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Monti e il montismo sono già un passo avanti

Archiviato Berlusconi, sedata la Santanchè, calmatosi Di Pietro la politica italiana sembra volgere ad una strana normalità. Sarà che i leghisti sono fuori dai giochi ed hanno altro a cui pensare, sarà che gli ex An non possono sbraitare più di tanto, sarà che la sinistra radicale non mette piede in Parlamento almento da tre anni, ma qualcosa sta cambiando.

Pensate solamente che i più scalmanati in questo momento sarebbero gli ex DC del Pdl, il che è tutto un programma. Finora mai visto.

L’avvento di Mario Monti a Palazzo Chigi sta generando una politica più ponderata, meno bellicosa (Gianfranco Fini direbbe muscolare). Più soft, più british, più europea e sicuramente meno berlusconiana. Se ne sentiva il bisogno.

Ha provocato una certa sorpresa vedere ieri l’aula del Senato ascoltare in religioso silenzio le parole del neo Presidente del Consiglio. Quasi stesse dicendo qualcosa di serio e non banale.

Senza schiamazzi, senza ululati, senza claque, senza applausi sguaiati, senza grida, senza accuse reciproche, senza insulti ai senatori a Vita.

E come si potrebbero attaccare adesso Ciampi, Rita Levi Montalcini, Scalfaro e Colombo, ora che uno di loro, uno che in Senato ci dovrà stare vita natural durante ha preso le redini del paese?

Non che sia giusto mettere nel freezer i sentimenti, le proprie convinzioni ed in fin dei conti la passione (che ci rende uomini e sopratutto italiani) ma di una politica che ascoltasse, si riappropriasse delle competenze, dell’esperienza e del dubbio, se ne sentiva il bisogno. Che i politici abbiano preso coscienza della propria fallibilità e del punto di non ritorno che hanno oltrepassato è un traguardo enorme.

Sono lontani i tempi in cui Berlusconi spopolava in Aula come un imperatore romano (un po’ Caligola, un po' Nerone) ed eccitava una parte di emiciclo in estasi, mentre l’altra lo insultava a pieni polmoni. Sono lontanissimi i tempi delle risse, degli striscioni, delle mortadelle mangiate sugli scranni damascati, del Ministro che manda a quel paese il Presidente, e delle Costituzioni sventolate in Parlamento. Forse anche perché il neo esecutivo almeno i primi tre articoli della Costituzione italiana dovrebbe conoscerli.

E’ strano vedere sui banchi del governo facce nuove. Facce un po’ spaesate ed emozionate. Fa piacere non riconoscerne i volti. Gli stessi volti che sono stati accolti con un po’ di perplessità da alcuni politici, ormai usurati, che avvertono questo governo come un corpo estraneo.

Ma quanto andrà avanti? Quanto durerà la soluzione che il Capo dello Stato, quasi tutti i partiti, ed in fondo l’opinione pubblica hanno messo in atto?

Per alcuni fino a primavera. Per altri fino al 2013. Per altri ancora è già durato troppo.

Berlusconi ha detto che con il governo Monti siamo ad una sospensione della democrazia. Per altri invece, era proprio con lui che la democrazia non era soltanto sospesa ma anche scomparsa.

Giuliano Ferrara e pochi altri continuano a gridare di andare al voto. Mentre gli italiani che più di ogni altra cosa chiedono di essere governati, se fosse possibile nel migliore dei modi, si domandano: "E’ meglio votare ed essere mal amministrati da un governo scarsamente democratico? Oppure è meglio non votare ed avere un governo che almeno la crisi, come sembra, la vuole contrastare?"

Solo l'Italia ci poteva mettere di fronte a questo difficile enigma. Di facile soluzione.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.43) 18 novembre 2011 12:26
    Damiano Mazzotti

    Forse molti non hanno capito che Monti è simile a Badoglio, ma molto più intelligente...

    Ora ci aspetta un conflitto economico senza precedenti, che anticiperà un nuovo ordine mondiale finanzario più equilibrato e giusto... L’alternativa è la Terza Guerra Mondiale contro la Cina e alcuni paesi del Medio Oriente...

    Draghi e Monti sono persone dell’elite accademica, ma sono europei e secondo me hanno la mente abbastanza libera da ammettere i grandi errori del turboliberismo quando collasserà l’intero sistema. Ma dovranno fare in fretta... riparare le cose non sarà facile e per i banchieri venditori di morte è sempre meglio scatenare una grande guerra che sposta l’attenzione aggressiva sugli stranieri, per deviarla dai loro sistemi truffaldini più o meno legalizzati.

    Per le grosse banche private fare le guerre è la scelta migliore perchè permette di far fare molti debiti agli stati e alle imprese per poi recuperarli con le prede di guerra... quando va bene..., altrimenti si spremono ancor di più i cittadini.

    Ma oggigiorno la tecnologia militare è così costosa che quasi nessuno a capito che la cosa è molto controproducente, col rischio di collassare come fece l’Impero Romano, che iniziò a derubare i propri concittadini fino al punto da farli fuggire per vivere nelle popolazioni delle periferie dell’impero (leggetevi l’articolo "La Storia, il volgo e i politicanti" di Piero Tucceri su www.reportonline.it).

  • Di Truman Burbank (---.---.---.251) 18 novembre 2011 12:59
    Truman Burbank

    Il titolo è incompleto, presumibilmente per motivi editoriali.
    - Fino a ieri l’Italia era sull’orlo del baratro
    - Con Monti e il suo governo il Paese ha fatto un passo avanti.

  • Di pv21 (---.---.---.185) 18 novembre 2011 19:22

    Pro veritate >

    Ricevuta la lettera d’intenti, la UE rinnova l’invito ad attuare le proposte riforme strutturali, ma Berlusconi continua a rinviare la formalizzazione del suo dl sviluppo.
    Il 31 ottobre lo spread tra Btp e Bund tedeschi supera la soglia dei 400 punti.

    La settimana seguente viene deciso, al G20, l’invio di ispettori UE e Fmi.
    Berlusconi smentisce ufficialmente l’ipotesi di sue dimissioni. La Commissione UE chiede “chiarimenti” sul piano presentato dal governo.
    Intanto è cominciata la corsa al rialzo dello spread che arriva a toccare i 470 punti.

    L’8 novembre la Camera approva il rendiconto dello Stato con soli 308 voti a favore.
    Nello spazio di 24 ore, nonostante le annunciate dimissioni di Berlusconi, lo spread fa un balzo fino ai 590 punti. Soltanto dopo che Napolitano ha ribadito che “non esiste alcuna incertezza” sulle previste dimissioni del governo lo spread ripiega sotto i 550 punti.
    Così il 12 novembre, dopo la definitiva approvazione del dl Stabilità e dopo le dimissioni di Berlusconi lo spread ridiscende sotto i 500 punti.
    Mentre Monti ottiene la fiducia della Camera lo spread cala a 470 punti.
    Siamo tornati ai valori del 7 novembre.
    La “fiammata” speculativa è coincisa con l’epilogo del governo Berlusconi.

    Nulla è cambiato” e “adesso è come prima”, conclude il Cavaliere.
    E’ noto che “denegare” la realtà giova al Consenso Surrogato di chi è sensibile alla fascinazione mediatica …

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