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Myanmar, l’appello per i rohingya “desaparecidos”

Discriminazione | Il 9 ottobre 2016 ignoti hanno attaccato una serie di posti di blocco della polizia di frontiera di Myanmar nello stato di Rakhine uccidendo nove agenti.

La reazione del governo è stata durissima: vaste zone dello stato dove vive la minoranza rohingya sono state isolate e “bonificate” attraverso incendi e distruzioni di villaggi, stupri, torture e uccisioni.

A distanza di mesi, di centinaia di persone arrestate durante le operazioni militari non si ha più notizia.

In un rapporto pubblicato il 3 febbraio, l’ufficio dell’Alto commissariato Onu per i diritti umani ha denunciato che su 205 famiglie intervistate, il 45 per cento non aveva più notizie di almeno un parente arrestato tra ottobre e novembre.

Siamo di fronte a una sparizione forzata di massa. Il governo della Nobel per la pace Aung San Suu Kyi non ha ancora preso una chiara posizione di condanna e non svolge indagini adeguate.

Amnesty International ha lanciato un appello per chiedere alle autorità di Myanmar di rendere noto immediatamente il destino di tutte le persone detenute durante le operazioni di sicurezza nel nord dello stato di Rakhine.

 

 

 

 

 
 
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