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Per il bene della democrazia Formigoni andava ammesso

Vi spiego perché, per il bene della democrazia troppo sbandierata in questi giorni, credo che fosse giusto ammettere Formigoni alla tornata elettorale. Senza dimenticare l’inettutudine e l’arroganza di questo governo.

Per il bene della democrazia Formigoni andava ammesso

Mario Adinolfi considera il decreto salva-liste “buono e giusto” perché, in sostanza, “non vuole un Paese dove le elezioni le decidono i giudici, anche se a nostro favore“.

La voce fuori dal coro mi ha fatto pensare. Le regole sono fatte per essere rispettate, certo. Ma qual è il fine ultimo di una norma?

Adinolfi riprende l’argomentazione utilizzata per difendere l’esclusione della lista Pdl e del governatore Formigoni alla tornata elettorale: “Se io guido contromano prendo una multa, chi non rispetta le regole deve essere punito”. Giustissimo. Ma il blogger va oltre, e tira in causa il senso della regola: mi è vietato guidare contromano perché metto in pericolo la mia vita e quella degli altri.

Io credo che i due episodi, trattati ovunque (anche dalla stampa) come affini, tali non sono. E diversamente dovrebbero essere giudicati: Formigoni non è candidato per un vizio nella presentazione delle firme a sostegno della propria lista, poiché alcune di queste sono palesemente false. E sono convinto che questa pecca la condividano molte altre liste in Italia, di centrodestra come di centrosinistra. Questo chiaramente non giustifica la condotta illegale, ma vi propongo questo quesito, visto che da ogni parte si tira in ballo la difesa della nostra democrazia: Cosa la danneggia di più? Una piccola illegalità (la famosa “raccolta – firme”, incubo preelettorale di ogni partito e formazione), o la non partecipazione alle elezioni di uno dei principali candidati? Credo che la anomalia che si prospetta in Lombardia (migliaia di cittadini che si vedono sottratta la possibilità di esprimere la preferenza verso il governatore uscente) sia un danno molto più grave alla nostra democrazia che risolvere la questione e permettere al competitor Formigoni di correre per la presidenza della regione, difendendo il voto di coloro che lo hanno scelto come candidato ideale.

La vicenda laziale è differente: il termine per la presentazione delle liste non è stato rispettato, per incapacità e inettitudine, e la prospettiva di non avere una sola lista (quella del Pdl) non può essere paragonata alla possibile esclusione del governatore lombardo.

Per questo Formigoni va ammesso senza riserve nella corsa elettorale: amo le regole, ma mi rendo conto che, a volte, la difesa ad oltranza di queste possa portare ad anomalie ancora peggiori.

Ciò che resta di questa vicenda, e sottolineato dall’editoriale di Ezio Mauro, è un centrodestra che, invece di ammettere la propria incapacità e i propri errori chiedendo umilmente all’arco parlamentare di risolvere i pesanti problemi di cui è l’unico responsabile, si lancia all’attacco di tutto e tutti convocando un Cdm straordinario per forzare una soluzione con un decreto ad hoc, dimostrando che per “loro” la legge si può interpretare, per gli altri no.

 

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