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Ombre sulla vita di Coco Chanel: fu una spia nazista?

“Il nero conteneva tutto. Anche il bianco. Sono d’una bellezza assoluta. E’ l’accordo perfetto”, diceva Gabrielle Bonheur Chanel. Nero, come il primo vestito firmato Chanel, che venne chiamato “la petite robe noire”. Nero come l’austerità dei suoi vestiti. Ma nero è anche il colore delle ombre che si possono nascondere tra le pagine di una vita. E nero come il capitolo della storia mondiale che ha visto la nascita e il dilagare del nazismo. 

Voci, documenti, dubbi che avvolgono la vita di un’icona non solo della moda, ma di colei che ha dato una nuova percezione alla femminilità e un nuovo modo di vestire la donna. Nel 1926 Vogue già scriveva di lei: “Ha creato la nuova uniforme della donna moderna”.
 
Un libro che titola “Al letto con il nemico - La guerra segreta di Coco Chanel” firmato da Hal Vaughan, un giornalista americano che vive in Francia, lascia poco all’immaginazione sulla fine della storia che racconta. Tra le pagine del testo, infatti, l’autore spiega e documenta i retroscena della vita di Chanel: dietro alla famosissima e ammirata stilista si sarebbe nascosta una spia nazista. Ecco il grande segreto.
 
Si conoscerebbe addirittura il suo numero di matricola e il nome in codice: F-7124, Westminster dal nome del suo ex compagno, il Duca di Westminster. Sarebbe stato nel 1940, quando Coco aveva 57 anni, che l’Abwehr, l'intelligence militare tedesca dal 1921 al 1944, l'avrebbe reclutata come spia.
Questa sua scelta sarebbe avvalorata dal suo fiero antisemitismo e dall’apprezzamento per Adolf Hitler dimostrata fin dall’ascesa di quest’ultimo.


Vaughan svela diversi segreti: l’agente delle SS con cui Chanel ebbe una storia d’amore, Hans Gunther von Dincklage, soprannominato Spatz, l’avrebbe usata come intermediaria nella contrattazione di due accordi di pace separati, uno con la Gran Bretagna e l’altro con la Germania nazista.
 
Questa operazione era nota col nome di “Chapeau de couture” e fu intrapresa per volere della stessa stilista, a quanto si leggerebbe in un documento declassato nel 1995. Grazie alla sua amicizia con Winston Churchill Coco sperava di portare a termine questa operazione, cosa che non avvenne, ma interrogata dalla FFI dopo la Liberazione della Francia, potè evitare una condanna come collaborazionista, fatto che le permise di vivere al 7° piano del Ritz a Parigi, proprio grazie a questa sua influente amicizia. Più avanti negli anni avrebbe giustificato questa sua relazione dicendo che insieme avevano vissuto una tale passione che i documenti a quell’età non erano più importanti.

Nel 2007 è uscito in Francia un libro “Les comtesses de la Gestapo” nel quale già si sostenevano queste sue relazioni, non solo intime, con il nazismo.

Verrebbe svelata un’altra ombra presente questa volta nella carriera della stilista. Nel libro di Vaughan si sostiene, infatti, che Coco avrebbe tentato di impadronirsi, grazie ai suoi rapporti con i nazisti, di tutti i proventi della vendita del profumo Chanel n°5, di cui possedeva solo il 10%, estromettendo la famiglia ebraica Wertheimer a cui apparteneva il resto dell'azienda. Ma non riuscì nel suo intento ed ora la casa di moda appartiene interamente ai nipoti di Pierre Wertheimer, socio in affari di Coco.

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