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Mister B e Montes-chi-è?

15 processi, neppure una condanna.

Questa la scritta che campeggia nella storica puntata di ieri di Porta a porta.
Un insetto mai così insinuante, un disgusto mai domo, Ghedini e Gasparri bava in bocca, sguinzagliati – da bravi bulldozer da palco – alla bisogna. Ovvero, trattandosi di un pluri-indigato-e-se-avesse-lasciato-anche-condannato, praticamente sempre.

E la stampa, al fine, si asservì del tutto. Le penne-molli schierate, insetti e insettucoli pronti a tamponare. Porta a Porta, ieri, è diventato un processo alle toghe rosse, la camera nella quale trovare la riforma al correntismo golpista delle toghe estreme. Nonchè un attentato alle coronarie del povero Donadi presente.
Sappiatelo, peraltro. Se mai riferirà in parlamento, B. parlerà di golpe. V’avevo avvertiti.

Pronte le richieste riformiste in giustizia. Da chi dice come sia “inconcepibile che sui magistrati decidano i magistrati” (Gasparri), e chi non li zittisce. Anzi li asseconda (lista troppo lunga). Dico: ha presente, l’onorevole Gasparri, quella regoletta democratica, tanto invisa al capetto ma essenziale, che risponde al nome di separazione dei poteri? Monteschiè?

Chi può biasimarlo: anche uno [ho evitato accuratamente qualsiasi aggettivo. Meglio così] come lui avrà chiaro in mente cos’è uno stato di diritto. Quantomeno per esclusione. Per prima, quindi, Italia.

Altro: la biond’avvocatessa (Pdl) che segue la Serracchiani ovunque vada a far comizi e che mi pare fosse martedì sera a Ballarò-applausi-per-tutti. Ostentava, dal fico di un Blackberry (precisazione sua), la sua figura di candidata a nome dello stato. Era espressione dello stato. Lo stato si stava muovendo. Lo stato e la monnezza. Lo stato alle elezioni. Lo stato di Berlusconi. Lo stato ha fatto quello all’Aquila. Già che sembra l’ora di francese: l’état, c’est moi, dice qualcosa?
Re Sole o Re Lampada? (O Lambàda, in caso di Apicella?)



Da settimane L’89 va parlando di una rivoluzione di Maggio, nel bene o – ahinoi – nel male. Ci riferivamo ad altro, ma in direzione della stessa, squallidissima figura. Potrei, con un espressione che ho già utilizzato, dire che per crossare, ho inavvertitamente fatto gol.

A chi mi chiede delucidazioni in merito al post di ieri, che offriva una sponda reattiva ai c.d. ragazzi dell’Onda (risacca, ad oggi, mi permetterei di dire. Con buonapace dei mini-lottatori-continui della Ravensburger), rispondo così.
Secondo il premier che vi riservate di non chiamare in causa la giustizia penale è una patologia nel nostro sistema.

Secondo il figuro che sta deturpando le libertà civiche e che non vi sognate di criticare, il parlamento è un’inutile assemblea pletorica.

L’eccellentissimo che – mi chiedo perchè, questo è il punto – ignorate chiede ai suoi tacchini ed ai suoi capponi di anticipare il Natale.

Gioacchino Genchi ci fa notare alcune assonanze tra il lessico dell’ultimissimo B. e quelle di un altro, di B. Un pò più datato, magari. Ma, parlando di moda (ancora, l’Onda), non vorrei mai che il nero torni cool.

“Io potevo castigare tutti coloro che hanno diffamato e tentato di infangare il Fascismo. Potevo fare di quest’aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto”.

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