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Myanmar, crimini di guerra dell’esercito al confine con la Cina

Il 27 ottobre tre gruppi armati su base etnica – Esercito dell’Arakan, Esercito dell’Alleanza nazionale democratica di Myanmar ed Esercito di liberazione nazionale Ta’ang – hanno lanciato simultaneamente la cosiddetta “Operazione 1027” attaccando una serie di postazioni delle forze armate nella regione nordorientale al confine con la Cina, occupando parti di territorio e catturando soldati.

La reazione delle forze armate di Myanmar è stata violentissima: attacchi indiscriminati contro civili e obiettivi civili, anche con armi vietate dal diritto internazionale come le bombe a grappolo. Per Amnesty International, che per due mesi ha indagato su quanto accaduto, si è trattato di crimini di guerra.

Secondo le Nazioni Unite, negli scontri alla data del 15 dicembre si erano registrati 378 morti e 505 feriti tra la popolazione civile e oltre 660.000 profughi interni, destinati ad aggiungersi ai quasi due milioni di sfollati in tutto il paese.

Uno degli attacchi più pesanti delle forze armate si è verificato il 16 novembre nella città di Pauktaw (vedi foto), nello stato di Rakhine. I militari hanno aperto il fuoco dal cielo e dal mare, usando missili e bombe senza distinguere tra obiettivi militari e obiettivi civili. La maggior parte degli abitanti di Pauktaw, circa 20.000 persone, è fuggita ma centinaia di persone sono rimaste intrappolate in città durante l’offensiva militare. Almeno 100 civili sono stati fatti prigionieri dai soldati.

Il 21 novembre l’Esercito dell’Arakan è riuscito a liberarli, nonostante i bombardamenti. È seguita un’altra offensiva delle forze armate di Myanmar: immagini satellitari scattate il 1° dicembre mostrano incendi e distruzioni di palazzi, di un mercato e di alcuni luoghi di culto. La distruttiva operazione militare è andata avanti per settimane.

Tra il 1° e il 2 dicembre le forze armate di Myanmar hanno attaccato anche nello stato di Shan, usando bombe a grappolo: il Crisis Evidence Lab di Amnesty International ha verificato una serie di immagini in cui, precedute dal suono di un aereo, si vedono dieci detonazioni allineate nel giro di tre secondi, prova del lancio di bombe a grappolo. Ulteriore conferma è arrivata dall’analisi delle immagini, a terra di alcuni resti dei contenitori delle bombe a grappolo, già usate nel 2022 in operazioni militari nello stato di Chin e in quello di Kayin.

Dopo quasi tre anni dal colpo di stato militare, la popolazione civile di Myanmar continua a pagare un prezzo altissimo. Questa situazione è uscita progressivamente fuori dall’agenda internazionale.

Amnesty International continua a chiedere al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di introdurre un embargo sulle armi a Myanmar e di attivare la Corte penale internazionale affinché indaghi sui crimini di diritto internazionale di sua competenza commessi negli ultimi tre anni.

 

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