• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Olivier Turquet: comunicare la nonviolenza per mostrare le soluzioni ai (...)

Olivier Turquet: comunicare la nonviolenza per mostrare le soluzioni ai problemi di un mondo in crisi

Partendo dal suo ultimo lavoro dedicato alle modalità di diffusione e comunicazione efficace della nonviolenza, Olivier Turquet immagina i prossimi passi in un mondo in cui la crisi della violenza sta già compromettendo l'attuale modello politico e sociale. Qual è in questa fase la missione del mondo del pacifismo e della nonviolenza?

di LAURA TUSSI

Comunicare la nonviolenza con nonviolenza. Manuale per uffici stampa di base. È questo il titolo dell’ultimo lavoro di Olivier Turquet, giornalista, attivista e coordinatore della redazione italiana di Pressenza che nei suoi lavori ha sempre riservato uno sguardo particolarmente attento all’approccio nonviolento.

Comunicare la nonviolenza con nonviolenza – per riprendere il titolo del suo scritto – significa infatti vivere l’ambito giornalistico in modalità diverse e soprattutto creative e umane. Ad esempio è profondamente necessario essere efficienti e amabili, rapidi e gentili, professionali e umani: tutte doti e modalità di approccio che costituiscono tanti ossimori intrecciati, come in un mosaico di pace e in un intricato puzzle nonviolento.

olivier turquet nonviolenza

Il manuale cerca di spiegare in modalità descrittive e comprensibili anche a persone non esperte nel settore come si può organizzare un ufficio stampa in modo che quello che viene prodotto – o meglio creato, ossia costruito in modalità creative – sia poi anche riportato e diffuso dai media. È necessario poter comunicare il più lontano possibile il prodotto giornalistico: questa è una condizione essenziale. Il prodotto di un efficiente comunicatore può anche essere meraviglioso ed encomiabile, ma se non è diffuso e conosciuto in vari ambiti, in diverse località, in molteplici luoghi, remoti, distanti, lontani, questo ha poca efficacia.

Attualmente si assiste a una deriva di ampi settori della società civile verso un cattivismo dilagante e un qualunquismo antiegualitario che contrastano nettamente il portato valoriale della costituzione repubblicana. Frange della società inneggiano ai miti della razza, della patria, dell’eroe verso un grottesco mondo guerrafondaio, bellicista impregnato di xenofobia, razzismo, fascismo. La nonviolenza può costituire un anticorpo, un antidoto sociale rispetto a questa condizione umana? 

La nonviolenza è da sempre la risposta alla violenza. Bisogna capire che la radice ultima dei fenomeni che vediamo sta nella violenza. Che le razze non esistano l’ha detto inequivocabilmente la scienza da anni, eppure vediamo crescere ogni forma di discriminazione. Esiste un’illusione che, implicitamente, è anch’essa violenta: per risolvere i problemi basta mettere un cartello “siate buoni”. Assolutamente insufficiente. Per risolvere i problemi bisogna riconoscerli, comprenderli ed accettarli e le varie tecniche di risoluzione dei conflitti, di autoliberazione sono basate sulla nonviolenza che è un metodo di azione, ma anche un atteggiamento di fronte alla vita.

Un altro tema è la comunicazione: molto spesso le migliaia di attività nonviolente che esistono si autocensurano e non comunicano con efficacia quel che fanno. Comunicare la Nonviolenza con Nonviolenza è uno strumento pratico per migliorare questa comunicazione, pensato da Pressenza per tutte le realtà di base che vogliono dialogare meglio con i media.

I problemi maggiori della nostra società sono legati alla sua natura aggressiva. In che modo la formula relazione e comunicazione di cui tratti nel tuo ultimo libro potrebbe risolvere queste problematiche? 

Dobbiamo chiarire questo tema dell’aggressività: l’aggressività, dice Pat Patfoort, deriva dalla forza vitale che caratterizza l’istinto di sopravvivenza che ogni specie ha, incluso l’Essere Umano. Il tema è quando l’aggressività diventa violenza all’interno di un sistema che produce continuamente catene di violenza, escalation di violenza e violenza contro sé stessi. Questo è il vero problema. La comunicazione nonviolenta è sempre una possibile soluzione: il mio libro in questo è molto tecnico, ma certamente pubblicando quei consigli possiamo far conoscere meglio e con efficacia le numerose iniziative che creano nuovi ambiti di scambio, propongono nuove soluzioni.

Esiste un’illusione che, implicitamente, è anch’essa violenta: per risolvere i problemi basta mettere un cartello “siate buoni”. Assolutamente insufficiente

Le statistiche nazionali, nonostante tutto, rivelano che la maggioranza della popolazione si pone contro l’invio di armi in Ucraina. Questo dato di fatto può costituire un barlume di speranza collettivo contro un baratro oscurantista e catastrofico in cui imperversa l’umanità e rispetto a un nuovo futuro possibile di pace e nonviolenza?

Come ha detto varie volte Noam Chomsky, c’è una grande differenza tra l’opinione pubblica e l’opinione che si pubblica; il lavoro che facciamo in Pressenza e che fanno anche altri media nonviolenti come il vostro – Italia che cambia – è quello di rivelare quello che non si pubblica o che si pubblica a margine. È il vecchio gioco della bambina che svela che il Re è Nudo quando tutti lo vedono. In questo momento aggiungerei che il livello di propaganda nei media sta aumentando, mentre peggiorano le condizioni di lavoro dei giornalisti: tutti fattori che non fanno ben sperare nell’immediato.

Ma dobbiamo comprendere che il fenomeno a cui assistiamo è una crisi globale di quei valori che danno fondamento alla violenza; una crisi irreversibile, per certi versi dolorosa, per altri inevitabile. Il compito dei nonviolenti in questo momento è annunciare il mondo che verrà dopo, essere gli “angeli” del nuovo mondo nel senso letterale di ἄγγελος, annunciatore: un mondo di comprensione reciproca, di cura degli altri e del pianeta, un mondo dove sarà bandito il businnes as usual e tornerà in auge la vera solidarietà e dove le persone, per necessità, comprenderanno ed applicheranno veramente la saggia ed antica regola d’oro: “tratta gli altri come vorresti essere trattato”.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità