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Myanmar: alta tensione, rischio di nuovi crimini contro i rohingya

Torna a salire la tensione nello stato di Rakhine, nel nord di Myanmar.

Gli ultimi a essere uccisi sarebbero stati sei contadini, tre uomini e tre donne di religione buddista, finiti a colpi di machete e di arma da fuoco due giorni fa. La loro comunità denuncia la sparizione di altre due persone, di cui sarebbero stati rinvenuti vestiti macchiati di sangue.

Il rischio è che le forze armate di Myanmar riaprano la caccia ai rohingyala minoranza musulmana cui è negata la cittadinanza e che vive quasi tutta nello stato di Rakhine.

Era successo lo scorso ottobre, dopo che un gruppo armato rohingya aveva ucciso nove agenti della polizia di frontiera.

La reazione dell’esercito fu semplicemente la “terra bruciata”: incursioni dell’esercito nei villaggi, poi razziati e incendiati, stupri di massa, uccisioni di civili e 75.000 persone in fuga verso il Bangladesh.

Amnesty International ha ribadito la necessità che le autorità di Myanmar, e specialmente la leader Aung San Suu Kyi (che finora ha minimizzato i fatti degli ultimi 10 mesi e non ha promosso indagini adeguate), collaborino lealmente alla Missione d’inchiesta delle Nazioni Unite.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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