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Napoli divisa: biciclette da una parte, spazzatura dall’altra

A Napoli dal 21 al 23 settembre si terrà il Napoli Bike Festival. Il programma della rassegna è all'insegna della vita all'aria aperta e non include solo pedalate in giro per la città, per lo più rigorosamente dalla Villa Comunale verso i Campi Flegrei, ma anche tutta una serie di esposizioni, incontri e quant'altro per allietare questa tre giorni. E ben vengano queste iniziative! Tanto più che Napoli si è da poco riappropriata del suo lungomare, indefessamente pattugliato da solerti vigili. Ma chi a Napoli non va per pedalare, cosa trova? E anche coloro che volessero pedalare, oltre il confine della pista ciclabile, cosa troverebbero? Perché se è vero che il puntare sulle due ruote a trazione umana avvicina la città a quelle del Nord Europa, che si cerca sempre di eguagliare, in quanto a sostenibilità, è anche da dire che, ormai, questa sponsorizzazione, partendo dalla pista ciclabile e giungendo ai vigili, che eroicamente girano sulle loro nuove biciclette a pedalata assistita lungo via Toledo, evitando i pedoni e il pavé, lì dove è più dissestato, assume ormai sempre più, e non solo agli occhi dei cittadini napoletani, uno zuccherino che non sazia chi non mangia da tempo.

E già, perché mentre il sindaco è lì a trastullarsi del nuovo lungomare di cui godono i residenti della zona, coloro i quali abitano in quella parte della città che, per dirla alla Anna Maria Ortese, non è bagnata dal mare, annaspano in un traffico sempre più fuori controllo, grazie anche al fatto che il nuovo gradino di civiltà della zona a traffico limitato, è stato salito senza tener conto della tragica situazione del trasporto pubblico che, invece di essere potenziato, ha visto addirittura sopprimere alcune tratte e ridurre il numero delle corse, della metro e dei bus. 

Ma questo nuovo volto ciclabile di Napoli, ha le sembianze di Giano ovvero, ha due facce. Da Castel dell'Ovo verso Bagnoli c'è il volto di una Napoli serena, senza rughe, che passeggia e prende il sole, respirando l'aria frizzantina marina. Mentre dall'altro lato, abbiamo un volto rugoso, dove ci si muove frettolosamente e nervosamente tra colpi di clacson, dove i ciclisti, che qui pure ci sono, saltellano con coraggio su san pietrini mezzi divelti, tra i miasmi del traffico e della spazzatura che giace lungo le strade.

E sì, perché la pista ciclabile è gran bella cosa, ma il vero problema di Napoli resta sempre quello: la spazzatura. Che è lì, a due passi dal Comune. E non solo nei vicoletti di Calata San Marco o via Sedile di porto, ma sulle strade maestre, tipo via Medina e via Marina, dove le erbacce sono quasi diventate arbusti e viene spontaneo chiedersi per dove passa il sindaco per andare al suo ufficio. Non è il solo a non vedere, ma anche i giovani che inneggiando alla rivoluzione arancione, il giorno dopo l'insediamento di De Magistris, muniti di entusiasmo, oltre che di rastrelli, pale e cesoie si diedero alla pulizia della storica Piazza Bellini, da sempre simbolo della rinascita del centro storico e ritrovo di giovani, universitari e non, per lo più di sinistra. Passando da quella piazza oggi, accuratamente vedendo prima dove mettere i piedi per non inciampare nei pavimento sconnesso, il senso di sconforto è forte nel trovare cumuli di spazzatura che dal mattino alla sera, restano lì, a neanche un metro dalle antiche mura greche, motorini che invadono la piazza e quegli stessi ragazzi che, poco più di un anno fa, gioiosamente ripulivano la piazza, abbandonare carte, cicche e bottiglie di birra ovunque. 

Ed è in questo scenario che, chi supera l'ideale confine rappresentato da Castel dell'Ovo, non accontentandosi di pedalare sul lungomare, sgombro sì dalle auto, ma anche dalla vera vita cittadina, si chiede se, tra le cose di cui necessitava la città, al primo posto, vi fosse una pista ciclabile e relative manifestazioni di contorno. Anche perché chi scrive si chiede quanti, della Napoli non bagnata dal mare, parteciperanno al Napoli Bike Festival.

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