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Mentre c’è chi gioca alla guerra una giovane donna, Giulia Schiff, la vive davvero

Giulia… 23 anni, ieri pilota nell'Aeronautica Militare italiana, oggi foreign fighter nelle Forze speciali della Legione internazionale in Ucraina, in una Brigata dell’Esercito “con grado e regolare diaria di militare”. 

Una storia da raccontare per la nuda realtà che è a mostrarci. Una giovane donna, un coraggio da fare scuola, evidentemente capace e preparata in cielo e terra (l’Ucraina apprezza), 

allontanata d’autorità, cacciata e respinta in terra nostra 

per aver denunciato più volte il mobbing e nonnismo subiti in Accademia, ivi allieva, è accolta e a trovare degno spazio, nel rispetto e nella sorte, tra le fila serrate dei militari combattenti in quella terra di confine che ancora oggi è obbligata a difendere la sua intima essenza e verità dall’assalto, barbaro e violento, delle armate russe, agli occhi di un mondo intero. 

Riaffiorano alla memoria le immagini di film drammatici come La figlia del generale del ‘99, in cui uno stesso padre generale convince la figlia capitano a dimenticare le violenze subite dai commilitoni e a mettere a tacere la cosa allo scopo di preservare l’accademia da uno scandalo… subito riconsegnate all’oblio: sono solo finzioni. Si fa risentire il sapore amaro delle pretese di rimozione di ogni crimine e violenza in ispecie sulle donne, madri e nonne nostre, in un tempo di guerra ultimo trascorso, indispensabili alla vagheggiata rinascita dell’Italia democratica e antifascista, con le quali si è voluto rammentare che 

simili fatti possono accadere in qualsiasi esercito, ma quale è il paese che sbandiera tali fatti per sadico gusto autolesionista di "mettere il dito sulla piaga” e così facendo esporre al ludibrio i propri soldati… [1] 

subito ingollato: erano altri tempi. 

Oggi il tempo è il nostro, lontano, evoluto, il tempo del Gender Equality, del LGBTQ+... così dicono. Eppure è il tempo di Giulia, pilota ventitreenne con un passato già seppellito nell’Aeronautica Militare italiana, punita con la cacciata per aver osato denunciare certi comportamenti evidentemente vessatori a lei diretti, giustificati e occultati sotto parvenze “fisiologiche” del nonnismo in quell’ordine di beccata etologicamente supportato che a riflettere è un rito come il “battesimo del volo”. Un fenomeno molto poco studiato in ambienti militari perché fin troppo imbevuto di aspetti disciplinari e di carriera, il nonnismo è qui a godere di un’oscurità delle segrete stanze in cui è facile scadere nell’abuso e nella degenerazione particolarmente violenta e umiliante di comportamenti e rituali. È fatto noto quanto disciplina e addestramento passino qui attraverso sacrificio, rinunce e gestione delle proprie frustrazioni. Tali condizioni richiedono maturità da parte di ogni singolo militare, una maturità che in quanto elemento formativo essenziale dovrebbe essere già presente all’atto dell’arruolamento per favorire la gestione e il metabolismo di pulsioni emotive come rabbia, rancore e aggressività. In sua assenza accade, pure fatti già noti, ciò che la cronaca precedente all’esperienza di Giulia ha già denunciato: lo sfogo spontaneo e liberatorio su chi non si può difendere, non protesta, non contesta. 

Ma Giulia, giovane donna agli albori di una carriera, la forza e la voglia di difendersi, di protestare, di contestare l’ha avuta e ha denunciato… per vedersi unicamente punita con l’allontanamento. Una mossa, quest’ultima, che testimonia una volta in più al di là delle buone intenzioni che i tempi non sono altri, sono ancora di chi s’impone in quell’ordine di beccata che si nutre di piramidi di potere e dettami della sottomissione per promuovere uno spirito di gruppo e barattare con essa protezione e rispetto nell’accettazione di una avvilente discesa agli inferi fino all’ultimo gradino della dignità umana. Così vuole un gioco, una goliardia, dai modi bruschi fino alla violenza, scherzosi fino alla derisione. 

Evidentemente Giulia non è fatta per il gioco, le piace la vita vera, reale, bagnata di terra e sangue. Cacciata d’autorità dagli italici collegi è accolta e benvenuta fra i ranghi delle truppe combattenti in Ucraina, uomini e donne, giovani e navigati, che come lei hanno scelto la difesa, la protesta, la contestazione, in breve la battaglia sul campo per una vita giusta in rispetto e libertà, senza soprusi, prepotenze e soverchierie. I miei omaggi al suo coraggio, e a quello di tutti loro. 

Sabina Greco

[1] Articolo pubblicato su “L’idea nazionale” e riportato in P. CALAMANDREI, Gli aspetti giuridico-costituzionali del processo 

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