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Myanmar, si riaccende il conflitto nello stato di Kachin

Una settimana fa uno dei tanti conflitti latenti che agitano Myanmar, si è riacceso pericolosamente, mettendo a dura prova il giudizio della comunità internazionale secondo cui lo stato asiatico, a seguito del ritorno sulla scena politica di Aung San Suu Kyi e della scarcerazione di alcune centinaia di prigionieri politici e di coscienza, fosse avviato verso una felice transizione.

In questo blog abbiamo parlato più volte della disperata situazione della minoranzarohingya, nello stato di Rakhine.

Ora si riapre il conflitto nello stato di Kachin, tra le forze armate birmane e l’Esercito per l’indipendenza kachin (Eik). È bene scrivere “si riapre”, poiché è dal giugno 2011 che è saltata una tregua faticosamente rispettata per 17 anni ed è dallo scorso novembre che i combattimenti sono ripresi.

All’inizio dell’anno, elicotteri e aerei militari avevano a più riprese sorvolato a bassa quota i campi profughi e le città controllate dall’Eik.

Il 14 gennaio un attacco aereo dell’esercito di Myanmar sulla città di Laiza ha ucciso tre persone, tra cui un bambino, e ha ferito due donne e altri due bambini. Laiza, situata al confine con la Cina, è considerata il quartier generale dell’Eik.

L’Eik è considerato l’ala militare dell’Organizzazione per l’indipendenza kachin ed è l’unico importante gruppo armato con cui le autorità centrali non sono riuscite ad arrivare a un cessate il fuoco permanente.

La popolazione civile è a rischio di ulteriori attacchi, così come gli oltre 75.000 profughi (nella foto) che affollano i campi. Nel corso del 2012, le autorità birmane hanno ripetutamente limitato l’arrivo degli aiuti umanitari, lasciando migliaia di persone in condizioni igieniche inadeguate e senza sufficiente cibo.

Nel corso del conflitto nello stato di Kachin, l’esercito di Myanmar si è reso responsabile di numerose e gravi violazioni dei diritti umani, tra cui arresti arbitrari, torture, stupri, esecuzioni extragiudiziali e obbligo di lavori forzati.

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