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"Oltre il 90°" di Flavio Falzetti

Flavio Falzetti è un roccioso mediano in odore di professionismo. Fisicamente forte, ha una buona tecnica e sa impostare la manovra. Leader naturale, i compagni, anche quelli più anziani, guardano a lui come un punto di riferimento.

Ha perso un po’ di buone occasioni ma nella Monturanese di fine anni ’90 sta per spiccare il volo verso le categorie che contano. La Bestia è la peste di questi tempi, attacca tutti indiscriminatamente e senza un perché. Si parla del cibo, dell’aria, dell’acqua, dello stress, insomma si tira dentro di tutto quando questa malattia arriva come un fulmine.

Nel marzo del 1999 Flavio Falzetti e la Bestia iniziano una partita che ad oggi ancora deve finire. Nel libro “Oltre il 90°” (Bradipolibri, 2009, 141 p., a cura di una delle penne migliori della nostra letteratura sportiva, Francesco Caremani), Falzetti parla diffusamente, quasi senza freni di questa partita fatta di sofferenze e dolore, ma piena di orgoglio, coraggio e volontà.

Falzetti è un malato come tanti, la Bestia lo sa e lo colpisce senza pietà.Ne distrugge il corpo, ne mina l’animo. È solo un ragazzo, sa che è terreno di conquista, la vittoria sarà facilissima. Ma la Bestia non si accorge che quel ragazzo è un mediano, un tipo che dà tutto in campo per la propria squadra, che non ha paura di niente, cresciuto con il pallone e la voglia di vincere sempre.

Messa così, la partita si prospetta da subito lunga, difficile, ricca di capovolgimenti di fronte. La Bestia parte subito con un vantaggio considerevole. Flavio accusa il colpo quando all’Ospedale di Sant’Elpidio al Mare, i medici gli diagnosticano il Linfoma di Hodgkin (http://it.wikipedia.org/wiki/Linfoma_di_Hodgkin) e non può che indietreggiare, chiudersi a riccio per difendersi.


Questi sono gli attimi della paura, per una vita che si trasforma, che rischia di finire, che sarà un calvario, nonostante tutto. Ma Falzetti si difende per poco tempo, non ci sta ad arrendersi senza giocare e parte subito al contrattacco.

La Bestia è un avversario quasi imbattibile, che attacca senza soluzione di continuità? Vorrà dire che l’unica difesa possibile è un attacco ancora più tambureggiante, quasi sconclusionato, per ricondurre tutto verso un faccia a faccia dove Flavio e la Bestia se la devono veramente giocare. La Bestia debilita Flavio, e allora Flavio non si abbatte, non fa la vittima, la Bestia ti impone la chemioterapia, processione tra veleni iniettati nelle vene e spasmi insopportabili, e allora Flavio si mette in testa di ritornare a giocare a calcio una volta finito tutto questo.

La Bestia ti fa sentire al limite dell’umano, senza capelli, gonfio e con poche energie, e allora Flavio va in bici alle Forche Capannine, facendosi chissà quanti chilometri per tornare in forma. La Bestia ti fa “puzzare” la pelle di malattia e di morte, e allora Flavio inizia una nuova vita dietro la scrivania ma sempre nel mondo del calcio.

Come fa Flavio Falzetti a giocarsela con la Bestia? Solo se si legge con attenzione il libro si scopre. Flavio ama il calcio di un amore perduto, direi vocazionale, mistico. Si legge dell’affetto per la famiglia, per gli amici e per le cose care, ma le uniche parole di vero amore sono solo per il gioco del calcio.

La passione è così travolgente da sfumare i contorni della sua vita, da farla tendere soltanto verso un campo dove si può giocare con la palla. Ecco perché la Bestia non ha vinto la partita contro Flavio, perché non c’è spazio, non ci possono essere pensieri ed emozioni per lei.

Tutto è riservato al calcio, che riesce a farlo vivere.

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