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Pdl: “Ti sbatto in Sardegna” e i detenuti per mafia preparano le valigie per l’isola

Quanti italiani possono sostenere di non aver udito, almeno una volta nella loro esistenza, la locuzione-minaccia “Ti sbatto in Sardegna”? Cinema e TV, poi, hanno riproposto l’intimidazione in innumerevoli scenette tra le quali la memorabile interpretazione di Totò e Peppino nel film “Chi si ferma è perduto”, se la mente non fa cilecca, per saltare all’altrettanto esilarante interpretazione di Diego Abatantuono, affiancato in terra sarda dal bravo “indigeno” Sandro Ghiani, impiegati entrambi nel riproporre il medesimo tema a distanza di decenni dalla predetta esibizione.

Sta di fatto che spesso, molto spesso, lo “sbattuto” in Sardegna si è trovato tanto bene in quell’isola da stazionarvi sino a filiare, mettendo su famiglia e radicando tanto profondamente da non volersene più andare. Coloro i quali nutrissero dubbi su tale affermazione, aprano la guida telefonica e verifichino da sé l’incidenza di cognomi “continentali”, come suol dirsi nell’isola.

Dunque, la minaccia un tempo rivolta ai dipendenti pubblici e, in particolare, ai militari di ogni arma, non solo ha cessato di esser tale ma, qualora riproposta oggi, potrebbe apparire quasi un premio: sole sano, mari splendidi, montagne intonse, cibi genuini, dimensione ancora “umana” dei centri abitati, anche i più popolosi, nella regione che gareggia con alcune zone del Giappone per la “palma” mondiale della longevità.

Il PDL, però, non sembra pensarla allo stesso modo e, confermandosi partito conservatore per eccellenza (leggasi vecchio, con infiltrazioni di muffa ben evidenti), vota una normativa, la legge n. 94 del 2009, nella quale si invitano (obbligano?) le autorità ad allocare preferibilmente in aree insulari “i detenuti per mafia sottoposti a regime speciale di detenzione”. Evviva il redivivo “Ti sbatto in Sardegna”. Ci sarebbe voluto poco a comprendere che la normativa, così come approvata dall’allora Governo Berlusconi, presupponesse l’isola di Sardegna quale destinazione di tanto “amabili” personaggi. Il PD votò contro, in una delle rare occasioni di lungimiranza e concretezza; di ciò bisogna dar atto.

Totò Riina, pertanto, grazie al PDL godrà della “pura” aria sarda, seppur respirata attraverso le sbarre di una cella ubicata in qualche carcere “indigeno”. Non è dato sapere quanti altri mafiosi lo seguiranno. Invece è dato sapere, eccome, di un onorevole sardo del PDL, tal Pili, il quale, pur avendo votato la norma citata, tenta oggi di farsi paladino della protesta contro l’uso dell’isola quale pattumiera di mafiosi.

Come può evincersi, non vi è limite alla miseria politica e, si passi l’espressione, alla strafottenza intrisa di presa per i fondelli nei confronti dei propri elettori, almeno quelli che per i fondelli ancora si fanno prendere. Tant’è; dopo le performance dei “continentali” Scilipoti e Razzi, solo per citarne due, si aggiungono quelle “isolane” dei Pili e carovana PDL cantando.

In conclusione, è sperabile che i mafiosi “sbattuti” in Sardegna non ci prendano gusto a stazionare in quella terra, magari con famiglie al seguito, come è auspicabile che certi “onorevoli” vengano sbugiardati come meritano, prima di tutto dagli elettori da essi buggerati. E poi, certi partiti quali il PD inizino finalmente a considerarsi “alternativi” al PDL senza se e senza ma, per il bene di tutti. Chissà, potremmo scoprire di vivere in un paese migliore, più evoluto rispetto a coloro i quali considerano ancora attuale la minaccia: “Ti sbatto in Sardegna”.

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