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PanoptiCall: tutti sotto controllo

Nell’epoca delle intercettazioni c’è qualcosa (la fantascienza) che aveva predetto tutto in tempi meno sospetti.

2054: a Washington non si commettono più reati. Sono stati cancellati grazie a un sistema chiamato "precrimine". Si basa sulle premonizioni di tre individui dotati di poteri extrasensoriali, detti precog: la polizia riesce a impedire i reati prima che essi avvengano e ad arrestare i "colpevoli". Il sistema sembra funzionare. In questo modo, però, non viene punito il fatto (che non avviene) ma l’intenzione di compierlo; non si punisce più per la conseguenza, ma per l’eventualità; non più per la prova, ma per l’ipotesi.
 

2013. In America vige una dura legge dittatoriale che controlla le nascite: non è possibile avere più di un figlio. Una coppia infrange la regola. Lui viene arrestato e portato in un carcere di massima sicurezza. I prigionieri sono rigorosamente tenuti schiavi da un computer molto avanzato, capace di controllare le loro azioni, ma soprattutto i loro pensieri e i loro sogni. La vera privazione della libertà non è fisica, ma mentale. I controllori aspettano di intercettare i pensieri del singolo per costruire la fitta rete di intrecci in grado di portarli ad altri possibili rei.
 

Intercettazioni, indagini a “ragnatela” dove quello che pensa il singolo può costruire i percorsi per bussare agli indirizzi di molti. La letteratura e la cinematografia di fantascienza è ricca di futuribili scenari nei quali si prevede che ci sarà il pieno controllo dei pensieri, dei sogni, delle opinioni. Come nel “1984” di George Orwell, che negli anni Quaranta parla per la prima volta di “Grande Fratello” e del controllo pieno e diretto delle coscienze; come gli scenari di “Minority Report” e di “2013: La Fortezza” (le trame sopra citate): i pensieri servono a provare atti non ancora compiuti; le parole servono a convalidare punizioni di masochismo incontrovertibile; ciò che potrebbe accadere o che sarebbe potuto accadere è importante e sufficiente tanto quanto l’accaduto.
 

Ed è un sistema che si estende a macchia d’olio proprio perché cresce tanto quanto crescono le relazioni di chi è già sottocontrollo. In gergo si chiama “indagine a ragnatela” questa modalità ormai famosa e consolidata, che funziona un po’ come le amicizie che ti procuri iscrivendoti a Facebook. Registri i tuoi dati e cominciano ad arrivare i primi contatti. Da quel momento puoi essere contattato o puoi contattare, anche gli amici degli amici degli amici. Per aprire un fascicolo su Topolino accusato di usura viene messo il suo telefono sotto controllo; Topolino parla con Minnie, con Paperino e con nonna Papera; Paperino ha contatti con zio Paperone che a sua volta telefona ad un amico non identificato che però ha contatti con la banda Bassotti; intercettata l’utenza lo sconosciuto viene a sua volta indagato, come la banda Bassotti. E, come spesso accade, nessuno pensa più a Topolino. Il problema è che da Paperopoli è possibile che vengano rese pubbliche le conversazioni di tutti che parlano con tutti. Uso e abuso.
 

Le intercettazioni sono uno strumento utile, legittimo, riconosciuto. Ma ci sono limiti? E se si, quali sono?

Perchè, al di là delle indagini e della risoluzione delle stesse, il dato allarmante è un altro: come accade in Minority Report il pensiero conta più del fatto; l’indizio, più della prova. E se le indagini non portano ad una punizione definitiva e comprovata, torna la libertà ma resta comunque una macchia indelebile, data non dall’indagine in sé per sé, ma dalla pubblicazione incontrollata delle stesse. Parliamoci chiaro: le intercettazioni fanno bene nell’immediato a chi le pubblica (perchè fanno vendere più giornali) e a chi le legge (perché si ha la parvenza di poter entrare a pieno titolo nelle stanze del potere dei fascicoli top secret). Lo abbiamo appurato noi stessi: pubblichi le conversazioni in home page e il contatore delle utenze telematiche schizza alle stelle.
 

Ma così sono come elettrodomestici senza istruzioni per l’uso. Sono come le freccette date in dotazione a chi punta un bersaglio. Questo non può essere uno dei prezzi pagati per il diritto di cronaca. Perché, è vero, che come dice Tom Cruise nel film: “Evitare che una cosa accada non cambia il fatto che sarebbe accaduta”. Ma, è pur vero che questo è un sistema senza raccomandazioni di sorta. Per tutti, nessuno escluso. Da un lato, bè, meno male. La giustizia, almeno quella, è giusto che faccia il suo corso (come spesso non è). Ma la storia passata e recente racconta di cittadini che, benché innocenti, ci hanno rimesso qualcosa di più della faccia. E potrebbe capitare a chiunque, anche a te.

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