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Ovunque sei: incomprensibile o incompreso?

“Pummarò”, “Le amiche del cuore” e “Un eroe borghese” cosa vi viene in mente? Che sono totalmente pazzo e pronto per essere ricoverato? Non ancora fortunatamente, bensì sono i primi tre film girati da Michele Placido. Prima di diventare regista saprete benissimo che ha avuto una carriera d’attore niente male (più di cento film), sono infatti assolutamente da citare opere come “L’agnese va a morire” oppure “La piovra” (con i relativi sequel), “Romanzo criminale” e molti altri.

 

Nel 1990 però Michele Placido si cimenta nella carriera da regista con modesti successi, nel 2004 viene presentato al 61esimo Festival del cinema di Venezia il suo ultimo lavoro: “Ovunque sei”. Il film narra le vicende di Matteo (Stefano Accorsi) medico impegnato nelle ambulanze ed Elena (Violante Placido) volontaria che esercita in pronto soccorso. Il destino vorrà che i due, durante una notte di lavoro in ambulanza, perdano la vita in un incidente stradale nella loro più assoluta inconsapevolezza di aver perso la vita. I due infatti non si accorgono della loro condizione, lasciandosi prendere dalla passione e dall’amore, ma Matteo è in conflitto con il sentimento per la moglie e la figlia che lo aspettano a casa. Al termine della proiezione al prestigioso Festival, i fischi del pubblico hanno totalmente assalito la sala infatti, nessuno, ha minimamente apprezzato questo incomprensibile film. La trama è troppo ermetica, lo spettatore per 85 minuti non ha la più pallida idea di cosa stia succedendo all’interno dello schermo, la colonna sonora a volte è inadatta al clima delle scene, i dialoghi a volte incomprensibili, e un lavoro di regia molto deludente. Gli unici punti di forza del film possiamo trovarli in Stefano Accorsi che, come sempre, ci offre un’interpretazione magistrale e la fenomenale fotografia curata da Luca Bigazzi (il quale ha lavorato in film come “Romanzo criminale”, “Il Divo”, “Pane e tulipani”). 

"Ovunque sei" si classifica come uno di quei film dalle mille promesse mai mantenute, la profondità del significato si perde purtroppo tra le incomprensibili scene, un’accozzaglia di eventi che fanno letteralmente smarrire lo spettatore per non facendogli rendere conto di cosa sta succedendo intorno a lui.  Ciò che il regista ha dichiarato a proposito del film fu il fatto di voler creare una trasposizione cinematografica in chiave amorosa de “La carriola”, novella di Pirandello. Ovviamente il risultato finale si discosta molto dal capolavoro del premio Nobel dato che, a mio parere, neppure lui, sarebbe riuscito a capire minimamente questo film.

Basta però aspettare un anno prima di vedere finalmente tutto il talento di Placido alla regia, infatti nelle sale cinematografiche esce: “Romanzo criminale” un film a dir poco grandioso (vengono narrate le vicende della famosa Banda della Magliana). È un successo generale infatti il film viene apprezzato e riconosciuto come un capolavoro. Nel 2009 invece viene presentato “Il grande sogno” con Violante Placido, Riccardo Scamarcio e Luca Argentero. Anche in questo caso il film ricevette delle critiche molto positive. In definitiva consiglio vivamente la visione dei film di Placido compreso l’incomprensibile “Ovunque sei” così magari, qualcuno di voi, potrà spiegarmi un giorno il significato di quell’incomprensibile o forse semplicemente incompreso film.

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