Ombre sulla vita di Coco Chanel: fu una spia nazista?
“Il nero conteneva tutto. Anche il bianco. Sono d’una bellezza assoluta. E’ l’accordo perfetto”, diceva Gabrielle Bonheur Chanel. Nero, come il primo vestito firmato Chanel, che venne chiamato “la petite robe noire”. Nero come l’austerità dei suoi vestiti. Ma nero è anche il colore delle ombre che si possono nascondere tra le pagine di una vita. E nero come il capitolo della storia mondiale che ha visto la nascita e il dilagare del nazismo.
Vaughan svela diversi segreti: l’agente delle SS con cui Chanel ebbe una storia d’amore, Hans Gunther von Dincklage, soprannominato Spatz, l’avrebbe usata come intermediaria nella contrattazione di due accordi di pace separati, uno con la Gran Bretagna e l’altro con la Germania nazista.
Nel 2007 è uscito in Francia un libro “Les comtesses de la Gestapo” nel quale già si sostenevano queste sue relazioni, non solo intime, con il nazismo.
Verrebbe svelata un’altra ombra presente questa volta nella carriera della stilista. Nel libro di Vaughan si sostiene, infatti, che Coco avrebbe tentato di impadronirsi, grazie ai suoi rapporti con i nazisti, di tutti i proventi della vendita del profumo Chanel n°5, di cui possedeva solo il 10%, estromettendo la famiglia ebraica Wertheimer a cui apparteneva il resto dell'azienda. Ma non riuscì nel suo intento ed ora la casa di moda appartiene interamente ai nipoti di Pierre Wertheimer, socio in affari di Coco.
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