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Nova Gorica e Gorizia, capitale della cultura europea 2025, ma "sacrificando" la storia della Resistenza e l’identità Jugoslava

Senza la Jugoslavia, Nova Gorica non esisterebbe. Eppure sembra che ricordare le proprie origini possa essere un qualcosa di profondamente divisivo tanto forse da mettere a rischio il progetto europeo della capitale europea della cultura. 

Meglio non parlarne, meglio superare parte della propria storia. Resistenza e Jugoslavia sono due dei pilastri fondamentali tanto della Slovenia, quanto della cittadina di Nova Gorica. Nel programma europeo della capitale della cultura 2025 di Jugoslavia qualcosa si dirà nella sezione permanente della mostra EPIC, sulla Jugoslavia, che esplorerà tre periodi storici cruciali, ma secondo questo schema:

• Il nuovo secolo: 1900-1920 (Governo austro-ungarico, movimenti nazionali, multiculturalismo e sviluppo, prima guerra mondiale, fronte isontino e le sue battaglie, profughi, arte e letteratura).
• L'Europa nel totalitarismo: 1920-1947 (nuovi confini, ricostruzione di Gorizia, ascesa del fascismo, migrazioni e colonialismo, seconda guerra mondiale, massacri delle foibe, periodo del governo militare alleato).

• L'Europa del dopoguerra: 1948-2004 (fondazione di Nova Gorica, politica e rapporti del dopoguerra tra Italia e Jugoslavia, fuga in Occidente, quotidianità presso la cortina di ferro).


Già da qui si capisce che indirizzo la mostra potrà avere. In una nazione quale quella slovena che è stata la prima a fuggire dalla Jugoslavia. Nova Gorica è una città giovane, ideata nel 1947, fu, come si legge nel programma stesso della Capitale europea della cultura 2025, la prima nuova città pianificata nella Jugoslavia del dopoguerra. Ma il progetto capitale europea della cultura è finalizzato a riscoprire il patrimonio modernista della città. La fase di ricerca comprende una prima analisi approfondita di tutta la letteratura sulla città, l'esplorazione di buone pratiche comparabili in altri paesi europei e una serie di interviste agli abitanti. Così come sulla Resistenza.

Lo spazio dedicato è ai minimi termini. Si parlerà dell’aspetto della Resistenza che unisce, le due Gorizie, quello del soccorso umanitario. Si legge “La regione ha due siti classificati come parte del patrimonio europeo L'ospedale partigiano segreto di Franja, immerso nei boschi della regione di Idrija-Cerkno, è un monumento unico all'umanità. I partigiani sloveni erano gli unici al mondo a costruire ospedali da campo durante la Seconda guerra mondiale. La caserma ora ospita un museo”. Insomma, pare evidente che il compromesso raggiunto consiste nell’aver sacrificato parte dell’identità della storia di Nova Gorica e della Slovenia, di aver dato spazio alle narrazioni proprie spinte dall'area di Gorizia, foibe, esodi e fuga dalla Jugoslavia, fatti storici che è giusto trattare, ma non in via esclusiva o dominante, ma se così non fosse, come parrebbe desumersi, probabilmente il progetto condiviso della capitale europea della cultura non sarebbe stato neanche partorito.

Foto: Wikimedia

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