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Nell’Italia del "G8" stipendi di fame voluti da governi e sindacati

Nell’Italia del “G8” e cioè tra le Nazioni più industrializzate del mondo gli stipendi dei lavoratori, secondo i dati dell’Ocse, sono al 23mo posto dopo Spagna e Grecia.
 
Questo perchè i lavoratori sono lasciati in balia della crisi, i contratti non vengono rinnovati, la cassa integrazione copre in minima parte, e solo per alcuni, la perdita di salario, centinaia di migliaia di precari vengono mandati a casa senza alcun reddito, si vorrebbe rimettere mano alle pensioni e portare l’età pensionabile delle donne a 65 anni, si fomenta il razzismo contro gli immigrati e per impedire che i lavoratori e i cittadini si organizzino per difendere salario e diritti e il Governo prepara nuove norme per vietare scioperi e manifestazioni.
 
E mentre migliaia di aziende chiudono e centinaia di migliaia sono i licenziamenti, mentre il governo invece di dare sostegno ai lavoratori foraggia, con i soldi di tutti i cittadini, banchieri e bancarottieri che sono i veri responsabili della più grande crisi economica del dopoguerra, la Marcegaglia, presidente di Confindustria, con una nota definisce “un episodio di intolleranza che ci riporta indietro negli anni, a stagioni che speravamo dimenticate per sempre”, anziché analizzare i “fatti”, successi ieri a Torino tra Fiom e Cobas, dal punto di vista sociale ed economico, condanna quella parte dei lavoratori che non si fidano più dei sindacati ormai alla deriva, caduti come “allocchi” nella trappola degli ultimi governi: disgregazione dei sindacati e di tutte le forze politiche di sinistra e facendoli apparire come teppisti e provocatori.
 
Con i dirigenti confederali presenti sul palco "era stato concordato che avrebbero potuto parlare anche lo Slai Cobas e gli operai di Nola" ma, qualcuno dei confederali, "che evidentemente non condivideva questa decisione, ha innescato una violenta provocazione per impedirlo. Nel parapiglia che ne seguiva - spiega la nota - Rinaldini cadeva e veniva aiutato a rialzarsi da lavoratori dello Slai Cobas. Quando, poi, un rappresentante dello Slai Cobas e uno degli operai di Nola stavano per parlare, come concordato con i dirigenti confederali, qualcuno tra di loro strappava violentemente i fili del microfono per impedirlo". Nessuna "aggressione preordinata contro Rinaldini, quindi. Quanto accaduto - conclude lo Slai Cobas - è stata una scelta deliberata di chi tra i confederali, innescando la violenta provocazione sul palco, vuole continuare ad impedire che i lavoratori possono prendere direttamente la parola e continuino a rimanere succubi di accordi concertativi, a perdere e calati dall’alto".
 
E’ da tre anni che, da destra e da sinistra, in tutti i salotti televisivi, si parla dei lavoratori che non arrivano a fine mese. Solo chiacchiere pre-elettorali. Sono riusciti a prendere in giro tutti i lavoratori che speravano in una politica seria e non fatta da arrivisti e venduti al potere economico e finanziario. La CGIL, CISL e UIL ricomincino a fare sindacato e non pensino solo a proiettare i loro leader nel Parlamento.

Commenti all'articolo

  • Di illupodeicieli.leonardo.it (---.---.---.196) 18 maggio 2009 14:59

    Dici bene Salvatore, perchè se fosse scoppiata una rivoluzione e qualcuno si fosse ritrovato,lui, con il conto corrente bancario bloccato (come fa Equitalia se non paghi una multa o non puoi tirare fuori 300€ per la tassa sui rifiuti solidi urbani), o cacciato via dalla nazione, fra qualche anno i rivoluzionari sarebbero definiti,nei libri di storia, degli eroi, dei liberatori. Ieri a Report si leggeva che un tale, di cui non ricordo il nome, è stato nominato (per chiamata diretta del sindaco Moratti) responsabile in un ufficio del comune di Milano , anche se era ed è consigliere regionale in Lombardia: nel primo caso prendeva, ricordo bene, 274mila euro l’anno, nel secondo oltre 10mila euro al mese.Certo che devi ribellarti a certe situazioni e ottenere,almeno, due cose, anzi almeno tre: la prima che ci sia lavoro qui,in Italia, senza sovvenzionare chi esternalizza o delocalizza;la seconda è che lo stipendio permetta di vivere più che bene; la terza che non ci siano persone con 3 0 4 stipendi o gettoni, almeno non nel settore pubblico.Mi dirai:ma come si può ottenere questo? anzitutto evitando i ricorsi al Tar che bloccano leggi orientate a impedire i doppi lavori; poi permettendo agli operai di riaprire fabbriche ,che qualcuno ha voluto far chiudere (come il caso di una fabbrica di birra in Friuli (s.e.)), ma anche intervenendo sul costo del lavoro e della previdenza. Certo che quei lavoratori ,che volevano parlare invece di lasciar parlare solo sindacalisti della casta, quelli da 4mila euro al mese tutto pagato, hanno fatto bene e agito secondo coscienza.

  • Di Kocis (---.---.---.119) 18 maggio 2009 16:03
    Caro amico ( permettimi questa nota confidenziale),
     
     
    Da ex sindacalista, di base ( Rsu e quant’altro) sempre, mai a tempo pieno, della Cgil, sono “costretto” a concordare con la tua valutazione…….non ti racconto le ormai fu dolenti note.
     
    Certo, la questione italiana sui salari, a dir poco in maniera eufemistica, è molto stramba……sulla scala europea.
     Per non dire del valore medio delle pensioni delle ex lavoratrici e degli ex lavoratori.
     
    Diversamente dagli altri paesi europei siamo il paese con la più alta evasione fiscale, e, contemporaneamente, il paese con salari e gli stipendi più bassi. Tutto grasso che cola per quella fetta di popolazione che gode abbondantemente dei graziosi benefici in essere.
    Ovviamente c’è un nesso molto stretto e consequenziale.
     
    Il “padrone”, nelle sue multiformi articolazioni politiche e sociali, non è mai sazio.
    Da sempre si sa, ognuno tira la sua coperta.
    Pura legge di “natura”.
    Da parecchi anni, ormai, il lavoratore dipendente è stato abbandonato alle “sirene” della fascistoide destra, vecchia e nuova, che ha trovato il nuovo sonetto ormai da lungo tempo in moda: non più ricerca di equilibrio distributivo e parvenza di equità, ma elogio al ricco, “grosso” e grasso miliardario in auge, ai tanti furbi illegali di turno, e lotta spietata ai poveri e agli emarginati, i deboli tra i più deboli, a partire dai migranti. Con ricco contorno di elargizioni di ignude cosce serali, tutte a gò-gò. Giusto, per sviare l’attenzione e per attivare i sensi repressi prima dello stanco e misero sonno.
    Hanno inventato la “nuova lotta di classe”.
     
    Dei sindacati, a parte Cisl e Uil, diventati purtroppo ormai portavoce del “cantico delle sirene”, la Cgil, ormai da tanti anni è un fuscello in balia delle dolenti note della cosiddetta sinistra italiana e dei suoi variegati capi ( succedutosi) farfalloni.
     
    Mi auguro sempre che se la cavino, in nome delle lavoratrici e dei lavoratori dipendenti.
     
    Questione ardua e complessa.
     
    Speriamo che succeda!
    Ma, forse, è già troppo tardi. Anche loro sono stati risucchiati dai tanti tromboni di turno.
     
    cordialità
  • Di Francesco Rossolini (---.---.---.103) 18 maggio 2009 22:00

     I 120 manager più pagati d’Italia si portano a casa in totale 500 milioni di € all’anno lordi. E nessuno si è azzardato a mandarli a casa con tanto di un bel calcio nel sedere

    500 milioni di €, Ovvero l’equivalente del lordo totale di 25000 lavoratori... magari cassa integrati.




    • Di Kocis (---.---.---.119) 18 maggio 2009 22:25
      Gentile Rossolini,
       
      la realtà suii numeri presi in esame, purtroppo, è molto più brutale di quella evidenziata.
       
      Manca uno zero finale.
      Non si tratta dell’equivalente corrisposto a 25.000 lavoratori, bensì a 250.000.
      Fatto pari a 2000 euro lordi il salario o lo stipendio medio preso in esame ( che di per se è già ben oltre la media nazionale: consideriamo un lavoratore con diversi anni di anzianità, inquadramento contrattuale medio, con carichi di famiglia, moglie e figli).
      Il confronto con i lavoratori in c.i.g. ( cassa integrazione guadagni) è ancora più spietato. Fatto pari a 1000 euro lordi ( valore medio, al medio-basso) il numero dei lavoratori raddoppia a 500.000 unità.
       
      Qundi, in questo caso “peggiore” il rapporto è 120 manager su 500.000 lavoratrici e lavoratori in c.i.g.
       
      cordialità

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