è Venezia e via andare...
    Gira la battuta che a Napoli vorrebbero il federalismo condominiale.

  • Di paolo (---.---.---.121) 8 aprile 2014 14:22

    Dopo la "retata " degli indipendentisti veneti che stavano progettando , con grande disprezzo del ridicolo ,una azione "eclatante" con tanto di tank casereccio , sui talk show nostrani ,vedi in particolare la " Gabbia " di Paragone , sta passando l’idea che in fondo si tratta di buontemponi inocui , di nostalgici del gonfalone di Venezia , che andrebbero rimessi subito in libertà .Nella stessa trasmissione ho sentito affermare che il Veneto è una delle regioni fiscalmente più virtuose ,senza che il conduttore e gli altri invitati battessero ciglio . Alla faccia della corretta informazione !!

    Il fenomenale Matteo Salvini , che come background culturale vanta 12 anni di fuoricorso universitario con un saldo di soli 5 esami dati (dicasi cinque - mantenuto dai genitori ?!!! ) , è arrivato a minacciare l’occupazione delle prefetture se non verranno immediatamente rimessi in libertà .
    In un paese serio un parlamentare europeo che istiga alla violenza ( in questo caso all’insurrezione ) verrebbe immediatamente chiamato a renderne conto .Ma noi , come ben noto ,non siamo un paese serio .

    Malgrado gli aspetti folcloristici , probabilmente accentuati dall’elevato tasso alcolico e da un non formidabile curriculum culturale dei protagonisti, concordo con Troiano che il fenomeno non va assolutamente sottovalutato . E la ragione di fondo è che il malessere è reale e ha raggiunto un livello di criticità assoluto. Se le istituzioni centrali continueranno a menare il can per l’aia prima o poi esploderà ,coinvolgendo anche altre parti della penisola.

    • Di (---.---.---.146) 8 aprile 2014 16:23

      Buongiono...sono un veneto (veneziano) che ha votato per l’indipendenza e con me davvero molti altri e tutti con differenti idee politiche ma convinti che non si può più andare avanti così..
      La cosa che in questi giorni continua a lasciarmi esterefatto è come nelle continue trasmissioni non si faccia altro che ridicolizzare e prendere in giro ciò che sta avvenendo in veneto senza minimamente cogliere le difficoltà le ingiustizie che ogni giorno provano i veneti.
      In particolare sembra di sentire una distaza assiderale tra chi commenta dai salotti ovvero chi vede la cosa dal di fuori e chi invece vive tutto ciò in prima persona.
      Una distaza di vedute tale da farmi pensare che allora davvero abbiamo ragione a volercene andare perchè l’idea che mi son fatto è che dei veneti e dei problemi del veneto in Italia davvero non si sappia niente...
      Nessuno in questi giorni ha mai guardato la vicenda dal punto di vista geografico...ma sapete dov’è il Veneto? Beh il veneto è incastrato tra due regioni a statuto speciale (TAA e FVG) dove la fiscalità è completamente differente dove per costituzione ci sono italiani di serie a (che magari parlano tedesco)e italiani di serie b (veneti ma non solo) a nord il veneto per chi non lo sapesse confina con l’austria dove la burocrazia non sanno neanche cosa sia...
      Viviamo quotidianamente a contatto con realtà che a pochi km da noi hanno una serie di vantaggi che forse neanche immaginate...dove trattengono la quasi totalità delle tasse nel loro territorio...
      Ma di questo cari italiani che vi sentite tutti una stessa nazione unica e indivisibile che ne pensate?
      Che volete fare? lasciare le cose così?
      E’ ovvio che se a voi così va bene a noi veneti non resta che andarcene.
      Saluti

    • Di paolo (---.---.---.121) 8 aprile 2014 20:24

      Hai totalmente ,sideralmente ragione caro indipendentista .

      Il problema però è che chi ha creato questa fiscalità di vantaggio nel TAA e nel FVG ,cosi’ come nella valle D’Aosta ecc.. , che è assolutamente immorale , sono stati i governi del dopoguerra (tutti democristiani fino a Berlusconi ) , che si sono avvalsi del cospicuo contributo elettorale proprio del Veneto . Il Veneto ,la regione bianca che si è anche distinta per il foraggiamento alla chiesa cattolica di preti e suorine , ovvero l’inchino al potere politico occulto.

      Adesso , con la crisi che morde grazie anche alle miopie di politici imbarazzanti , esplode il bubbone .
      Il punto però è che il Veneto non è dei veneti ma appartiene al territorio nazionale ( Costituzione ... "La Repubblica una ed indivisibile ".. ) ,quindi legittimo che chi ritiene insopportabile il giogo romanocentrico se ne vada altrove , ma la regione Veneto rimane italiana . L’unica strada è quella di smettere di inseguire i cialtroni e cominciare ad operare scelte politiche più oculate. Altre vie non ci sono .
      ciao

    • Di (---.---.---.137) 13 aprile 2014 18:28

      Tanto di cappello al tuo commento!! Hai definito in poche righe tutto quello che provo ogni giorno pure io, vicentino che vive e lavora a cavallo tra Veneto, TAA, FVG, Austria, Baviera e Slovenia. Mi piace soprattutto il riferimento ai "salotti"... magari dei milanesi, o degli studenti (veneti e non) di sinistra, o di alcuni veneziani snob che guardano alla provincia veneta come dei contadinotti provinciali e razzisti che vogliono la secessione per motivi razziali dovuti all’ignoranza e all’arretratezza culturale. Ti ripeto, grandissimi complimenti per la capacità descrittiva, in questo caso di un fenomeno reale (la sofferenza dei veneti verso lo stato italiano) che per troppo tempo è stato neutralizzato ridicolizzandolo, ma che ora non si può più far finta di non vedere.

  • Di (---.---.---.0) 9 aprile 2014 10:56

    Si può capire che le regole vanno rispettate sempre per una civile convivenza fra cittadini di uno stesso paese ma non si capisce uno stato che ci ha in seno certi ladri impuniti: additare i difetti degli altri senza guardarsi allo specchio e quando si è pieni di difetti è insulto all’intelligenza propria e altrui.

  • Di (---.---.---.84) 15 giugno 2014 22:29

     Paolo,

    ti sbagli di grosso. 150 anni d guerre, crisi, mediocrità, prestigio sotto i tacchi, non hanno scalfito gli oltre mille anni di gloria che lo Stato Veneto ha espresso nel mondo. La supponenza, l’arroganza e, soprattutto, l’abissale ignoranza con cui vi esprimete nei nostri confronti sono incommentabili. Secondo voi, qualche paranoico che nel 1948 credeva di poter vincolare le generazioni future per i secoli a venire, con formulette rubacchiate dalla Rivoluzione Francese, può bloccare il processo di rigenerazione identitaria di un popolo. Poveretti. Ne vedrete delle belle.

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