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Nell’ultimo mese gli indici di borsa hanno perso il 20%

Tra i recenti scossoni verificatisi nelle principali Borse del mondo, il crollo vero e proprio sembra durare ormai da quattro settimane esatte. Da lunedì 25 luglio, cioè, quando per la prima volta nei mercati si sono verificati i primi effetti delle difficoltà nelle trattative sul debito Usa. I timori di ricaduta nella recessione, lo spettro di una nuova “Grande Depressione” insieme ai timori sul debito sovrano a livello globale, e l'importanza avuta sulle Borse dalle trattative sul deficit Usa sono le principali cause di quanto avvenuto nelle Borse.

Fino a quattro settimane fa ogni tanto alle cadute degli indici di borsa seguivano dei rialzi che li compensavano. Da un mese a questa parte, invece, la Borsa di Milano ha perso il 24,97% e l'indice di Francoforte il 25,2%. L'intera Europa ha perduto il 17,97% (indice Stxe 600), con il Nasdaq americano in calo del 18,08% e il Dow Jones del 14,7%.

La situazione è insomma molto simile per tutti, ed è nerissimo, a prescindere ad esempio in Italia dal varo della manovra aggiuntiva e dagli interventi che hanno determinato l’acquisto dei Btp da parte della Bce. Per le aziende italiane, intanto, il dato che fa più impressione è forse quello di Fiat: in calo del 38% da inizio anno, da un mese è stato caratterizzato da perdite del 45% circa (-44,78%). Tra le banche, Intesa vale un terzo in meno e ha perso il 29,5% da un mese fa. Unicredit è franato del 26,5% in queste quattro settimane. Tutto luglio è stato però un mese “di passione” sui mercati e c'è allora un'altra data passata quasi sordina sui grandi media, anche se i blogger e gli addetti ai lavori ne parlano ormai da settimane: è il 2 luglio. In quella data è scattato un segnale tecnico a Wall Street sull'indice S&P 500 dal nome non a caso drammatico, se non jettatorio: death cross (croce della morte). Ormai da tempo i terminali degli operatori di borsa hanno delle impostazioni automatiche per far scattare gli ordini istantaneamente nei momenti più gravi e di solito si indicano dei prezzi soglia con l'aiuto di previsioni statistiche.

Questi indicatori sono guardati quindi con attenzione e questo è molto seguito. Il cosiddetto “death cross” viene considerato il segnale ribassista per antonomasia. E il 2 luglio a Wall Street si è manifestata “la croce della morte”, come del resto agli inizi di agosto, subito dopo i crolli dell'8 agosto, quando Standard and Poor's ha declassato il debito degli Stati Uniti. Certo ai dati negativi degli indici di Borsa devono essere aggiunti anche quelli relativi alle “performances” dell’economia reale, i dati sulla produzione, sul reddito, sulla disoccupazione che, come è giusto, interessano direttamente milioni di persone “in carne ed ossa”. A parte il fatto che anche questi ultimi dati sono stati di segno negativo non si può trascurare quanto avvenuto agli indici di borsa che non fa che aumentare le già notevoli preoccupazioni che destano i valori dei principali indicatori dello stato di salute dell’economia reale. Quindi l’analisi congiunta dei problemi verificatisi nelle Borse e nei sistemi economici non può che evidenziare la gravità della situazione. Ma io non credo che, al di là delle loro dichiarazioni, i “leader” dei più importanti paesi siano realmente consapevoli di questa gravità. Sono molto più attenti ai risultati delle prossime elezioni che spesso li condizionano fortemente. Tutto ciò purtroppo non può che indurre al pessimismo.

Commenti all'articolo

  • Di Toscana (---.---.---.89) 22 agosto 2011 14:03

    Oggi la prima giornata positiva in borsa, comunque con una politica del genere non è possibile credere nelle aziende e quindi investire! Serve qualcosa di concreto per lo sviluppo.
    Ciao dalla Toscana

  • Di pv21 (---.---.---.98) 22 agosto 2011 20:06

    Berluscheide >

    Nello spazio di un mese una duplice manovra da 110 miliardi e tale da “affondare le mani” nelle tasche degli italiani. Il cuore di Berlusconi “gronda sangue” per una manovra bis dettata da “una crisi planetaria” che, si giustifica Tremonti, “non era prevedibile”.

    Nessun “dubbio” per un tasso di crescità che è, da mesi, la metà della media europea.
    Nessun “rammarico” per un Debito pubblico cresciuto in soli 3 anni di oltre 290 miliardi di euro superando quota 1900.
    E’ dal 1994 che Berlusconi promette di abbassare le tasse.
    Mai un “accenno” ai circa 650 miliardi di Debito accumulati nei 9 anni di suoi governi.
    Ha battuto perfino Craxi che in 4 anni (84-87) di governo fece salire il Debito di "appena" 240 miliardi.

    Intanto la crisi, ex ripresa passata a semi crescita, continua a gravare sul paese come Se fosse Stagnazione

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