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’Ndrangheta: in manette personaggi di spicco

Sono finiti in manette a Reggio Calabria due avvocati e cinque imprenditori. Secondo il procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, sono emersi rapporti tra quella parte della ndrangheta che aveva connessioni con amministrazioni locali, dirigenti e funzionari pubblici. Trenta gli indagati a piede libero, tra cui figurano nomi di spicco come l’ex procuratore della Repubblica di Palmi, Giuseppe Tuccio che è ora in pensione, il presidente della Provincia Giuseppe Raffa, ed il sacerdote don Pino Strangio, canonico del Santuario della Madonna di Polsi in Aspromonte, quel santuario, tanto per intenderci, dove avvenivano i summit della ndrangheta. In carcere è finito l’avvocato Paolo Romeo, ex parlamentare ritenuto dai magistrati il trait d’union tra la mafia reggina, la politica e la massoneria. Paolo Romeo era stato condannato per associazione mafiosa nel processo Olimpia. Secondo le indagini svolte, Paolo Romeo riusciva ad ottenere quello che voleva tramite dinamiche ricattatorie che esercitava interagendo con esponenti politici, e la designazione di incarichi che egli stesso faceva ottenere a dirigenti che avevano la loro utilità per gli affari che si dovevano fare. Una rete a maglie strette tra politici e colletti bianchi che lo facevano muovere agilmente nel mondo imprenditoriale della grande distribuzione grazie ad un consorzio di imprenditori sotto il suo controllo. Paolo Romeo infatti aveva il controllo del centro commerciale “Perla dello Stretto” a cui aderivano imprenditori che usufruivano di punti vendita, e chi non accettava i contratti imposti veniva intimidito con la possibilità di vedere la propria attività data alle fiamme. Un coacervo di affari ed una rete ben organizzata che fin’ora ha soffocato la parte sana del territorio reggino.

 Paolo Romeo dunque era in stretto contatto con politici del calibro di Antonio Caridi e Giovanni Bilardi. Fu proprio Bilardi secondo le indagini a presentare emendamenti suggeriti da Romeo, per gestire una torta di 133 milioni di euro previsti per le aree metropolitane di prossima istituzione. Una realtà, quella emersa di corruzione, affarismo, che fa emergere uno dei cancri che stanno divorando la società calabrese, da richiamare alla memoria il film di Rosi “Le mani sulla città”. Per ritornare alla cronaca, nell’indagine effettuata dalla Dda sono state sequestrate dodici società e beni per un valore totale di 34 milioni di euro. La ndrangheta vive e si ramifica grazie alla massoneria, che da queste parti gioca un ruolo importante e determina le fortune di molti politici. Per il magistrato De Raho è impensabile che uomini come Romeo, condannati, ritornino a ricoprire incarichi politici, che li fanno prevalere ed assurgere a personaggi di spicco. Secondo la Guardia di Finanza è molto difficile per imprenditori onesti lavorare nel rispetto delle regole. L’indagine ha messo in luce un coacervo di affari ed una rete ben organizzata che fin’ora ha soffocato la parte sana del territorio reggino.

 

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