Memoria condivisa e la scandalosa puntata di Porta a Porta sul giorno del ricordo
Va bene, ne prendo atto. Prendo atto che il sistema mediatico e pubblico, e ribadisco pubblico, che dovrebbe fornire informazioni oggettive, e non faziose, è semplicemente defunto e quando si affronta poi la questione dei 42 giorni di Trieste si va oltre ogni decenza. Cosa si è detto nella puntata di Porta a Porta, del 4 febbraio, che si può ben vedere su internet sul giorno del ricordo, foibe ed esodo?
E' emerso, tra interventi, presentazione dell'argomento e frasi ad effetto che Tito ed i partigiani jugoslavi volevano risolvere con eccidi di massa i problemi etnici e fare piazza pulita da tutto ciò che era italiano, che nelle foibe venivano buttati anche vivi ed agonizzanti, che a Pola i partigiani giravano con l'imbuto e invitavano gli italiani ad andare via altrimenti li avrebbero ammazzati e sarebbero finiti nelle foibe, o la nota e sballata e falsa cifra dei presunti 350 mila esuli assunta oramai a dogma.
Ma il top del top lo si raggiunge, non tanto quando si parla del noto magazzino 18 contenitore di oggetti abbandonati e dimenticati, non tanto quando si tenta di paragonare il massacro accaduto in Jugoslavia durante la guerra interna che porterà alla fine della Jugoslavia con quello che avrebbero fatto i partigiani jugoslavi, e dunque equiparazione delle fossi comuni con le foibe, ma quando, durante i primi minuti nel servizio di presentazione, che ricorda l'epico stile del noto Istituto Luce, si dirà che dopo il 12 giugno i partigiani jugoslavi lasceranno Trieste e finirà l'incubo delle esecuzioni sommarie delle deportazioni ecc. Ciò verrà detto al minuto 3.56 ma con un piccolo particolare, nel momento in cui si pronuncerà la fine dell'incubo delle esecuzioni sommarie, dunque imputabili ai “terribili giorni di Tito a Trieste", verrà mostrata una foto di persone impiccate, e dunque chi guarderà quell'immagine penserà che quelle persone saranno stato impiccate dai cattivi disumani partigiani jugoslavi.
Peccato che si tratta degli impiccati di Premariacco e di San Giovanni al Natisone, 26 impiccati giovanissimi uccisi dai nazisti come rappresaglia. Dunque forse sarà sfuggita, forse no, e chi può dirlo?
Certo che addebitare ai partigiani jugoslavi crimini compiuti dai nazisti, perché è quello che rimarrà impresso tra l'associazione dell'immagine citata e la fine dei 42 giorni di Trieste, è proprio una cosa a dir poco indicibile, ma che ben dimostra la consistenza ed il gran livello culturale e storico sussistente, in parte, nell'Italia vittima senza mai colpe. Ovviamente si è omesso tutto quello che è accaduto prima, e chi non conosce la storia cosa penserà dopo aver visto quel programma?
Che di punto in bianco arrivano i cattivi barbari, banditi, criminali, comunisti slavi, occupano Trieste, spazzano via tutto quello che è italiano, uccidono poveretti che non avevano colpe, li gettano vivi nelle foibe, che ricordano cavità infernali, impiccano in modo selvaggio però poi per fortuna gli americani convinceranno i cattivi e disumani jugoslavi ad andare via e finalmente Trieste potrà respirare e festeggiare la sua libertà.
Stesso discorso per l'esodo biblico dei 350 mila esuli, questa è la cifra dogma che si continua a presentare, e il telespettatore medio che non conosce i fatti penserà che questi poveretti italiani sono stati cacciati via da terre che da sempre parlavano italiano, dunque da sempre italiane, perché la loro colpa era quella di essere gente italiana e conseguentemente fascista.
E dunque se quelle terre erano da sempre italianissime perché non devono ritornare ad esserlo? Insomma l'esodo istriano continua ad essere presentato come quello biblico, simile a quello del popolo ebraico, ma in fuga per la salvezza perché i comunisti jugoslavi tentarono, a detta di questi grandi storici e politici, la pulizia etnica. E tutto ciò dovrebbe essere il cuore pulsante della memoria condivisa.
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