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Pasquetta, il guadagno dei malls vale più del rispetto delle ordinanze comunali

Suscita clamore la decisione di alcuni centri commerciali che hanno deciso di affrontare la crisi economica aprendo le porte dello shopping anche nella giornata del Lunedì dell’Angelo, tradizionalmente dedicato alla famiglia ed alla tradizionale scampagnata.

Sono le nuove cattedrali: luccicanti strutture che guardano al cielo, costruzioni in ferro e vetro in cui rivedere la propria immagine abbellita dal luccichio di mille riflessi. In qualche modo sono i templi del terzo millennio, quello nato male e che rischia di finire con la prossima frantumazione dell’istituzione geopolitica che ha caratterizzato il ventesimo secolo, quell’Europa tanto osannata dai popoli e realizzata prontamente dalle banche.

Dentro trovano posto diverse divinità: le più famose si chiamano iPad, Playstation, schermo Led o LCD. La professione di fede richiesta contempla il pagamento in contanti (ma solo fino ai mille euro, badiamo bene!) e con carta di credito.

L’evoluzione da homo sapiens sapiens a homo emptor è pressoché conclusa: non più barbecue e colomba, non si cercano pinete o aree attrezzate in cui lasciare i bambini liberi a scorrazzare tirando calci ad un pallone.

I tempi cambiano, non sempre in meglio. La coesione familiare, la solidarietà tanto osteggiata dai regimi votati al profitto a-tutti-i-costi, viene pesantemente messa in discussione da decisioni inopportune dettate da una logica perversa che si è andata consolidando negli ultimi anni.

A Catania tuttavia, un’ordinanza del sindaco Stancanelli (forse preoccupato dalle prossime amministrative?) impone la chiusura agli esercizi commerciali della città: supermercati e negozi calano le serrande, non senza il malumore di alcuni pseudoimprenditori fan del lavoro a ciclo continuo (ma non dello straordinario corrispettivo). Ciò tuttavia non ha impedito che alcuni centri commerciali della provincia procedessero con le annunciate aperture nel giorno festivo e da diversi cittadini si apprende che alcuni supermercati non hanno recepito l’ordinanza ed hanno regolarmente svolto attività di vendita, in barba ai controlli della polizia municipale che, per l’anno 2011, aveva sollevato a Catania ben 81 (!!!) contravvenzioni annonarie. (fonte)

Purtroppo, sembra che anni di tv spazzatura e di cultura consumistica abbiano modificato le abitudini dei cittadini: non basta la corsa al ribasso, quella che ci ha portati allo sfruttamento legalizzato da parte di imprenditori senza alcuna cultura imprenditoriale.

Adesso c’è persino chi trova normale il poter fare la spesa alla domenica o nei festivi: i pranzi in famiglia con le nonne da riaccompagnare devono essere cancellati dall’immaginario collettivo, in cui devono trovare spazio i nuovi idoli del consumismo sul cui altare stiamo sacrificando i valori più puri che fondano la nostra cultura.

La fisiologica mancanza di controllo sul territorio e sul rispetto dei provvedimenti comunali genera situazioni deprecabili, mettendo in seria discussione l’autorità costituita nel Sindaco e nei provvedimenti che da questi promanano. Sembra insomma che il “Comune” sia in grado di alzare la voce soltanto con gli automobilisti in sosta vietata (cui la partecipata non manca di ganasciare gli autoveicoli) e con i pensionati che depositano i rifiuti negli orari non consentiti: compiti da veri giustizieri dunque!

Sembra che, vista la considerevole affluenza registrata nei punti vendita nella giornata di lunedì, l’esperimento sarà ripetuto anche nelle giornate del 25 aprile e del primo maggio.

Da alcune fonti si è appreso di una protesta da parte del personale di un supermarket della provincia di Catania che ha inscenato una sorta di sciopero bianco per protestare contro l’ingiusto provvedimento (anche in questo caso sembra siano state violati provvedimenti comunali in merito all’apertura dei pubblici esercizi nei giorni festivi). Timidi segnali di una ripresa culturale che auspichiamo e che vada in senso contrario al consumismo più gretto.

Verrebbe da chiedersi se, in un momento di profonda recessione come quello attuale, un’apertura straordinaria riesca a garantire l’introito necessario a coprire le spese da affrontare: luce, acqua, costi del lavoro. E provate, qualora rispondiate negativamente, ad indovinare quale sarà la prima voce ad essere ridimensionata dai “principali”…

 
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