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Meno feste e più risposte

Festa democratica a Torino, festa della destra di Storace a Ponte Buggianese, festa di FuturoLibertà per l’Italia a Mirabello, festa del Pdl a Bologna. Summer school a Frascati e Gubbio. Si moltiplicano in questo periodo, in tutto lo stivale: feste di partito, di sindacato, iniziative, scuole di formazione politica. Non c’è piazza di città o paese che non si fa mancare il suo tendone, il suo gazebo, il gli stand, i comizi, le delizie locali.
 
Militanti, quadri di partito, simpatizanti tutti fervono nell’organizzazione degli eventi. Tutti festeggiano, organizzano dibattiti, polemizzano. I politici lanciano segnali, si annusano, sondano alleanze.
 
L’amico invita il nemico. L’amico diserta la festa dell’ex amico. Che ha fatto Raisi? Si è visto alla festa del Pdl a Bologna? L’amico dovrebbe invitare il nemico alla propria festa ma non viene convocato. Alla fine Cota è andato alla festa del Pd di Torino? Il presidente della Regione avrà morettianamente pensato: mi si nota di più se vado o se non vado? Dubbio amletico per cui i torinesi non hanno dormito questa estate. 
Sembrava che con la seconda repubblica e la fine dei partiti solidi, le feste di partito fossero state archiviate. Credevamo che la caduta del muro di Berlino avesse mandato in soffitta anche le porchette delle feste dell'Unità. Ed Invece? Non è andata così.
 
Non che ci sia nulla di male a celebrare, le feste sono sempre espressioni delle pulsioni politiche di questo paese. Meglio che i partiti si incontrino a discutere in piazza piuttosto che se le diano di santa ragione come capitava di frequente degli anni ’70.
 
Ma cosa c’è da festeggiare? Cosa c’è da celebrare?
 
La situazione politica è intricata come non mai. L’Italia sembra affondare in un declino irreversibile . Declino non solo economico, ma anche ideale ed intellettuale. Ed i partiti, forse non completamente causa di tutti i nostri mali ma sicuramente incapaci a trovare le soluzioni che tutto il paese aspetta da anni, cosa fanno?
Festeggiano in un orgia di contentezza, politicamente corretta. E corrotta. 
 
Le feste presuppongo divertimento, animo, allegria; queste di partito invece sembrano eventi mal riusciti in cui invitati mal assortiti e poco conviviali si guardano ma non si parlano. Mi ricordano quelle feste di compleanno degli adolescenti, che non decollano mai, in cui nessuno prende l’iniziativa, e passano così, senza lasciare alcun segno, al massimo un velo di tristezza.
 
I partiti non farebbero meglio a rinviare le feste a tempi migliori? Che si dia inizio alle danze non quando avranno risolto la crisi, impresa assi ardua e forse impossibile, ma almeno quando avranno dato prova, ciascuno per la sua parte, di impiegare tutte le proprie forze alla risoluzione dei problemi macroscopici della nostra Repubblica.
 
Se non riescono proprio a farmare i loro festeggiamenti, che almeno lo facciano con sobrietà tra la gente, nei piazzali delle fabbriche, delle carceri, dei centri commerciali dove vivono, crescono e muoiono le persone reali.

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