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Non dovremmo saperne di più sulla vicenda Morgan Stanley?

Abbiamo saputo per puro caso, grazie alla Termination Clause, dei 2,6 miliardi di euro che abbiamo pagato a Morgan Stanley. Lo Stato usa i nostri soldi per usare strumenti rischiosi, poco regolamentati e senza trasparenza. Non sarebbe il caso di sapere almeno chi è il responsabile?

Lo Stato Italiano ha dovuto pagare l’equivalente di mezza riforma delle pensioni alla banca Morgan Stanley per coprire la perdita su un derivato di cui ufficialmente non si conosceva l'esistenza. E che non si sarebbe conosciuta senza la Termination Clause: in virtù di questa clausola, Morgan Stanley ha chiuso il contratto perché la perdita eccede le garanzie. Ciò vuol dire che senza tale clausola, avremmo continuato a perdere senza che nessuno dicesse alcunché.

Il problema dei derivati, in estrema sintesi, è che sono strumenti finanziari in relazione ai quali non c'è alcuna regolamentazione organica, men che meno trasparenza.

Le pubbliche amministrazioni che usano tali strumenti, non pubblicano (come sono invece obbligate le società) la loro esposizione finanziaria verso le banche. E secondo Bloomberg saremmo esposti per 160 miliardi di dollari. Se volessimo mantenere un linguaggio di diritto societario, noi siamo gli azionisti dello Stato: abbiamo tutto il dovere di partecipare alle spese ed alle perdite, ma abbiamo anche il diritto di partecipare agli utili e soprattutto alle decisioni che determinano le une o le altre cose.

Che poi il problema non sono tanto nemmeno i derivati, in sè e per sè, soprattutto quando si parla di società private: è una scommessa. Né più né meno. Se il valore sale, guadagno, se scende perdo. Quindi, il problema è intanto l'abuso dei derivati, un po' come per i farmaci.

Se ci trovassimo in una società privata sapremmo chi ha firmato il contratto e a quali condizioni: sarebbe il caso che ci informassero anche relativamente a quest'aspetto, visto che si parla di miliardi e non di spiccioletti.
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