Nucleare: prove di evacuazione
In seguito alla pubblicazione della lettera di diversi scienziati italiani a favore dell’energia nucleare, indirizzata al segretario del PD Bersani, ho scritto altrove che rimangono senza risposta al momento almeno 10 interrogativi cruciali. Ne riporto qui i primi quattro:
1. È vero che il tasso leucemie e di mortalità per malattie tumorali è direttamente proporzionale alla vicinanza agli impianti nucleari?
2. È vero quanto reso noto da "Medici per l’Ambiente-ISDE Italia", che «nel normale funzionamento di qualsiasi centrale nucleare (anche in assenza di incidenti o fughe radioattive) vengono inevitabilmente e obbligatoriamente prodotte e immesse nell’ambiente esterno una serie di sostanze radioattive, che entrano anche nella catena alimentare dell’uomo»?
3. È possibile confinare in sicurezza (senza ricadute letali per le generazioni future dei prossimi 100.000 anni) le scorie radioattive? Come mai ad oggi non un solo grammo di scorie è stato messo in sicurezza in nessun Paese del mondo?
4. È possibile scongiurare disastri di proporzioni simili a quelli di Chernobyl o di Three Miles Island?
Al riguardo, ho ricevuto qualche giorno fa una segnalazione di Paolo Scampa (che ringrazio), presidente dell’AIPRI, associazione internazionale per la protezione dalle radiazioni ionizzanti (sito bilingue italiano-francese) che mi fa notare quanto segue:
"Non vi è più palese illustrazione della terrificante pericolosità dell’industria nucleare di quella che sorge dall’esame delle norme ufficiali sui comportamenti da tenere in caso di dispersione di sostanze radioattive. Come indicano queste stesse norme di sicurezza bastano quantitativi infinitesimali di depositi al suolo per costringere all’evacuazione immediata, definitiva e praticamente eterna di un qualsiasi territorio – per esempio di un centro urbano.
"L’evacuazione obbligatoria e definitiva delle popolazioni e dei territori scatta se in 1 km2 si sono depositati più di 40 Curie di Cs137, o più di 3 Curie di Sr90 oppure più di 0,1 Curie di Pu238 o di Pu239 o di Pu240.
"Tradotto in peso significa che l’evacuazione obbligatoria delle popolazioni e dei territori avviene se in 1 km2 si sono depositati “più di” 470 milligrammi di Cs137, o “più di” 22 milligrammi di Sr90 oppure “più di” 6 milligrammi di Pu238 o “più di” 1,8 grammi di Pu239 o “più di” 490 milligrammi di Pu240. Un incidente nucleare irreparabile “pesa” qualche... milligrammo… Un nonnulla è in grado di cancellare città e civiltà. La sicurezza nucleare, delle popolazioni e degli stati è un miraggio e una menzogna.
"Il combustibile di una centrale atomica consumato a 25 GwJ/t contiene dopo 3 anni di funzionamento le seguenti quantità medie (in kg) di questi 5 radioelementi:
E noi stiamo ancora qui a parlare del "bisogno di energia", ci hanno già convinti che nucleare "non si può fare a meno". Ma abbiamo più bisogno di energia, o di terra abitabile, di acqua pura, di aria respirabile? Per cosa utilizzeremo la nuova quantità di energia? Per alimentare ancora più dispositivi diagnostici per la PET e la TAC?
Infine: oggi il governo non sembra avere dubbi sulla indispensabilità del nucleare perché, appunto, "abbiamo bisogno di energia". Ma, mi chiedo: all’epoca del referendum nucleare di energia non ce n’era altrettanto bisogno? (Se no perché la stavamo producendo?) Eppure si scelse di dismetterla. Cosa è cambiato da allora? Improvvisamente comincia a piacerci? O dopo tanto tempo è arrivato qualcuno che delle preferenze dei cittadini proprio non sa cosa farsene? È così facile convincere il popolo italiano a calpestare le proprie volontà?
Sembra che oggi agli italiani si possa fare quel che si vuole. Mussolini disse: "governare questo Paese non è difficile, è inutile". Vero solo a metà: per lui era inutile, perché il Duce non faceva l’imprenditore.
1. È vero che il tasso leucemie e di mortalità per malattie tumorali è direttamente proporzionale alla vicinanza agli impianti nucleari?
2. È vero quanto reso noto da "Medici per l’Ambiente-ISDE Italia", che «nel normale funzionamento di qualsiasi centrale nucleare (anche in assenza di incidenti o fughe radioattive) vengono inevitabilmente e obbligatoriamente prodotte e immesse nell’ambiente esterno una serie di sostanze radioattive, che entrano anche nella catena alimentare dell’uomo»?
3. È possibile confinare in sicurezza (senza ricadute letali per le generazioni future dei prossimi 100.000 anni) le scorie radioattive? Come mai ad oggi non un solo grammo di scorie è stato messo in sicurezza in nessun Paese del mondo?
4. È possibile scongiurare disastri di proporzioni simili a quelli di Chernobyl o di Three Miles Island?
Al riguardo, ho ricevuto qualche giorno fa una segnalazione di Paolo Scampa (che ringrazio), presidente dell’AIPRI, associazione internazionale per la protezione dalle radiazioni ionizzanti (sito bilingue italiano-francese) che mi fa notare quanto segue:
"Non vi è più palese illustrazione della terrificante pericolosità dell’industria nucleare di quella che sorge dall’esame delle norme ufficiali sui comportamenti da tenere in caso di dispersione di sostanze radioattive. Come indicano queste stesse norme di sicurezza bastano quantitativi infinitesimali di depositi al suolo per costringere all’evacuazione immediata, definitiva e praticamente eterna di un qualsiasi territorio – per esempio di un centro urbano.
"L’evacuazione obbligatoria e definitiva delle popolazioni e dei territori scatta se in 1 km2 si sono depositati più di 40 Curie di Cs137, o più di 3 Curie di Sr90 oppure più di 0,1 Curie di Pu238 o di Pu239 o di Pu240.
"Tradotto in peso significa che l’evacuazione obbligatoria delle popolazioni e dei territori avviene se in 1 km2 si sono depositati “più di” 470 milligrammi di Cs137, o “più di” 22 milligrammi di Sr90 oppure “più di” 6 milligrammi di Pu238 o “più di” 1,8 grammi di Pu239 o “più di” 490 milligrammi di Pu240. Un incidente nucleare irreparabile “pesa” qualche... milligrammo… Un nonnulla è in grado di cancellare città e civiltà. La sicurezza nucleare, delle popolazioni e degli stati è un miraggio e una menzogna.
"Il combustibile di una centrale atomica consumato a 25 GwJ/t contiene dopo 3 anni di funzionamento le seguenti quantità medie (in kg) di questi 5 radioelementi:
Kg | ||
Sr | 90 | 27,2 |
Cs | 137 | 63,1 |
Pu | 238 | 8,8 |
Pu | 239 | 301,2 |
Pu | 240 | 117,6 |
Concludendo, secondo i dati dell’AIPRI basta ad esempio mezzo chilo di Cesio 137 per avvelenare un territorio di 1 km2 e costringere la popolazione all’evacuazione definitiva; d’altro canto, dopo soli 3 anni di esercizio una centrale nucleare produce scorie di Cesio 137 in quantità 120 volte superiore a quella critica (ricordiamo che, fino a quando le scorie non vengono collocate "in sicurezza" - ad oggi non un solo grammo di scorie è stato messo in sicurezza in nessun Paese del mondo - il rischio della dispersione è sempre presente).
E noi stiamo ancora qui a parlare del "bisogno di energia", ci hanno già convinti che nucleare "non si può fare a meno". Ma abbiamo più bisogno di energia, o di terra abitabile, di acqua pura, di aria respirabile? Per cosa utilizzeremo la nuova quantità di energia? Per alimentare ancora più dispositivi diagnostici per la PET e la TAC?
Infine: oggi il governo non sembra avere dubbi sulla indispensabilità del nucleare perché, appunto, "abbiamo bisogno di energia". Ma, mi chiedo: all’epoca del referendum nucleare di energia non ce n’era altrettanto bisogno? (Se no perché la stavamo producendo?) Eppure si scelse di dismetterla. Cosa è cambiato da allora? Improvvisamente comincia a piacerci? O dopo tanto tempo è arrivato qualcuno che delle preferenze dei cittadini proprio non sa cosa farsene? È così facile convincere il popolo italiano a calpestare le proprie volontà?
Sembra che oggi agli italiani si possa fare quel che si vuole. Mussolini disse: "governare questo Paese non è difficile, è inutile". Vero solo a metà: per lui era inutile, perché il Duce non faceva l’imprenditore.
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