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Onu: “Accesso alla contraccezione fondamentale per diritti delle donne”

In un pia­ne­ta dove la po­po­la­zio­ne au­men­ta ver­ti­gi­no­sa­men­te si fa più ur­gen­te la ne­ces­si­tà di­fen­de­re le don­ne e sal­va­guar­da­re i loro di­rit­ti ses­sua­li e ri­pro­dut­ti­vi. Que­sta con­sa­pe­vo­lez­za è or­mai dif­fu­sa nel­le isti­tu­zio­ni in­ter­na­zio­na­li come l’O­nu, come di­mo­stra la con­fe­ren­za dell’Un­f­pa (Uni­ted Na­tion Po­pu­la­tion Fund) che si è te­nu­ta ad Ad­dis Abe­ba, in Etio­pia, tra il 12 e il 15 no­vem­bre. Un even­to che ha coin­vol­to più di tre­mi­la de­le­ga­ti da 120 pae­si del mon­do.

family-planning

L’Un­f­pa in­si­ste, nel­lo Sta­te of World Po­pu­la­tion 2013, che l’ac­ces­so uni­ver­sa­le ai di­rit­ti di base con­cer­nen­ti la sa­lu­te ses­sua­le e ri­pro­dut­ti­va, tra cui la con­trac­ce­zio­ne, è un pas­so fon­da­men­ta­le per ga­ran­ti­re i di­rit­ti del­le più gio­va­ni. Il di­ret­to­re ese­cu­ti­vo del Fon­do, Ba­ba­tun­de Oso­ti­me­hin, già at­ti­vo nel con­tra­sta­re le mu­ti­la­zio­ni ge­ni­ta­li fem­mi­ni­li, ha ri­cor­da­to che in tan­ti pae­si le ra­gaz­ze ven­go­no an­co­ra co­stret­te a ma­tri­mo­ni com­bi­na­ti e a fare fi­gli, sen­za ade­gua­ta edu­ca­zio­ne ses­sua­le. Ac­ca­de così che per­da­no op­por­tu­ni­tà di la­vo­ro e di istru­zio­ne, di ar­ric­chi­men­to per­so­na­le, ri­schian­do gra­vi ma­lat­tie e an­che la vita: su­bi­sco­no vio­len­ze e abu­si, ven­go­no re­le­ga­te a ruo­li di su­bal­ter­ni­tà in con­te­sti ma­schi­li­sti e pa­triar­ca­li.

“Non ci può es­se­re spa­zio per la ma­ter­ni­tà in te­ne­ra età”, ha ag­giun­to, “non pos­sia­mo con­ti­nua­re a pri­va­re i gio­va­ni dei loro di­rit­ti in me­ri­to alla sa­lu­te ses­sua­le e ri­pro­dut­ti­va”.Nel re­port ela­bo­ra­to qual­che mese fa dal­l’Hi­gh-Le­vel Pa­nel of Emi­nent Per­sons del se­gre­ta­rio ge­ne­ra­le del­l’O­nu Ban Ki-Moon si ri­cor­da­va che più di 220 mi­lio­ni di don­ne in tut­to il mon­do po­treb­be­ro evi­ta­re gra­vi­dan­ze se aves­se­ro ac­ces­so a me­to­di con­trac­cet­ti­vi. Come con­se­guen­za ab­bia­mo 80 mi­lio­ni di gra­vi­dan­ze in­de­si­de­ra­te, 30 mi­lio­ni di na­sci­te e 20 mi­lio­ni di abor­ti ogni anno.

L’ac­ces­so alla con­trac­ce­zio­ne e una cor­ret­ta edu­ca­zio­ne ri­du­co­no la mor­te del­le ma­dri del 44%, con­sen­ten­do una mi­glio­re qua­li­tà di vita alle don­ne e ai loro fi­gli. I pae­si po­ve­ri che in­ve­sto­no in sa­lu­te, istru­zio­ne, ugua­glian­za di ge­ne­re non­ché in fa­mi­ly plan­ning han­no più chan­ces an­che nel­lo svi­lup­po eco­no­mi­co e ve­do­no cre­sce­re in­di­ca­to­ri come il pro­dot­to in­ter­no lor­do. Em­ble­ma­ti­ca l’in­fluen­za po­si­ti­va del “di­vi­den­do de­mo­gra­fi­co” nel­lo svi­lup­po dei pae­si del­l’A­sia tra il 1970 e il 2000.

Il man­ca­to ac­ces­so alle in­ter­ru­zio­ni di gra­vi­dan­za, in si­tua­zio­ni di di­sa­gio e in­di­gen­za, por­ta tut­to­ra alla mor­te di cen­ti­na­ia di mi­glia­ia di don­ne nel mon­do ogni anno. Come emer­ge dal­la re­la­zio­ne, dif­fon­de­re una cul­tu­ra della con­trac­ce­zio­ne ri­du­ce le gra­vi­dan­ze in­de­si­de­ra­te e gli abor­ti, che in­fat­ti ri­man­go­no alti so­prat­tut­to in par­ti­co­la­ri fa­sce, quel­la del­le ado­le­scen­ti di­sin­for­ma­te e quel­la del­le im­mi­gra­te che vi­vo­no in con­te­sti tra­di­zio­na­li­sti. Nei pae­si in via di svi­lup­po cir­ca il 19% del­le ra­gaz­ze sot­to i18 anni ri­man­go­no in­cin­te. L’Un­f­pa non man­ca di evi­den­zia­re esem­pi vir­tuo­si, dove que­sti fe­no­me­ni sono in net­to calo pro­prio per la dif­fu­sio­ne di una cul­tu­ra del fa­mi­ly plan­ning.

Nel­le con­clu­sio­ni, la con­fe­ren­za ha lan­cia­to una Call to Ac­tion per fo­ca­liz­za­re l’at­ten­zio­ne sul­la pia­ni­fi­ca­zio­ne fa­mi­lia­re e la sa­lu­te ses­sua­le e ri­pro­dut­ti­va come par­te de­gli obiet­ti­vi im­pre­scin­di­bi­li per lo svi­lup­po glo­ba­le dopo il 2015 (o Mil­len­nium De­ve­lo­p­ment Goals). Per­ché è im­por­tan­te, pro­prio per ri­dur­re gli abor­ti e fa­vo­ri­re una cul­tu­ra più ri­spet­to­sa del­le don­ne e dei loro di­rit­ti, pun­ta­re an­che se non so­prat­tut­to sul­la con­trac­ce­zio­ne, come or­mai da anni esor­ta­no a fare le isti­tu­zio­ni in­ter­na­zio­na­li.

 

 

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