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Per Trichet la politica di bilancio italiana va bene. E le riforme strutturali?

Avanti così sulle politiche di bilancio, la cui credibilità è premiata anche dai mercati. Ma occorre una svolta, con riforme “molto decise”, nel mercato del lavoro all’insegna della produttività, per rilanciare una crescita troppo debole. A dirlo, in un’intervista, è il presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet, con sullo sfondo un’inflazione che rialza minacciosamente la testa e la necessità di ampliare il fondo salva-stati per uscire dalla crisi del debito il prima possibile.

“Nel caso dell’Italia – spiega Trichet intervistato dopo il consiglio direttivo che ha lasciato i tassi invariati – il maggior problema per la crescita, visto dall’esterno, è la produttività del lavoro”. Già, perché “l’Italia non fa progressi sufficienti in termini di produttività, che è la fonte della crescita. Questo richiede riforme strutturali molto decise e continuative”. Se la crescita procede al lumicino, sul versante dei conti pubblici l’Italia si è conquistata una maggiore credibilità rispetto a partner europei come Portogallo e Grecia. Un elemento fondamentale, secondo Trichet, mostrato anche dalla Spagna che oggi, assieme all’Italia, ha collocato tutti i titoli di Stato che aveva in programma a tassi d’interesse meno alti di quanto si temesse. “Non giudico – ha risposto Trichet a commento delle aste di bond governativi di ieri – l’andamento dei mercati in tempo reale. Posso solo dire che è necessario che i governi adottino politiche fiscali credibili. Se lo fanno, continueremo a vedere progressi”.

L’invito, per tutti i diciassette paesi dell’euro, è comunque di non abbassare la guardia: “Abbiamo un messaggio molto chiaro per tutti i paesi senza eccezione. Bisogna dare tutta credibilità possibile al risanamento fiscale” e “chiediamo che facciano il lavoro con grande determinazione”. L’invito al risanamento dei conti va di pari passo con l’allarme-inflazione lanciato oggi da Trichet, che prevede per l’area euro un andamento dei prezzi superiore al 2% per i prossimi mesi, con un calo sotto tale soglia a fine anno ma su cui pesano le incertezze dei costi energetici. In Europa “Dobbiamo stare all’erta – spiega Trichet – non permetteremo che questo rialzo nel breve si cristallizzi nel medio termine”. I rischi sono molteplici e riguardano anche fattori esterni come la possibilità di bolle inflazionistiche nei Paesi emergenti come la Cina, che da mesi sta alzando i tassi per impedire che la situazione sfugga dal controllo. In vari Paesi emergenti – riconosce Trichet – comincia ad affacciarsi una “minaccia inflazionistica” e si tratta di un fenomeno che la Banca centrale europea deve “prendere in considerazione”.

Sarebbe opportuno ricordare a Trichet che incrementi della produttività del lavoro, effettivamente necessari in Italia, non si ottengono solo tramite riforme del mercato del lavoro ma anche, e soprattutto, con altre riforme strutturali e poi vi è la necessità che si accrescano, considerevolmente, gli investimenti delle imprese tendenti ad innovare i prodotti e i processi produttivi, tramite anche una politica governativa rivolta a favorire queste decisioni imprenditoriali, e gli investimenti pubblici in ricerca e formazione, i cui effetti sulla produttività del lavoro, anche se non nel breve periodo, possono essere molto consistenti.

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