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"Patto sociale per la legalità", intervista a Stefania Crogi, Segretario Generale Flai Cgil

Lavoro, migrazione, terra di lavoro: concetti dolenti. Mentre in Italia si varano riforme inerenti il mondo stesso del lavoro che hanno il sapore del sacrificio immediato ma anche poca speranza verso il futuro, la Flai Gcil, settore Agro Industria, a Villa Literno sigla “Il patto sociale per la legalità”. Un compito arduo, in una terra stretta tra sfruttamento del lavoro agricolo con una forte presenza di migranti e criminalità organizzata, il sindacato torna sul campo per davvero. E Villa Literno può diventare un punto di svolta nella difesa dei lavoratori: una difesa e una ricostruzione di un tessuto economico che si sviluppa nella terra dove si lavora e non dentro salotti lontani dalla realtà.

Il 27 marzo la FLAI presenta "il patto sociale per la legalità" a Villa Literno, quali sono le finalità concrete affinché non rimanga una delle tante iniziative animate da buona volontà? 

Il Patto sociale che vogliamo sottoscrivere con tutte le associazioni presenti sul territorio si pone l'obiettivo di creare occasioni di dialogo e partecipazione a tavoli di confronto e di lavoro, per formalizzare un impegno che si traduca in progetti condivisi, realizzabili, messi in atto e verificati. Il Patto assume il tema della legalità come grande coordinata sulla quale investire, promuovendo iniziative mirate ad incidere sul sociale. Ci saranno momenti di studio e di analisi su specifiche problematiche territoriali, adeguati alle reali esigenze del territorio. Tre le iniziative che abbiamo più a cuore c’è il sostegno ad ogni azione volta all’uso sociale degli immobili e delle aziende confiscate alla criminalità organizzata, valorizzando le buone pratiche avviate; la promozione di azioni per l’emersione del lavoro irregolare, partendo dall'azione quotidiana nei luoghi di lavoro e nel territorio; favorire l’integrazione attraverso l’acquisizione dei diritti e dei doveri e garantendo le pari opportunità di accesso alla vita sociale e lavorativa nel territorio.

La FLAI si occupa del settore dell'agro industria, con una particolare attenzione ai lavoratori migranti: qual è la situazione attuale in merito al lavoro dei migranti e le criticità che avvertite maggiormente in terra di lavoro? 

Sicuramente la questione del lavoro in nero e sottopagato rimane la problematica principale, cui si collega, ovviamente, anche l'aspetto dell'accoglienza. Quando ci troviamo di fronte a lavoratori non comunitari queste difficoltà sono amplificate dal problema del permesso di soggiorno e quindi dell'odioso doppio ricatto dettato dalla legge Bossi-Fini. Questi sono anche i problemi per cui più spesso i lavoratori stranieri chiedono il nostro supporto, come avviene anche nella sede della Flai Cgil di Villa Literno.
 
In questi giorni si discute molto di art.18, di tutele e protezioni. In Terra di Lavoro è una pura chimera parlare di protezioni e tutele, mancando il più delle volte anche uno straccio di contratto, sia per i bianchi che per i neri, quali possono essere le prospettive in una situazione del genere?
 
L'agricoltura è un settore molto particolare nel quale, anche oggi, si fa un lavoro che è tra i più duri e faticosi; inoltre la stagionalità è un fattore strutturale, ma tutto ciò non significa che non esistano regole e contratti che devono essere rispettati per avere un lavoro di qualità. Una cosa su cui stiamo lavorando è la richiesta di liste pubbliche per il collocamento al lavoro, sarebbe un modo per garantire i lavoratori ma anche le aziende virtuose che intendono avvalersi di lavoratori in regola.

 
"Il patto sociale per la legalità" coinvolge anche le cooperative sociali, i beni confiscati, è realmente possibile che possano essere il motore di un riscatto economico legale per il territorio casertano, e quali sono i principali ostacoli perché ciò avvenga? 
 
Noi crediamo che sia possibie, gli ostacoli sono davanti agli occhi di tutti, ma ci sono anche tante forze per contrastarli. Piccoli grandi passi si stanno facendo e noi vogliamo dimostrare che la legalità non solo è giusta ma conviene e porta lavoro. Quanto ai beni confiscati ed al loro utilizzo, è necessario che vengano previste norme per accorciare i termini di affidamento di un bene e del suo reale utilizzo, salvaguardando non solo il bene ma anche chi ci lavora. Sequestro, confisca e assegnazione del bene sono fasi che presentano tempi troppo lunghi, che portano – soprattutto se penso ad aziende agricole – al deterioramento del bene, con conseguenze pesanti per la ripresa della produzione e per il destino lavorativo di coloro che vi erano occupati.
 
La lotta la caporalato, la difesa dei braccianti agricoli stranieri, e non, è fattiva per davvero in un contesto in cui la legge si muove a passi lentissimi? 
 
La legge che riconosce il caporalato come reato penale è un risultato importantissimo, raggiunto solo pochi mesi fa grazie al grande impegno del sindacato. Ora e' necessario fare altri passi avanti. Per fermare concretamente il traffico di manodopera occorre riconoscere la responsabilità dell'impresa e chi accetta di utilizzare manodopera illegale, procacciata da caporali, non rispetta la legge e quindi va punito. Ma occorre anche prevedere una clausola di tutela per i lavoratori che denunciano, in particolare per i migranti sprovvisti di permesso di soggiorno. Sono questi un anello particolarmente debole della catena, che non possono denunciare i loro sfruttatori perché, essendo clandestini, rischiano l'espulsione. 

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