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Montezemolo scende in campo, ma i cattolici vanno altrove

Si è svolta domenica a Roma la convention Verso la Terza Repubblica promossa da ItaliaFutura, la fondazione che fa capo all’imprenditore Luca Cordero di Montezemolo. Un evento che ha riunito numerose associazioni e personalità, soprattutto legate al mondo del volontariato cattolico e alle riunioni di Todi. Come Andrea Olivero delle Acli, l’ex presidente del Movimento cristiano lavoratori Carlo Costalli, il segretario Cisl Raffaele Bonanni e Lorenzo Dellai, già tra i fondatori della Margherita. Presente anche un esponente del governo tecnico dalla spiccata identità cattolica, il ministro alla Cooperazione Andrea Riccardi, già presidente della Comunità di Sant’Egidio.

Un attivismo che desta l’attenzione dei partiti, interessati (e anche preoccupati) a ciò che si muove al centro, intenti a decifrare la nebulosa di Montezemolo, ancora in bilico tra lista, movimento o vero e proprio partito. La nuova aggregazione, al di là dell’appello volto ad una vaga riscossa del Paese e l’investitura di Mario Monti per un nuovo governo tecnico, non si è ancora espressa in maniera chiara e programmatica su questioni importanti come i temi della laicità e della sussidiarietà. Anzi, sulla sussidiarietà sì, sottolineandone “il valore” per “ogni progetto di rinascita civile ed economica del paese”.

Ma dalle premesse è lecito sospettare che l’approccio cattolicista potrebbe essere preponderante. Appare difficile infatti tenere insieme liberali laici, imprenditoria che preme per più liberismo e deregulation e meno burocrazia e associazionismo cattolico che invece prospera anche grazie agli agganci e ai sussidi dello stato. Infatti proprio Olivero traccia con un editoriale recente la strada percorsa: “Dopo Orvieto, Todi. Dopo Todi, Roma”. Con l’obiettivo di strappare alla disillusione e all’antipolitica “quei cittadini — soprattutto cattolici — che diversamente resterebbero fuori dal processo democratico”. E di porre fine al “bipolarismo aggressivo e inconcludente”, all’insegna di un “nuovo protagonismo, insieme con le altre organizzazioni cattoliche o di ispirazione cristiana”. Non è un caso che proprio Bonanni abbia raccolto l’incoraggiamento da parte, niente meno, che dal segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone. Anche il quotidiano dei vescovi Avvenire ha seguito con interesse la gestazione della creatura di Montezemolo.

 Va considerato anche l’interesse ambiguo del partito centrista di Pierferdinando Casini, nonché la volontà del centrodestra come del centrosinistra di tirare per la giacchetta la nuova forza politica. Dario Franceschini, capogruppo Pd alla Camera, ammette di non aver capito bene di cosa si tratti, ma anticipa che “adesso dobbiamo fare di tutto per iniziare da subito un percorso comune”. Ma Rosy Bindi critica la nascita di una nuova ‘Cosa Bianca’, perché “la Dc è stata una cosa seria, non un progetto improvvisato con una convention”. Anche L’Unità bacchetta le “troppe reticenze” dei cattolici “saliti in Ferrari”.

Certo è che la risposta del sottobosco cattolico, partita inizialmente da Todi con la benedizione dei vescovi, sembra sempre più svincolata dai vecchi partiti. Ma anche dal magistero clericale. Come rilevato da un recente sondaggio Swg, coloro che si dichiarano cattolici tendono ad abbandonare il centrodestra e a contestare l’ingerenza delle gerarchie ecclesiastiche in politica. Solo il 34% degli intervistati reputa “corretti” gli interventi della Chiesa. E non sono nemmeno così desiderosi di votare una qualche aggregazione centrista con Montezemolo: lo farebbe solo l’11,5% di loro. Preferiscono piuttosto il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo (schizzato al 18%) e l’Udc (in salita, al 14%), mentre crolla il Popolo delle Libertà di Silvio Berlusconi (dal 42% al 18,5%) e cala il Pd stabilizzandosi al 24%, diventando così il primo partito tra i cattolici.

Una trasformazione, quella nelle preferenze dell’elettorato cattolico, che sembra indice di una maggiore secolarizzazione e di scelte sempre meno eterodirette dalla Chiesa. Alla luce di tutto questo ci si chiede quindi quanto possa far breccia tra i credenti un ‘nuovo’ partito di centro, se intende spostare l’asse verso l’intesa con Casini, tra gli alfieri delle posizioni più clericali. E ci si chiede anche quanti di coloro che si dichiarano cattolici siano poi effettivamente tali, se nella vita reale trascurano le posizioni della Chiesa sulle tematiche eticamente sensibili e non ne accettano di fatto il magistero.

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