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Nichi Vendola nuovo Papa della sinistra

Vendola, acclamato presidente di Sel, ora si propone come il nuovo conciliatore politico tra il centro, la sinistra e il Vaticano

E' sempre alla domenica, il giorno del Signore, che Nichi Vendola dà il meglio di sé. Ieri c’è stata fumata bianca e il nostro è stato acclamato, dai suoi estimatori, presidente di SeL e Papa della sinistra. Ma egli ha già detto che non si accontenta: «Io credo e voglio parlare con la Chiesa». Poi vuole parlare con il centro di Casini; poi vuole dialogare con Bersani, poi con i cattolici, «Non nascondo la mia fede, voglio parlare con la Chiesa delle coppie gay». Poi vuole l’adozione per i Gay, poi… ma non vorrà per caso parlare anche con quel Dio che lui ha nella mente e che la pensa senza dubbio come lui in fatto di matrimoni e adozioni gay? C’è da giurarci.

Dice il mattatore Nichi: «tra le tante mie tante diversità vi beccate anche questa, sono innamorato di Cristo che morendo in croce ha ribaltato i simboli del potere». Chissà cosa penserebbe il povero Cristo che viene tirato per la tunica da questo resuscitato San Giovanni, il prediletto da Gesù.

Insomma il caro Nichi ormai si esprime proprio come un Papa «Ci eravamo smarriti, ci siamo ritrovati», è una classica frase da predicatore e raccoglitore di anime, tant’è vero che ieri qualche incauta madre gli ha allungato il figlio da baciare quasi fosse un santo medioevale, guaritore di scrofolosi.

E ancora Vendola rilanciando «il progetto d’amore tra due persone dello stesso sesso» avverte la platea: «No all’anticlericalismo, di queste cose voglio parlare con la Chiesa. Voglio chiedere agli amici del Family day se li hanno feriti le coppie gay o il liberismo».

Insomma il suo discorso di ieri era puro sincretismo selvaggio: un calderone delle streghe dove egli mette disordinatamente di tutto e di più: da Gramsci ad Aldo Moro, dalla piazza Fiom al Sessantotto, dalle istanze gay al suo credo cattolico, da Gandhi a Capitini, da Vandana Shiva a Gino Strada, da Carlo Petrini a Pannella, dalla Bonino ai ragazzi di Locri, da Don Ciotti a Bertolt Brecht, da Uccio Aloisi il cantore della Taranta a Apicella il cantore di Berlusconi; persino Dioniso e gli dei Olimpi ha fatto scomodare come testimonials del suo personale carisma politico dove tutti, morti e viventi, sono stati chiamati per evocare un nuovo paradiso dove «Ci prenderemo cura delle persone, delle loro debolezze, a partire dai disabili». E via così in un crescendo di citazioni e di berlusconiane promesse che coprono i “non contenuti” dei suoi discorsi. Lo aveva capito persino Scalfari il quale, anch’egli osannandolo come unico leader delle sinistre, poi si era fatto sfuggire “Il suo strumento è la parola, l´affabulazione…”.

Ed ieri sembrava veramente di essere ad una fiera d’altri tempi dove si fondevano sacro e profano e gli imbonitori scandivano a squarciagola: “Venghino signori e signore qui sulla pubblica piazza; è arrivato dalla palude degli scandali della Regione Puglia, il grande mago di Bari, incontrato nelle selve del PCI, ammaestrato dal grande Betinottì; divenuto poi suo pupillo e suo erede naturale. Venghino siori e siore, non siamo qui per vendere ma per regalare, più gente entra e più vendoliani si vedono”.

Ieri domenica giorno del signore, in una “mappazza” vendoliana dove si fondono religione, magia, fantapolitica, tarantella, e i suoi simboli: falce-martello-rosario incorniciati dalla corona della passione di Cristo, il suo popolo credente lo ha acclamato leader di Sel. Se Nichi Vendola non ce la farà a diventare leader della sinistra e della destra e del centro potrà sempre optare per il Soglio Pontificio, pare che abbia tutte le carte in regola, in tutti i sensi.

Se fallirà anche questa sua missione e vocazione, forse fra un po’ di tempo Nichi andrà in pensione e raggiungendo il suo mentore Bertinotti, tergendosi una lacrima, gli dirà «Ci eravamo smarriti, ci siamo ritrovati» e poi se ne andrà in giro con un cartello con impressa una frase famosa “Non seguitemi, mi sono perso anch’io”.

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