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Parigi, attentato sugli Champs Elysées: il terrorismo fa politica con il sangue?

Colpi di Kalachnikov contro i poliziotti ,nel cuore di Parigi. Un agente e un terrorista morti; uno in fuga, due uomini feriti.

A tre giorni dalle elezioni, mentre era in corso l'ultimo confronto tra i candidati alle presidenziali, un nuovo attentato terroristico colpisce la Francia.

Una coincidenza inquietante che fa pensare ad un’agenda politica dell’ISIS, ad un atto compiuto per influenzare le elezioni francesi, come la strage di Madrid del 2004, che ebbe conseguenze pesanti sul voto.

 

E’ impensabile che questo attentato, non abbia effetti sulle presidenziali.

Così come è impensabile, che tutto ciò non sia stato considerato dai registi e dagli organizzatori dell’operazione.

I terroristi vogliono far politica con il sangue? Certo vogliono far politica. Non a caso prendono di mira i poliziotti, l'attentatore vuole colpire le forze di polizia, i militanti già nel 2015, avevano tra gli obiettivi gli uffici della polizia.

Vogliono trasformare il terrorismo, in guerra.

Se l'ISIS è in guerra diventa interlocutore politico, e come tale è politicamente legittimato a condizionare la politica del nemico, e quindi le elezioni. Il fatto è che califfo vuol favorire le forze politiche anti europee, per distruggere l’Europa, che diventa così un obiettivo non solo militare ma anche politico.

Sarà vero?

Certo che il tempismo con cui è arrivata la rivendicazione dell’ISIS, l’indicazione del nome dell’attentatore, Abu Youssef, la sua provenienza il Belgio, fanno supporre ad un’operazione pianificata.

E d’altra parte gli attentati generano paura, e la paura scatena la rabbia popolare contro l’Europa e porta voti alla destra che da tempo la sta cavalcando.

 

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