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Nessun partito... per un’Italia che affonda

Politica italiana impotente verso una realtà socio-economica Nazionale quasi alla deriva

Il disfattismo non aiuta nessuno, ma è chiaro che bisogna tenere in considerazione le variabili negative che da molti anni compaiono in tutti i report ufficiali degli istituti di statistica economica Nazionali. C'è chi sostiene che una buona dose di ottimismo trasmuterebbe, come per incanto, la situazione attuale critica e pesante per la famiglia "tipo" italiana - non certo per chi gode di certi "privilegi istituzionali"- in un'altra migliore, o che comunque questa visione ottimistica del futuro darebbe una spinta emotiva alla ripresa. 

Ma esiste, nel nostro paese, una formazione politica davvero capace di poter "salvare" una Italia quasi alla deriva? 

A questo proposito pubblichiamo innanzitutto alcuni dati in relazione allo scenario economico-sociale attuale. Dati diffusi qualche mese fa da http://www.fanpage.it/eurispes:

Cominciamo con il debito pubblico italiano che viaggia oramai sopra i 1.800 miliardi di euro. In fondo alla prima pagina del blog troverete un contatore collegato alla banca d'Italia, aggiornato secondo per secondo. In termini pratici possiamo tranquillamente affermare che ci sono circa 92.000 euro da tirar fuori per ogni famiglia italiana. Rassicurante vero?

Poi c'è il famigerato PIL (prodotto interno lordo). Il rapporto tra il deficit/Pil si aggira intorno al 4,3%, in calo rispetto al 5% del 2010. Dato più rassicurante del precedente, ma è sempre troppo poco.

Pressione fiscale persone fisiche inarrestabile - Attualmente, il Fisco si impadronisce del 47,7% del reddito per un quadro e del 34,5% di quello di un operaio. In buona sostanza già da quest’anno ciascun italiano pagherà 236 euro in più di tasse e contributi e a partire dal 2012 a questi andranno aggiunti altri 376 euro pro capite per un totale di 612 euro in più rispetto al 2010.

Pressione fiscale sulle aziende inarrestabile - L’Italia è risultata al 167/o posto della classifica “Paying Taxes 2011” per la pressione fiscale alle imprese (68,6% dei profitti). Questa classifica è stata realizzata dalla PriceWaterhouseCoopers ed è stata elaborata dalla Banca Mondiale. L’Italia risulta avere un sistema di tassazione complesso, (Ires, Irap, costi Inps e Inail), strutturato su diversi livelli di governance con un costo del lavoro molto elevato. A tutti gli aspiranti imprenditori consigliamo di soprassedere, aspettando tempi migliori.

LAVORO - Dilaga il precariato con i contratti di lavoro a tempo determinato che sono aumentati del 47,3%. Ancora peggio va l’occupazione femminile ferma al 46,4%.



FAMIGLIA – Il dato maggiormente preoccupante è questo: per il 35,1 % delle famiglie italiane, soprattutto per quelle del Sud, è difficile arrivare alla fine del mese mentre sono in costante diminuzione le famiglie che nonostante la crisi riescono a risparmiare qualcosa (26,2 per cento contro il 30,8 per cento del 2010). Calano di conseguenza i consumi soprattutto per quanto riguarda i viaggi, i regali, i pasti fuori casa, il tempo libero ed anche per i prodotti alimentari. Allarmante anche la situazione dei mutui e degli affitti che sono insostenibili per 2 italiani su 5. il 40 per cento delle famiglie italiane ha difficoltà a pagare la rata del mutuo (rispetto al 23,2 per cento del 2010) ed il 38,1 per cento (contro il 18,1 per cento del 2010) a pagare il canone d’affitto”.

SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE: soddisfatto solo il 35,8% degli italiani (31,9% abbastanza e 3,9% molto soddisfatto), contro il 44,3% dei “poco soddisfatti” è il 44,3%. Se a questi si somma il 17,1% che dichiara di non essere affatto soddisfatto, il parere negativo si attesta dunque complessivamente al 61,4%. La maggior parte, dunque. E una quota del 5,1% in più rispetto allo scorso anno.
Maggiore soddisfazione per il nostro sistema sanitario si registra nel Centro (41,3%), seguito da Nord-Ovest (39,1%), Nord-Est (38,6%), Isole (26,4%) e Sud (26,3%). esprimono malcontento il 71,2% degli abitanti delle Isole, il 70,7% del Sud, il 58,5% del Nord-Est, il 58,2% del Nord-Ovest e il 55,6% del Centro.


CRIMINALITA’ - Anche quest’anno, la ”maglia nera” del territorio più permeabile ai tentacoli della criminalità organizzata spetta alla provincia di Napoli. Seguono, la provincia di Caserta, Foggia, Catania e Vibo Valentia che risultano le più a rischio infiltrazioni da parte delle mafie. Sempre ai primi dieci posti si collocano Crotone, Catanzaro, Bari, Trapani. In posizione intermedia per grado di permeabilità si trovano Siracusa, Palermo, Brindisi e Messina.

OMICIDI IN FAMIGLIA – Il Rapporto Italia 2011, grazie ad un’analisi e una selezione di articoli di cronaca, estrapolati dai più importanti quotidiani a diffusione nazionale negli anni 2009 e 2010 ha diffuso i seguenti dati: nel biennio in Italia si sono registrati 235 omicidi domestici (122 nel 2009 e 113 nel 2010). In entrambi gli anni, la maggior parte di questi ha visto coinvolte persone appartenenti alla stessa cerchia familiare. Su 235 omicidi avvenuti nel biennio, quasi la metà degli omicidi domestici sono stati commessi nel Nord (52,5% nel 2009 e 47,8% nel 2010). Al Centro se ne sono registrati il 21,3% nel 2009 e il 18,6% nel 2010 mentre a Sud e nelle Isole gli omicidi domestici sono stati il 26,2% e il 33,6% rispettivamente nel 2009 e nel 2010.

La cabina elettorale per tutti dovrebbe essere l'unica ancora di salvezza per cambiare le cose, ma è davvero complicato far fronte ad un debito pubblico stratosferico ed, allo stesso tempo, alla richiesta di aiuto di milioni di famiglie e piccole e medie imprese che urlano a gran voce: "non abbiamo piu' soldi da darvi". 

In realtà deve ancora nascere un partito politico che abbia poteri soprannaturali capaci di coniugare entrambe le priorità. Una cosa però è certa: chi gode di privilegi istituzionali come: deputati, senatori, faccendieri, ministri ecc. potrebbe far a meno di continuare ad averne, facendo delle leggi che li limiterebbero in termini di stipendi assurdi e pensioni d'oro. In questo modo le casse dello stato risparmierebbero un bel po' di soldi. Non sarebbe tutto, ma di sicuro un buon inizio, almeno per salvare la faccia. Ma fino a quel momento la risposta al quesito posto all'inizio, secondo noi, la potete trovare proprio nel titolo che apre questo articolo. 

http://www.facebook.com/pages/No-censura-cose-che-molti-fanno-finta-di-non-sapere/173023909399568

Commenti all'articolo

  • Di Ugo Di Girolamo (---.---.---.117) 2 maggio 2011 19:25

    Trovo singolare questa storia della "permeabilità" alla criminalità organizzata di tipo mafioso (mi sembra che è a questa che ci si riferisca e non alla generica criminalità organizzata) di province che da almeno un secolo e mezzo sono infiltrate, permeate, gestite dai clan in accordo con il ceto politico locale e nazionale.
     Mi piacerebbe leggere qualche dato anche sulla quarta regione mafiosa d’Italia (che non è la Puglia ma la Lombardia) !
     I dati citati sono innegabili e drammatici, ma la soluzione è solo parzialmente di carattere tecnico/economico. Penso che il punto di partenza dovrebbe essere l’obiettivo di liberare l’Italia dalla asfissiante rete di cosche, monopoli, cartelli e rendite di posizioni costruite dal ceto politico e dai suoi alleati principali: i clan mafiosi.
     La lotta alla corruzione è l’asse strategico sul quale costruire un movimento di liberazione nazionale.
     Ha ragione l’articolista: esiste un partito politico che voglia fare questo?!?

  • Di pv21 (---.---.---.52) 2 maggio 2011 19:57

    Mozione e missione >

    Secondo la mozione della Lega le “azioni mirate” da svolgere in Libia devono essere “esclusivamente a difesa” di nostri velivoli o della popolazione civile da “azioni ostili, reali, concrete e attuali”. Devono inoltre essere attuate “in condizioni di assoluta sicurezza” per gli stessi civili e per i nostri operatori.

    Un qualsiasi Comando militare dichiarerebbe tanto “irrealistico” quanto “inattuabile” un mandato vincolato alla “piena” osservanza e garanzia di siffatti prerequisiti operativi.
    E’ di fatto impossibile escludere, a priori, la presenza di civili in aree presidiate da mezzi e postazioni militari.
    Così come è assodato che sia i civili, sia i militari possono diventare vittime accidentali di “fuoco amico”.

    Per giunta la mozione impegna il governo “a fissare un termine temporale certo” che segni la conclusione della missione in essere.
    E’ da notare tuttavia che non viene mai citata la Nato e che non si fa alcun cenno alle “motivazioni” da addurre per “notificare”, alla Nato, il repentino ulteriore cambio di direzione.

    Le missioni militari non sono il tema per un “gioco delle parti” da teatrino di Pantomima e Rimpiattino

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