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“Missioni in Nord-Kivu più difficili”: intervista con il professor Francesco Barone

Francesco Barone, professore del Dipartimento di Scienze Umane dell’Univerità dell’Aquila si è appena messo alle spalle la 58esima missione umanitaria, gran parte delle quali, condotte nell’Africa Subsahariana, probabilmente le ultime sono state quelle più delicate a causa dell’acuirsi di alcuni conflitti nella zona del Nord-Kivu, in Congo. Dinamiche talmente importanti da rendere a rischio qualsiasi azione di solidarietà.

“Le ultime missioni umanitarie – spiega Barone – sono quelle che hanno presentato maggiori difficoltà legate alla situazione esistente nel Nord Kivu e anche nella città di Goma. Dinamiche che sono il risultato di azioni violente da parte di gruppi armati nei confronti di migliaia di bambini, donne e uomini. Come è noto da diversi anni ci sono azioni che vedono per protagonisti diversi gruppi armati che hanno come principale quello di accaparrarsi ricchezze del territorio. Ultimamente, il gruppo M23, sta svolgendo un’azione di destabilizzazione del territorio provocando numerose vittime, così come la fuga di centinaia di migliaia di rifugiati. Oro, diamanti, coltan e cobalto sono la causa di tali conflitti”.

Quali sono le possibili ripercussioni di questa situazione sulla macchina degli aiuti solidali, nella rete di associazioni di cui fa parte? “Chiunque impegnato in azioni umanitarie in aree di conflitto è ben consapevole dei rischi che corre. Inevitabile che certe condizioni non favoriscano a pieno la realizzazione degli interventi. La tensione resta sempre alta, palpabile. Si deve agire ponderando e pianificando ogni spostamento. Non si può improvvisare nulla”.

Nonostante le difficoltà, siete riusciti a portare avanti degli interventi significativi, soprattutto nell’edificio scolastico. Può parlarci brevemente dei risultati raggiunti? “I nostri interventi riguardano diversi settori. Negli ultimi anni abbiamo consegnato grandi quantità di cibo, vestiti e medicine. Abbiamo consegnato questi viveri negli orfanotrofi, sostenuto diverse strutture sanitarie consentendo le cure mediche nei confronti delle persone poverissime. Secondo i responsabili di un ospedale locale, la nostra azione ha contribuito a ridurre in maniera incisiva il tasso di mortalità infantile. Nel nostro centro, nella periferia di Goma (quartiere Mugunga) abbiamo costruito una scuola che accoglie bambini, appartenenti a famiglie poverissime che non avrebbero altre possibilità di studiare. Stiamo lavorando per ampliare i locali di apprendimento, anche con strutture esistenti. Inoltre, abbiamo consegnato grandi quantità di cibo in un campo profughi, stiamo sostenendo gli ex bambini soldato e i bambini di strada”.

Quali sviluppi futuri prevede la sua missione? “Sarò certamente impegnato in altre missioni. Quando si intraprendono certi percorsi, diventa impossibile tornare indietro, dimenticando le persone incontrate, gli sgaurdi incrociati, le strette di mano. Continuerò a fare questo lavoro nella consapevolezza di non essere solo con la generosità e l’apporto di molte persone”.

 

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