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Parte la missione Keplero: una evoluzione scientifica, ma anche una resa

L’uomo ha paura e cerca un altro pianeta da colonizzare. Questo può essere il senso di una missione spaziale che sta per partire 

All’alba di stamattina marzo 2009 la Nasa, tramite un razzo Delta II, trasporterà in orbita l’osservatorio Kepler (dal nome del famoso astronomo Keplero), un potente e raffinato telescopio che, con i suoi 95 centimetri di diametro, vagherà nello spazio alla ricerca di alternative al nostro pianeta, fuori però dal nostro sistema polare.

In pratica, quindi, considerando che il nostro pianeta diverrà nei secoli futuri, insufficiente ad ospitare una popolazione, prima di tutto sempre più numerosa e longeva, nasce la necessità di ricercare pianeti simili al nostro che orbitano intorno ad altre stelle. Senza considerare le minacce di natura ambientale che affliggono sempre più il pianeta e le eventuali minacce provenienti da possibili ed improvvisi impatti di asteroidi. Un grande senso di sicurezza potrebbe nascere individuando uno o più pianeti, simili alla Terra, da colonizzare ed utilizzare come eventuale arca di Noè.

Per questo motivo nei prossimi tre anni e mezzo il potente telescopio montato a bordo di Kepler, capace di inquadrare un campo pari a 105 gradi quadrati di cielo, cercherà altri pianeti rocciosi, simili alla Terra e in grado di sostenere la vita mentre il computer di bordo farà anche un elenco dei vari tipi di pianeti, gassosi, rocciosi, grandi, piccoli registrandone l’orbita e la posizione rispetto alla loro stella.



La Missione Kepler è un programma di ricerca astronomica sviluppato dalla NASA. Esso è costituito da un satellite artificiale, chiamato Kepler, costituito da un fotometro e messo in orbita terreste. Sarà il primo strumento capace di cercare pianeti della dimensione della Terra e anche più piccoli al di fuori dei confini del nostro sistema solare

Esso infatti sarà in grado di osservare la luminosità di oltre 100.000 stelle per più di quattro anni. Osservando tale luminosità si potranno identificare eventuali pianeti grazie al metodo del transito. Secondo i ricercatori, tale missione, potrà portare alla scoperta di molte centinaia di pianeti.

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