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 Home page > Tribuna Libera > Né elitismo né populismo: l’emergenza che abbiamo davanti

Né elitismo né populismo: l’emergenza che abbiamo davanti

 

Lo scontro in atto fra istituzioni europee e governo giallo verde italiano è solo il riflesso di quello più ampio che, quantomeno in Europa ed Usa, sta contrapponendo la rivolta populista alle èlites e che sta schiacciando la sinistra democratica (ovviamente non è del Pd che parlo) in un referendum che, come che vada, la vede sconfitta in partenza.

Le attuali èlites (non solo politiche ma anche manageriali, finanziarie ,scientifiche ed informative) hanno un carattere dichiaratamente oligarchico ed antidemocratico. Ma anche la rivolta populista, con il suo mito dell’uomo forte, con il suo rifiuto del principio di competenza, la sua xenofobia, il suo semplicismo, le sue pericolose inclinazioni totalitarie non è certo la democrazia ma un suo succedaneo avvelenato.

La rivolta democratica è una cosa diversa: postula il rovesciamento dell’attuale sistema economico e politico ma per sostituirlo con un diverso ordinamento democratico basato su principi diversi, ma questo presuppone che essa abbia una cultura politica opposta a quella del potere vigente, che il populismo non ha e, nella sua pochezza intellettuale, non può avere.

Il populismo, per sua natura, diffida del lavoro intellettuale, della scienza e di ogni discorso minimamente complesso. Per tutto cerca la soluzione più semplice ed immediata ed ignora che i problemi complessi, per definizione, non hanno soluzioni semplici (diversamente… non sarebbero complessi).

Il populismo non ha un sistema di valori proprio, distinto e contrapposto a quello dei ceti dominanti, ma, come sempre, assorbe profondamente quella cultura, semplicemente, si ribella alle sofferenze che dal sistema derivano, ma non si rende conto della loro reale causa.

E, infatti, gli attuali movimenti populisti (dalla Lega al Front National, da AfD al trumpismo, dal M5s all’Ukip e così via) sono tutti interni alla cultura neo liberista da cui traggono le loro proposte:la Lega vuole la flat tax che è una idea schiettamente neoliberista ed il M5s propone il reddito di cittadinanza che è un’altra idea dichiaratamente neoliberista (come dimostra il fatto che il suo ideatore è stato Milton Friedman).

Poi ci sono occasionali divergenze su questo o quel punto (magari un occasionale vampata di ritorno alle nazionalizzazioni) ma il principio ordinatore della legge è quello del mercato finanziario non la rivolta gialloverde contro i vincoli europei.

E qui si impone una riflessione su quale sia il gioco di ciascuno dei due pezzi della maggioranzache merita di essere esaminato in profondità.

La Lega sta facendo un gioco coperto, il cui vero obiettivo è la messa in crisi dell’Unione Europea e della sua moneta e questo non senza qualche intesa con Mosca (quanto avremmo voluto assistere all’incontro fra Salvini ed i dirigenti russi nel recente viaggio, durante il quale egli ha dichiarato di sentirsi lì a casa sua!). E in nome di questo obiettivo è disposto anche a rischiare il default italiano (diversamente, che senso avrebbero i suoi “Me ne frego dell’Europa, del rating, dello spread…”)

Nel caso del M5s è tutto più semplice: non hanno niente in testa, salvo un sogno molto infantile. E cioè: a maggio ci sarà un successo generalizzato dei populisti che conquisteranno la maggioranza nel parlamento (ed a questo seguirà la conquista dei governi dei singoli paesi dell’Unione), quindi si farà una commissione populista che rifarà le regole (via il limite del 3% del disavanzo, spesa libera e supporto della Bce ai paesi sotto stress finanziario ecc.) per cui vivremo felici e contenti e potremo fare la finanza più allegra del sistema solare).

Solo che Di Maio ed i suoi non fanno i conti con queste piccole questioni:

a. anche se è probabile un crollo dei socialdemocratici ed un ridimensionamento della destra tradizionale (Cdu-Csu,. Gaullisti, Forza Italia ecc.) non è affatto detto che i “sovranisti” conquistino la maggioranza assoluta dei seggi, anche perché ci sono forze come la Linke o la Gauche i Melenchon che, pur essendo di opposizione al blocco “europeista”, non sono affatto disposte ad allearsi alla Lega ed al Front National

b. le forze sovraniste non sono affatto omogenee ed in grado di esprimere un indirizzo politico comune: ad esempio, l’Afd non sarebbe affatto sulla lunghezza d’onda di un indirizzo più morbido verso i Pigs del sud Europa e, semmai chiederebbero alla Cdu Csu l’uscita della Germania dall’Euro. E altri populisti del nord Europa (ad esempio i “veri Finlandesi”) potrebbero seguire la stessa scia. Ma senza la Germania non esiste la Ue e l’effetto sarebbe più o meno, quello voluto da Salvini

c. che il Parlamento non ha poteri sulla Bce che è espressione delle banche nazionali, a loro volta in gran parte in mano a banche private

d. che rating e spread non dipendono dalle istituzioni europee e vanno per proprio conto

Per cui, anche la più squillante vittoria delle forze sovraniste o di quelle che Di Maio immagina come sue possibili alleate, non risolverebbe affatto i problemi dell’Italia.

Ed il problema più urgente, ora, è evitare il default.

E’ inutile che giriamo intorno alle parole: il problema è questo. Voglio rassicurare alcuni lettori disattenti di questo blog che mi immaginano convertito all’europeismo del sistema (ma forse sono solo il soliti troll di casa 5 stelle che fanno disinformazione in questo modo): non sono affatto diventato un sostenitore delle ragioni della Ue o della finanza, sono sempre per il superamento di Ue ed Euro, ma c’è modo e modo per arrivarci e quello che passa per il default è sicuramente quello più doloroso.

Il default, significa che un soggetto non è più in grado di pagare gli interessi sul suo debito e quindi è al fallimento (appunto… default); ovviamente, in quel caso nessuno è più disposto a prestare un soldo al debitore fallito che (se è uno Stato, come nel nostro caso) non ha neppure il denaro per pagare stipendi e pensioni. In altre situazioni, uno Stato cercherebbe di far fronte alla situazione emettendo moneta, che ovviamente si svaluterà rapidamente.

Ma noi non abbiamo neppure questa possibilità, perché la moneta la emette la Bce. Potremmo emettere ex novo una moneta nazionale, uscendo dall’Euro, ma resterebbe da vedere quale sarebbe il valore di questa moneta sul mercato internazionale: quale sarebbe la parità con il dollaro con il quale acquistare petrolio, gas, medicinali, altri generi di prima necessità di importazione. Poi, siccome le banche italiane hanno la pancia piena di titoli di debito pubblico che non varrebbe più niente, fallirebbero l’una dopo l’altra e questo significa che possiamo dare un saluto anche ai risparmi degli italiani e così via.

Insomma non ci vuole molto a capire che il default è la soluzione con i maggiori costi sociali: pura macelleria sociale.

Una soluzione diversa ci sarebbe: chiedere il soccorso delle istituzioni finanziarie internazionali come Bce e Fmi, ma questo significa l’arrivo della Troika ed il caso greco ci dice che succede in questo caso: il 40% della popolazione in condizioni di indigenza, la svendita del patrimonio pubblico, eccetera.

Non mi sembra un futuro allettante. Pertanto ora c’è da evitare questo disastro, dopo ci sarà da pensare come uscire da Ue ed Euro in modo razionale e senza romperci le ossa, il che implica una manovra di ampio respiro sul debito e soluzioni concordate per l’uscita da Euro e Ue (e, come insegna il caso inglese, la cosa non è semplicissima o poco rischiosa. Ma di questa parte parleremo prossimamente). Ora però dobbiamo evitare il disastro peggiore.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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