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Ministra del Lavoro Catalfo: intervista su disoccupazione e sussidi

Su la Stampaintervista “programmatica” alla ministra del Lavoro, la pentastellata Nunzia Catalfo. Cioè intervista che consente al politico di turno di illustrare la propria visione del mondo e come tenterà di tradurla in atti di governo. Utile occasione per commentare e scoprire eventuali autoinganni. Che in inglese si chiamano delusions.

Si parte con l’intervistatore, Paolo Griseri, che si chiede implicitamente se la strada sia corretta, o meglio lo fa chiedere alla Bce:

Ministra Catalfo, […] La Bce dice che senza il blocco dei licenziamenti in Italia la disoccupazione sarebbe al 25 per cento. Quando quel blocco finirà, che cosa succederà?
«La Bce riconosce la bontà della nostra terapia. Con il blocco e gli aiuti alle imprese, secondo la Uil, abbiamo salvato 5 milioni di posti. La nostra disoccupazione oggi è all’8,8 per cento, in Spagna è al 15,3».

Non guardarmi, non ti sento. Credo che quello della Bce non fosse necessariamente un elogio ma la valutazione di uno scenario alternativo e -temo- più realistico. E comunque: abbiamo salvato 5 milioni di posti, era sacrosanto farlo, almeno nel breve termine. Ma cosa accadrà se il virus dovesse persistere? Quanto lungo diverrà quel breve termine? E salveremo i posti di lavoro o i lavoratori?

Ma la ministra pare avere idee veltronianamente chiare: salviamo i lavoratori ma anche le imprese, anche contro eventuali evidenze di disfattistica realtà. E come? Beh, semplice: con la formazione, il caro vecchio sarchiapone del potere pansindacale degli scorsi lustri, ora rinata dalle proprie ceneri come abracadabra, un vero e proprio coltellino dell’esercito svizzero. Per questo verrà creato

[…] il Fondo nuove competenze. È pensato per riqualificare i lavoratori. Invece di andare in cassa integrazione, il lavoratore rientra in azienda e il suo orario di lavoro può essere rimodulato: una parte di esso viene retribuito dallo Stato e dedicato a corsi di formazione che consentono lui di accrescere le proprie competenze per dare valore aggiunto all’impresa.

In effetti, se l’azienda boccheggia o finisce fuori mercato, un bel corso di formazione pagato dallo Stato ed ecco il miracoloso turnaround, signora mia. Credo che l’Italia, con queste premesse, diverrà il paradiso dei formatori. Purché accreditati presso organismi paritetici Stato-imprese-sindacati, sia chiaro. La strada dell’inferno continua ad essere lastricata di buone intenzioni. Ma formalmente anche queste sono politiche attive. E forse in questo approccio di grande fiducia verso il potere della formazione pesa la storia professionale della ministra Catalfo.

E se poi non bastasse la cassa integrazione formativa, come potremmo ribattezzarla, abbiamo pronta la contromisura: i green jobs. Cioè

[…] investimenti nel digitale, in economia verde, grandi infrastrutture, bonus al 110 per cento già inserito nel decreto Rilancio.

Con queste misure, assicura la ministra, si otterranno “fino a 500.000 posti”. Resta da capire se saranno posti veri o posticci. Conoscendo la storia di questo paese e delle sue politiche economiche e del lavoro, non scommetterei sulla prima ipotesi. Nel frattempo, prepariamoci al dramma di decidere se prolungare a oltranza la cassa integrazione (ed il blocco dei licenziamenti).

A questo proposito, nei giorni scorsi è emerso un orientamento del governo: il divieto di licenziamento non si estenderà alle imprese che chiudono. Non vi sto prendendo in giro: hanno detto proprio così. In attesa di sentire le proteste di quanti denunceranno le chiusure come condotta antisindacale, facciamo una riflessione su cosa può essere successo a questo paese per essersi ridotto in queste condizioni mentali, prima che materiali.

L’intervista prosegue con una domanda assai insidiosa, anzi potenzialmente letale per chi fa politica nei 5S, a cui la ministra risponde così anguillescamente da ricordare le evoluzioni di Keanu Reeves-Neo in Matrix:

Apriamo una parentesi. Lei è siciliana. Da Messina a Reggio come andrà il Frecciarossa? Sui traghetti?
«Lei vuole farmi parlare del Ponte sullo Stretto. Per noi siciliani è prioritaria l’alta velocità nell’Isola. Prima pensiamo a quella»

Traduzione: Lei vuole farmi parlare di Ponte sullo Stretto ma io niente saccio. Il problema della Sicilia è il ciàffico ferroviario interno.

Ma l’intervistatore non demorde:

Si, ma come lo attraversa lo Stretto?
«Io personalmente lo attraverso con l’aliscafo. Ci metto un quarto d’ora»

Ottimo, allora. A Villa San Giovanni, treni e autotreni su aliscafi, e vroooom, verso l’altra sponda. Risolto, passiamo oltre. Torniamo alle politiche attive, ed al fiore all’occhiello dei pentastellati: il Reddito di cittadinanza. Che è una cosa seria, andava introdotto. Forse non proprio come è stato fatto. Ma anche qui, Catalfo esibisce granitiche certezze:

Per evitare l’assistenza dobbiamo aiutare chi cerca lavoro. Per questo abbiamo deciso di assumere 11.600 nuove persone nei centri per l’impiego. Così avremo in tutto 20mila addetti nelle strutture pubbliche cui si aggiungono altri 15 mila in quelle private. In tutto 35 mila persone distribuite sul territorio per aiutare chi cerca lavoro.

Questo è il modello-Diogene: in giro per il territorio con la lanterna: “io cerco il lavoro, oltre che l’uomo”. Il fatto che sin qui i risultati siano stati eufemisticamente modesti, da prima del Covid, rileva poco e nulla: potenziare strutture e personale, e ce la faremo. Basta con l’austerità nella assegnazione di risorse.

L’intervista prosegue con l’Ilva da riconvertire alla “Produzione ecologica”, Alitalia che non ha esuberi, come da piano del governo, e così spero di voi. Segue questo scambio da alte vette:

Lei è il medico che interviene a curare le crisi industriali. Così?
«Così. Con l’ambizione di insegnare ai malati che curo a evitare in futuro la malattia. In sostanza di aiutare lavoratori e imprese a riqualificarsi»

Che dire? Ad esempio, una cosa tipo “Medice, cura te ipsum”.

Al netto del colore, io vorrei segnalare ai miei lettori, affezionati o meno, un enorme rischio. Quello che, in nome di esigenze più o meno commendevoli, classificabili alla voce “rinnovamento”, si finisca col far passare misure di cartapesta, in attesa che l’intero edificio ci frani addosso. Ad esempio? Questa versione degli assistenti civici, copyright Lucia Azzolina, quella che ha studiato. Nuove figure professionali nascono, in Italia:

Foto: Governo.it

Questo articolo è stato pubblicato qui

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