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Non si abbocchi alle provocazioni di Gasparri e La Russa. La violenza non può sostituire il confronto

Ad ogni azione corrisponde una reazione. All’azione falsamente riformatrice del governo non può che rispondere una reazione di rabbia e di protesta da parte dei settori della società via via coinvolti dai provvedimenti del governo. Gli studenti hanno tutto il diritto di protestare, di dire la loro e far sentire le proprie ragioni ma non possono cadere nelle provocazioni di un governo composto da persone incapaci (leggi Gelmini) arroganti ed incendiarie (i vari La Russa e Gasparri) e capaci di tutto (come Silvio Berlusconi). La riforma universitaria è un guscio vuoto perché non contiene risorse, le poche che sono state stanziate sono il risultato del lavoro emendativo della Camera dei Deputati sotto la regia delle opposizioni. Non si può rispondere però al nichilismo del governo con il nichilismo della violenza. Sarebbe una risposta miope e sbagliata i cui esiti sono pericolosi ed imprevedibili. I membri del governo e la maggioranza che lo sostengono continuerebbero ad inveire contro i centri sociali e contro gli studenti violenti facendo spostare tutta l’attenzione dei mezzi di comunicazione dall’incapacità del governo alle scene di guerriglia urbana che non fanno onore né a chi le fomenta né a chi le compie. Il capogruppo al Senato del Pdl Maurizio Gasparri propone “arresti preventivi” degli studenti più indisciplinati, denotando la propria pochezza di dialogo e di visione.

Gli studenti dovrebbero rispondere con una protesta incisiva e non violenta. Il Ministro Ignazio La Russa sbraita in TV contro un universitario perché gli studenti quando protestano aggrediscono le forze dell’ordine, veri servitori della Stato. Quindi si dimostri al Ministro della Difesa che il pensiero creativo e razionale che anima l’onda studentesca è capace di concepire una protesta in grado di colpire coloro che siedono dietro le scrivanie dei Ministeri, rispettando le forze dell’ordine. Attualmente si rischia di elevare Ingnazio la Russa a fine pensatore, capace di avvertire la stessa contraddizione rilevata da Pierpaolo Pasolini nella poesia “Il Pci ai giovani!” scritta dopo gli scontri avvenuti nella facoltà di architettura di Valle Giulia nel marzo del 1968. Pasolini scriveva:

Adesso i giornalisti di tutto il mondo (compresi
quelli delle televisioni)
vi leccano (come credo ancora si dica nel linguaggio
delle Università) il culo. Io no, amici.
Avete facce di figli di papà.
Buona razza non mente.
Avete lo stesso occhio cattivo.
Siete paurosi, incerti, disperati
(benissimo) ma sapete anche come essere
prepotenti, ricattatori e sicuri:
prerogative piccoloborghesi, amici.


Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte
coi poliziotti,
io simpatizzavo coi poliziotti!
Perché i poliziotti sono figli di poveri.
Vengono da periferie, contadine o urbane che siano.

Gli studenti diano prova di maturità, diano prova di aver compreso la lezione della storia, facciano in modo che non siano assimilati ad Ultras di squadre di calcio. Alla violenza verbale del governo non rispondano con la violenza ben maggiore delle azioni, si finirebbe per perdere ogni credibilità ed ogni prospettiva di dialogo, il Governo continuerebbe a chiudersi nel suo autismo autoreferenziale, sentendosi sempre più investito del sacro compito di far rispettare l’ordine e la disciplina. Una cosa sembra chiara questo governo non ha nessuna voglia di dialogare e aprire i propri provvedimenti alla discussione. Lo si è capito fin dall’inizio della discesa in campo di Silvio Berlusconi. Il Cavaliere ha sempre contrapposto alla politica della concertazione la politica del “Ghe pensi mi”, ha mirato a dividere il sindacato, sbeffeggiato la maggistratura, irriso la Costituzione e il Capo dello Stato, umiliato i propri alleati di governo, pensiamo veramente che una mente si fatta possa dar credito alla parola degli studenti? No.

Si protesti in maniera pacifica, alta, intelligente, non si dia spazio alla violenza, non si diano alibi ad un governo moribondo, che si trova in questa situazione anche per la propria impossibilità ad aprire un confronto. L’isolamento del governo porterà a nuovi elezioni ed un nuovo esecutivo guidato probabilmente da differenti forze politiche. Allora, forse nella primavera 2011, giungerà di nuovo il momento del dialogo e del confronto adesso non bisogna dare spazio alla radicalizzazione delle posizioni, sia dall’una che dall’altra parte del campo. Gli studenti devono dar prova di possedere più lungimiranza dei politici che ci guidano.

Durante la discussione della riforma dell’università alla Camera dei Deputati, il Presidente del Consiglio costatando le proteste degli universitari a improntamente dichiarato “i veri studenti sono a casa a studiare”. Silvio Berlusconi dovrebbe sapere che solamente nei regimi totalitari o semi autoritari come la Cina e la Russia, gli studenti si bevono le riforme senza fiatare o colpo ferire.

In uno stato democratico come l’Italia gli studenti non hanno solamente il diritto ma anche il dovere di protestare. Ciò costituisce il segno che le genazioni che un domani condivideranno la responsabilità del governo del paese ci sono, sono vive e non accettano forzature ed operazione di mero marketing elettorale. E’ una risposta a chi concepisce il popolo, come massa acritica che esiste solamente ogni cinque anni per apporre una croce sul faccione impomatato del leader di turno. E’ la garanzia di uno Stato che non si rassegna al declino ma trova ancora le forze per lottare e manifestare il proprio dissenso.

Non cediamo alla violenza cerchiamo il confronto. Evitiamo che si sparga sangue, che si crei disperazione e disaggio.

Non sfondiamo le porte del Senato, come è purtroppo accaduto, non profaniamo i luoghi delegati all’amministrazione della democrazia rappresentativa ma lavoriamo alla creazione di Istituzione sempre piu’ aperte ed inclusive. Senza cadere nella trappola dei provocatori, dimostrando che Pasolini non ha scritto invano. 

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