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Non mostratevi in pose sexy ai miei figli

Kimberly Hall, blogger texana, ha scritto un post in cui consigliava alle amiche dei suoi figli adolescenti di non mostrarsi in pose sexy, nelle foto dei social network. Nel post riporta anche la decisione di bloccare i profili delle ragazze, contenenti immagini che lei ritiene troppo osé. Motivo: non far cadere in tentazione i suoi tre maschietti. Un altro tassello nell'ampio discorso che riguarda il rapporto figli/internet e il controllo dei genitori.

 
Tempo fa, avevo pubblicato un post sul mio blog - poi riportato con un articolo qui - in cui si parlava di una lunga confessione scritta da Mathew Ingram suGigaOm: Ingram raccontava che era arrivato addirittura - quelle reazioni improbabili ed esagerate, di cui si diceva - a monitorare attraverso un software di controllo di battitura installato sui computer di casa, la navigazione delle sue tre figlie. Erano giorni vicini al caso "Datagate", e Ingram ammetteva che se avesse avuto a disposizione gli strumenti dell'Nsa li avrebbe usati - e c'è andato vicino. 
 
L'argomento è interessante, soprattutto perché è molto umano: per arrivare ad essere coinvolto in un certo modo, una persona come Ingram - considerabile a tutti gli effetti un tech-guru, uno di quelli che mangia pane e tecnologia in salsa di futuro - significa che davanti ai figli cadono molte delle personali convinzioni e delle proprie visioni. Esempio per dire anche che, nonostante quello che io pensi su internet e sui social network e su quanto questi rappresentino in generale dei bei luoghi a mio avviso, molto probabilmente anch'io eserciterei delle azioni di controllo verso Tea - mia figlia di meno di un anno - quando sarà. 
 
È umano, ripeto. Ed è anche per questo che comincio a leggere e informarmi in proposito, per tempo come si dice.
 
Girando ultimamente mi sono imbattuto in qualcosa che ritengo un po' inquietante, anche riguardo ai mie alti livelli - o quelli che mi sono fissato per il momento - di sorveglianza; si andava a superare non tanto il limite del ridicolo (probabilmente nel caso di gran lunga oltrepassato), ma per certi aspetti forse, anche quello della legalità - quanto meno morale. 
 
La settimana scorsa la blogger americana Kimberly Hall, ha scritto un post dal titolo "FYI (if you’re a teenage girl)". Il post inizia con "Dear girls" ed è una lettera aperta alle amiche dei propri figli maschi - tre e tutti e tre adolescenti. 
 
Hall comincia raccontando che la sera precedente alla stesura del post, la sua famiglia si era seduta "attorno ad un tavolo" - ci sono sempre tavoli attorno a cui sedersi, in certe famiglie - per visionare le foto dei profili socialné dei figli, in particolare quelle delle loro amiche. E durante questa seduta di schedatura che neanche si stesse a visionare un book per un qualche concorso estetico, lei si è accorta che diverse di loro avevano caricato foto in pose troppo sexy per i suoi standard: magliette senza reggiseno sotto, schiene inarcate e facce sensuali - dice così.
 
E chiedendo alle ragazze: "Non sapete che una volta che un maschio vi vede svestite, non riuscirà a dimenticarlo? Non volete che i fratelli Hall vi guardino con intenzioni sessuali, vero?", ha bloccato tutti quei contatti che riteneva pruriginosi: "A casa nostra, non ci sono seconde chance, ragazze. Se volete essere amiche degli Hall, dovrete tenervi i vestiti addosso. Se provate a postare un autoscatto sexy, o un video inappropriato di YouTube - anche solo una volta - sarete cacciate dalla nostra isola online".
 
In tutto, ritenendo per qualche ragione che questa potesse essere una punizione per le ragazze - che poi non avrebbero potuto "sposare un Hall" - quella seconda occasione alla fine l'ha concessa, invitando le interessate a "correre" sui propri album online per rimuovere le foto che avrebbero portato i suoi maschietti ad immaginarle nude. 
 
Il post ha avuto molto successo, con un ampissimo sharing (più di 4mila condivisioni via Twitter e oltre le dieci mila in Fb) a cui si aggiungono oltre 800 commenti tendenzialmente d'accordo con le parole e con l'operato di Hall - per altro molti fortemente convinti. 
 
Al di là del merito, uno dei motivi per cui il post del blog Given Breath che Kimbeerly Hall scrive è finito fin qui, è legato proprio a questa grosso rimbalzo, l'ampia risonanza presa, nettamente al di sopra delle normali medie: segno di un interesse diffuso sull'argomento o di una condivisione compulsiva - che per riflesso significa allo stesso modo interesse. 
 
Dal mio punto di vista personale, reagendo d'istinto, sarei contro: non sono d'accordo su quello che Hall ha fatto e non credo che sia un buon metodo quello di escludere, di tener fuori, di non discutere, certi argomenti.
 
Come se nascondere la polvere sotto il tappeto, fosse sufficiente a far sì che quella polvere scompaia di fatto. Ma ho mille dubbi su quale sia la cosa giusta: l'unica sicurezza che ho è che su certe questioni mi stupisco di come le persone abbiano delle certezze così solide - con riferimento a quei migliaia di entusiasti che hanno condiviso non tanto le parole ma la sostanza fisica di cui quelle parole consistevano.
 

@danemblog

Foto: A+A/Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

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