Partiti tutti uguali? Anche nei radicali di Pannella, l’ex tesoriere sottraeva fondi al partito
Dopo il caso del tesoriere della Margherita Luigi Lusi che si sarebbe intascato tredici milioni di euro dalle casse dell’ormai defunto partito e la notizia del senatore del Pdl Riccardo Conti che avrebbe gudagnato in poche ore ben 18 milioni di euro con un'oscura compravendita immobiliare.
A pochi mesi dallo scandalo di Montecarlo riguardante la casa del cognato di Fini, dopo la notizia apparsa sul Fatto Quotidiano che dal patrimonio di An confluito nelle casse del PDL mancherebbero 26 milioni di euro. Dopo che ci è toccato vedere anche la finanza creativa del partito di Bossi, che investe i “propri” soldi addirittura in Tanzania, continuano a fioccare notizie di ruberie che avvengono in ambiti partitici a scapito del bene pubblico o di ignari militanti politici.
Alla lunga lista di spese disinvolte che hanno caratterizzato la gestioni di molti importanti partiti nazionali, si aggiunge un altro tassello che riguarda il movimento che si definisce transnazionale e transpartito. Il Partito Radicale.
Infatti secondo Panorama in edicola oggi, Pasquale Quinto detto Danilo, è stato condannato a 10 mesi di reclusione per approprazione indebita continuata ed aggravata ai danni del partito di Pannella.
Multe, spa, hotel, ristoranti, e altre spese riconducibili alla vita privata di quello che è stato uno dei collaboratori più stretti di Marco Pannella erano messe a bilancio del partitino radicale. Per ironia della sorte, oltre al danno si aggiunge la beffa: attualmente Quinto collabora con la diocesi di Bari e con l’Osservatore Romano, da cui spesso ha attaccato il partito di Torre Argentina.
Il movimento di Pannella avrebbe chiesto all’ex tesoriere un risarcimento pari a 230 mila euro. Il deputato radicale Maurizio Turco, che qualche settimana fa si stracciava le vesti in Parlamento per difendere l’Onorevole Nicola Cosentino accusato dalla Procura di Napoli di collusioni con la camorra, e quindi con credibilità ormai pari a zero, ha dichiarato: "Il nostro caso è l’unico nella storia della Repubblica che ha visto arrivare prima il partito della magistratura. E ogni volta che la magistratura è arrivata si è trovata di fronte a dei partiti con dirigenti ingenui o distratti. Noi abbiamo controllato, appurato, denunciato".
In una partito in cui non si muove una foglia senza che Pannella non voglia, l’autodifesa di Turco appare deboluccia, senza contare che l’addio di Quinto al radical party risale al 2005, mentre la verità incomincia ad affiorare soltanto adesso, grazie a ricostruzioni giornalistiche.
Una cosa è certa: anche in casa radicale i bilanci sono opachi. L’ultimo totem della loro superiorità morale sta crollando. Predicano una presunta diversità ma sono uguali agli altri. Da oggi potremmo dire che sono davvero tutti la stessa cosa. A destra a sinistra, al centro e persino nella nicchia laica, liberale e libertaria. Una gestione politica priva di ombre è ancora lontana dal venire in qualsiasi movimento pubblico italiano.
La verità resta una: il finanziamento pubblico dei partiti che oggi si chiama “rimborso elettorale” va spazzato via con ogni forma di lotta parlamentare ed extraparlamentare.
I partiti devono sostenersi con finanziamenti provenienti da privati cittadini, ed i loro bilanci devono essere validati dalla Corte dei Conti. La stessa cosa dovrebbe succedere per i sindacati, e per tutte le associazioni e le fondazioni pubbliche. Che si rubi dalle casse riempite dai propri militanti e simpatizzanti e non direttamente da quello dello Stato è un’aggravante. Non un elemento per discolparsi.
I casi sono due. O i radicali sono davvero come tutti gli altri e ci hanno ingannato con le lore storie della supremazia del diritto e della legalità, oppure gli ultimi ammiccamenti di Marco Pannella a Silvio Berlusconi non hanno sortito alcun effetto, visto che il servizio su Danilo Quinto è stato confezionato dal settimanale della Famiglia di Arcore.
Data per scontata l’indubbia buona fede di alcune battaglie politiche radicali (tendenza Bonino) protendiamo per il secondo caso.
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